Eracle, il semidio, il forte per eccellenza, per la molteplicità delle sue avventure e per la complessità della sua personalità, ha ricalcato diverse divinità nelle aree di espansione greca, collegate prevalentemente alla navigazione. Nel mondo lucano, ove è stato accolto dalle aristocrazie indigene fin dall’età arcaica, Ercole è il modello espressione di forza e di virtù eroica. Il suo culto si diffonde in età romana: oltre ad un culto di Ercole acheruntino, in Lucania a Grumentum sono presenti sacerdoti destinati al suo culto, talora associato a quello di Mercurio.
Vari miti si ricollegano alla presenza di Eracle presso Crotone, l’eroe eponimo che, figlio di Feace e pertanto fratello di Alcinoo, aveva sposato la figlia dell’eroe Lacinio. Quest’ultimo tentò di rubare i buoi di Eracle, il quale, perciò, lo abbattè, e uccise, poi, involontariamente, lo stesso Crotone, in onore del quale innalzò un monumento funebre, predicendo che un giorno una città con il nome di Crotone sarebbe divenuta famosa”.
Potrebbe vedersi nel ricordo di Crotone figlio di Feace, più ancora che nel mito di Eracle, l’eco lontana di un contatto precoloniale tra la Grecia occidentale ed il Capo Lacinio […]. Tali contatti sembrano riflettersi in quel luogo anche nell’arrivo di Filottete, colui che aveva ereditato l’arco di Eracle, in Italia e della fondazione per opera sua di alcune città a Nord di Crotone.