Nell’età del Bronzo nascono in Calabria nuovi insediamenti in aree collinari o montuose, che rivestono una grande importanza per l’allevamento del bestiame, in funzione della transumanza, e accolgono varie colture agricole. Un importante sito dell’Antica età del Bronzo è quello del Timparello dei Ladri (Cotronei), sulle rive del lago Ampollino, nei pressi di un guado dell’antico fiume Ampollino, ora coperto dalle acque dell’invaso artificiale. Qui, gli scavi, condotti nel 1994, hanno messo in luce resti di una capanna (forse a carattere abitativo con all’interno tracce dí un focolare circolare e materiali in impasto non díagnostici). Ancora qui vicino, intorno alla metà degli anni ‘50, venne rinvenuto un vaso contenente nove oggetti di bronzo (una lama di pugnale, sei lame di alabarda e due asce a margini rialzati) ora esposti nel Museo Nazionale Archeologico di Reggio Calabria.
ABSTRACT / RIASSUNTO: Nel panorama della Calabria protostorica, il più noto rinvenimento riferibile alla fase avanzata dell’antica età del bronzo è quello, avvenuto negli anni ’50, del ripostiglio del Timparello dei Ladri, (a circa 1300 m.s.l.m.) lungo la sponda meridionale del lago artifìciale Ampollino, negli anni cinquanta, grazie alla segnalazione di A. Lucifero, un recipiente in impasto, un ripostiglio eneo della fase avanzata del Bronzo antico composto da sei lame di alabarda (di cui cinque probabilmente dalla stessa matrice), due asce (di cui una piccola da getto) e un pugnale. Le sette lame di alabarde sono dette dii “tipo Cotronei” e due asce a margini rialzati di “tipo Savignano e S. Lorenzo”.
Il ripostiglio del Timparello dei Ladri può essere interpretato come un’offerta rituale alla divinità, come ipotizzato per alcuni ripostigli delle coeve facies tirreniche. Recentemente è stato condotto sul sito un breve intervento di scavo che ha messo in luce parte di una struttura di tipo abitativo. Essa testimonia che il ripostiglio fu deposto nell’area di un insediamento perilacustre che, per le condizioni climatiche della montagna silana, non poteva che essere stagionale. Un frammento di ceramica d’impasto è decorato con un ornato presente nei complessi calabresi attribuiti alla facies di Capo Piccolo1-Cessaniti e documentato, inoltre, nelle fasi iniziali della facies di Capo Graziano.
Questo rinvenimento permetterebbe di istituire un importante legame tra le facies ceramiche e le facies metalliche. Di grande rilevanza è l’attestazione di un’attività di estrazione di metallo nella valle del lago Ampollino, poco nota dal punto di vista minerario, ma di grande interesse. Appare in tutta la sua evidenza il complesso rapporto che doveva legare gli insediamenti costieri con quelli posti a controllo delle vie di penetrazione verso l’interno, verso le aree di pascolo estivo, verso le aree minerarie.
La cartografia del XVI e XVII secolo ci testimonia, inoltre, l’esistenza di un non piccolo invaso lacustre, unico in tutta la montagna calabrese, ampliato nei primi anni del XX secolo con la costruzione di una diga artificiale. Il fiume Tassito, immissario del lago Ampollino e prossimo al sito protostorico, è scavalcato da un ponte a doppia arcata in blocchi squadrati di granito silano, struttura che trova precisi confronti con il ponte a due archi di San Giovanni di Butris (Acquasparta) sulla via Flaminia e può essere datata a età augustea. La strada relativa al ponte è da considerarsi la trasversale di collegamento tra il Tirreno e lo Jonio, tra la via Popilia e la via Jonica e ricalca l’antico percorso protostorico tra i due mari.
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Note
- Sull’insediamento di Capo Piccolo è disponibile la pubblicazione tecnica di Domenico Marino, L’insediamento dell’Età del Bronzo di Capo Piccolo, 2000[↩]