ABSTRACT (EN). Multibeam sonar (MBS) technology was developed to examine in great detail large stretches of the seafloor surface, providing accurately positioned and excellent 2‑D and 3‑D images of features as small as a few centimeters or covering areas as large as hundreds of square meters. In the present study, such high quality images obtained in plan and oblique views are used primarily for archaeological purposes as related to geological (sedimentological and tectonic) parameters. Presented here as example is an area on Calabria’s Ionian coastal margin, the Capo Colonna‑Punta Scifo shelf platform located off the Crotone peninsula. We show how multibeam sonar can help solve geoarchaeological problems with respect to identification, origin, and subsidence of seafloor structures that were once positioned near a former coastline but now rest at a considerable depth of 12.5‑13 m below sea level.
MBS images, coupled with diver observations, indicate the structures are of human construction, not of natural origin, and were once part of a now‑submerged Greek harbor facility.
These structures are positioned on a seafloor that subsided by ~10 m since late or post‑Greek time ; submergence occurred not by mass gravity flow processes, but by a number of tectonic pulses over time that most probably involved lowering by extensional faulting and possible strike‑slip events. Linear structural features observed on the seafloor show axial trends similar to those mapped on land, indicating that both subaerial and submerged areas of this Calabrian Arc sector were modified tectonically to the present time. Multibeam data show that this Crotone shelf platform has been subject to considerable structural offset and subsidence on Calabria’s Ionian margin since ancient Greek time.
ABSTRACT (IT) La tecnologia del sonar multibeam (MBS) è stata sviluppata per esaminare in modo molto dettagliato ampie porzioni di superficie del fondale marino, fornendo immagini 2-D e 3-D accurate ed eccellenti di elementi piccoli come pochi centimetri o che coprono aree grandi come centinaia di metri quadrati. Nel presente studio, tali immagini di alta qualità, ottenute in vista piana e obliqua, sono utilizzate principalmente per scopi archeologici in relazione a parametri geologici (sedimentologici e tettonici). Viene presentata come esempio un’area del margine costiero ionico della Calabria, la piattaforma di Capo Colonna-Punta Scifo, situata al largo della penisola di Crotone. Mostriamo come il sonar multibeam possa aiutare a risolvere problemi geoarcheologici per quanto riguarda l’identificazione, l’origine e la subsidenza di strutture del fondale marino che un tempo erano posizionate vicino a una precedente linea di costa, ma che ora si trovano a una profondità considerevole di 12,5-13 m sotto il livello del mare.
Le immagini MBS, insieme alle osservazioni dei sommozzatori, indicano che le strutture sono di costruzione umana, non di origine naturale, e che un tempo facevano parte di una struttura portuale greca ora sommersa.
Queste strutture sono posizionate su un fondale marino che si è abbassato di circa 10 m a partire dall’epoca tarda o post-greca; la sommersione non è avvenuta per processi di flusso gravitazionale di massa, ma per una serie di impulsi tettonici nel corso del tempo che molto probabilmente hanno coinvolto l’abbassamento per fagliazione estensionale e possibili eventi di strike-slip. Le caratteristiche strutturali lineari osservate sul fondo marino mostrano tendenze assiali simili a quelle mappate sulla terraferma, indicando che sia le aree subaeree che quelle sommerse di questo settore dell’Arco Calabro sono state modificate tettonicamente fino al momento attuale. I dati multibeam mostrano che questa piattaforma crotonese è stata soggetta a un considerevole offset strutturale e a una subsidenza sul margine ionico della Calabria fin dall’epoca greca.