Tradizionalmente la data di inizio della produzione di monete incuse nella Magna Grecia è il 550 a.C. circa, come ipotizzato in cronologie approssimative riferite alla seconda metà del VI secolo a.C., o da interpretazioni obsolete della data e del contesto di introduzione delle prime monete.
In realtà, recenti identificazioni e ricostruzioni dei conci realizzati per il loro conio (in particolare a Sibari), e del loro ordine di impiego, sono compatibili con un’ipotesi di più parallelo ed intensivo conio per più incudini contemporanee, dal 520 a.C. circa. Probabilmente le monete incuse furono prodotte come espressione di credenze religiose ancestrali, secondo una più ampia accettazione degli aspetti politici della filosofia pitagorica, e preziosi segni di alleanza e commercio con élites indigene.
I tratti comuni delle rappresentazioni sulle monete incuse non risposero mai a mere esigenze descrittive o pubblicitarie di prodotti o paesaggi locali, ma piuttosto a esigenze di sottolineatura politico-propagandistica della liceità del potere e delle scelte fatte per le comunità emittenti, avallate da divinità identitarie scelte tra le più venerate, con i ‘segni’ di un linguaggio iconico comune combinati per costruire messaggi coerenti con la temperie dell’epoca. In questa chiave di lettura, vi sono i riferimenti a culti e origini ancestrali delle poleis coloniali, tra cui ad es. le adozioni a Kroton del tripode, allusivo, oltre che ad Apollo, all’oracolo delfico che orientò l’ecista Miscello, e l’associazione ad esso, talvolta, dell’aquila, inviato divino che sorvolava in coppia l’omphalos 1 (fig. 5), o dell’elmo, attributo frequente nelle raffigurazioni di ecisti (fig. 6).
La cronologia certamente post 525/520 a.C. delle serie incuse in apparenza più arcaiche, la doppia visuale, anteriore e posteriore, dei tipi, in adesione all’idea dell’unione degli opposti, e lo stesso loro richiamare insieme aspetti del culto/funzione di Apollon e culti ancestrali e tradizionali, greci e indigeni, compatibili anche con credenze orfiche, appaiono compatibili con punti importanti della predicazione di Pitagora e del suo ruolo negli eventi del 510 a.C., in una posizione di pesante influenza sugli eventi civili, politici, militari e forse monetali magnogreci.
Note
- Col termine greco ὀμφαλός omphalòs, ossia “ombelico”, nell’antichità si indicava una pietra o un oggetto dal valore religioso; in Grecia si intende la pietra scolpita situata a Delfi, nel Tempio di Apollo, da cui la Pizia diffondeva i suoi vaticini; l’onfalo indicava che Delfi, col suo santuario, era il centro del mondo, il suo ombelico; secondo il mito, Zeus, per determinare il centro del ondo, aveva liberato due aquile che erano volate in direzioni opposte e si erano ritrovate a Delfi.[↩]