C.M. Lebole, G. Di Gangi – La Calabria bizantina e la morte (2004)

Scheda Bibliografica

Scheda Bibliografica (BDG-Biblioteca Digitale del GAK)

TitoloLa Calabria bizantina e la morte: aspetti topografici e culturali
Autore(i)
Data rilascio2004
Contenitore, TitoloMedioevo Greco. Rivista di storia e filologia bizantina
RiferimentiIV, 2004, pp. 141-163
TipoArticolo di periodico specializzato
Classificazioni Biblioteca GAK
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Altre Informazioni Biblioteca GAK
ID Archivio: 13396
Data inserimento: 08-01-2023 21:49
Data ultima revisione 08-01-2023 23:04
Permalink: https://www.gruppoarcheologicokr.it/biblioteca/c-m-lebole-g-di-gangi-la-calabria-bizantina-e-la-morte-2004/
copertina libro generica

ABSTRACT / SINTESI

Lo studio si propone il problema di esaminare il problema relativo al rapporto intercorrente tra i luoghi dei vivi ed i luoghi dei morti, nel lasso di tempo compreso tra tarda-antichità e basso-medioevo, sia alcune questioni connesse alla ritualità della morte, assumendo quale punto di partenza i dati relativi agli scavi archeologici condotti dagli autori in Calabria.

In questo periodo storico l’assenza di normative specifiche non permette di comprendere con quali criteri venissero valutate le aree cimiteriali. Colpisce è la disomogeneità dell’organizzazione funeraria tra l’area centro-settentrionale e quella meridionale della penisola italica.

Gli scavi urbani effettuati nel Norditalia, maggiormente indagato a livello archeologico, dimostrano come per tutto l’VIII sec. siano ancora in uso i cimiteri suburbani, ma si può segnalare un quadro di mobilità che vede lo sviluppo di nuove aree funerarie sempre più vicine al perimetro difensivo se non, addirittura, nella città stessa. La diffusione del Cristianesimo fa emergere una nuova ritualità, legata sia al culto martiriale sia alle sepolture ad sanctos, che impone variazione significative delle aree funerarie e del paesaggio urbano e suburbano, così da trasformare i luoghi dei morti in ambiti comunitari complementari a quelli urbani.

Nelle aree della Calabria, anche se la presenza bizantina non è costante in tutto il territorio gli scavi disegnano un quadro differente. Tra il tardo-antico e la riconquista bizantina della Calabria del X secolo “stupisce, considerando che si tratta di inumazioni di età cristiana, è l’assenza di un polo cultuale, ovvero di un’organizzazione ecclesiastica della morte. Si può ipotizzare che la Calabria bizantina fosse maggiormente ancorata a tradizioni rituali più squisitamente pagane e che il substrato culturale non risultasse molto permeabile ai cambiamenti strutturali dettati dalla religione ufficiale“.

Durante il secolo IX, con l’insediamento di metropoliti stabili, la situazione sembra cambiare: un esempio emblematico è la chiesa bizantina rinvenuta negli scavi al castello di Santa Severina, dove, nel corso del secolo, il metropolita fece edificare una serie di piccoli edifici chiesastici, simbolo del rinnovamento della politica ecclesiastica e religiosa allora in atto. La costruzione, di modeste dimensioni e rimasta in uso fino all’arrivo dei Normanni, era collocata nel centro dell ‘abitato: la chiesa diventava così l’elemento aggregante dell’area cimiteriale.

Il castello di Santa Severina è sicuramente, mirabile esempio di architettura militare restaurato sorge sulla parte più elevata dello sperone roccioso che con i suoi dirupi delimita naturalmente l’antica cittadina; occupa gran parte dell’area di sedime dell’antico kastron bizantino, nel quale coesistevano fabbriche ecclesiali e strutture militari delimitate da un unico recinto protetto da fossati e dirupi. Al periodo bizantino risalgono i resti della Chiesa con pareti affrescate, la necropoli e alcuni tratti di strutture militari 1. Per un approfondimento sui dettagli di questi luoghi: Francesco Cuteri – (Il Castello di Santa Severina) L’insediamento tra VIII e XI secolo. Strutture oggetti culture (1998).

Si può affermare che soltanto a partire dal IX sec. il rapporto tra luogo dei vivi e luogo dei morti sembra delinearsi in maniera più omogenea: le chiese diventano allora i poli aggreganti, i cimiteri si sviluppano intorno e/o all ‘interno di esse. A partire da questo periodo si evince il tentativo, da parte dei fedeli, di essere sepolti negli edifici di culto, mentre da parte del clero risulta evidente il desiderio di ridurre il numero degli inumati all’interno degli stessi“.

Note

  1. Mauro Francini, Maria Colucci e Annunziata Palermo, I centri storici minori. Strategie di rigenerazione funzionale: Strategie di rigenerazione funzionale, 2012, pp. 123-124[]