Domenico Marino – Le Sirene di Kroton (2010)

Scheda Bibliografica

Scheda Bibliografica (BDG-Biblioteca Digitale del GAK)

Titolo Le Sirene di Kroton
Autore(i)
Data rilascio 2010
Tipo Libro
Classificazioni Biblioteca GAK
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Altre Informazioni Biblioteca GAK
ID Archivio: 6878
Data inserimento: 10-04-2020 01:37
Data ultima revisione 01-09-2021 01:47
Permalink: https://www.gruppoarcheologicokr.it/biblioteca/domenico-marino-le-sirene-di-kroton-2010/
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Descrizione del “Libretto” a cura Domenico Lacaria da “Il Crotonese” del 27-04-2010

Un’opera per far conoscere la ricchezza del patrimonio archeologico del crotonese soprattutto ai suoi cittadini, un’opera scritta in modo semplice ed efficace, con splendidi particolari fotografici, per raccontare la storia di due rarissimi reperti realizzati dagli artigiani crotoniati del V secolo a.C.

Questo il fine de “Le sirene di Kroton”, pubblicazione curata da Domenico Marino, direttore del museo archeologico di Crotone, nella quale è spiegata la storia dei due askoi (contenitori di bronzo a forma di sirena) conservati ed esposti al museo archeologico di Crotone. Due rilevanti testimonianze della grande storia del nostro territorio. Basta pensare che nel mondo sono documentati solo tre askoi di questo tipo e due si trovano al museo crotonese.

Il libretto “Le sirene di Kroton” è incentrato soprattutto sul famoso askos delle Murgie di Strongoli che era finito, attraverso il mercato illegale delle opere d’arte, nel Paul Getty Museum di Malibù. Askos rientrato in Italia in seguito ad un accordo tra il nostro governo (all’epoca ministro dei Beni culturali era Rutelli) e quello degli Stati Uniti, ma soprattutto grazie all’opera dei carabinieri del Nucleo di Tutela del patrimonio culturale di Cosenza che riuscirono a trovare le prove che quell’opera creata nel V secolo a.C. era stata portata alla luce durante uno scavo illegale nelle Murgie di Strongoli.

Anche per questo motivo alla presentazione de “Le sirene di Kroton” era presente il capitano Raffaele Giovinazzo, comandante del Nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri di Cosenza, l’uomo che ha condotto, dal 1992, le indagini sulla vicenda riuscendo nell’impresa, 17 anni dopo (il 27 novembre 2009), di riportare l’askos nella sua terra d’origine. “Il ritorno dell’askos è stata un’affermazione dello Stato sull’illegalità, ma anche e soprattutto una conferma della grande ricchezza culturale che possiede questo territorio e della quale tutti dovremmo andare fieri e, soprattutto, contribuire a tutelare e proteggere”.

Giovinazzo, dopo aver ripercorso le tappe che hanno portato al rientro dell’askos di Strongoli, ha puntualizzato: “Il nostro auspicio era che questo lavoro di indagine non venisse vanificato, ma che l’askos venisse mostrato e fatto conoscere, perché il problema principale è che il patrimonio archeologico e culturale della Calabria è spesso sconosciuto proprio a noi calabresi. Questa pubblicazione va proprio in questo senso, nel diffondere la ricchezza del patrimonio crotonese e penso che un passaggio fondamentale sia legato proprio alla scuola”.

Il libretto spiega con un linguaggio alquanto accessibile le caratteristiche dei due askos e ne rivela le loro storie: oltre a quello di Strongoli, che ha goduto degli onori della cronaca per la sua incredibile avventura in epoca contemporanea, il museo di Crotone ne conservava un altro scoperto intorno al 1920 in una zona archeologica, conosciuta come chora meridionale, oggi ricadente nel Comune di Cutro.

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