Domenico Marino – L’insediamento dell’Età del Bronzo di Capo Piccolo (2000)

Scheda Bibliografica

Scheda Bibliografica (BDG-Biblioteca Digitale del GAK)

TitoloL’insediamento dell’Età del Bronzo di Capo Piccolo: antica metallurgia e primi contatti egeo-micenei nella Calabria ionica
Autore(i)
Data rilascio2000
Contenitore, TitoloSicilia Archeologica
RiferimentiXXXIII, 98
TipoArticolo di periodico specializzato
Classificazioni Biblioteca GAK
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Altre Informazioni Biblioteca GAK
ID Archivio: 13355
Data inserimento: 02-01-2023 19:56
Data ultima revisione 02-01-2023 20:10
Permalink: https://www.gruppoarcheologicokr.it/biblioteca/domenico-marino-linsediamento-delleta-del-bronzo-di-capo-piccolo-2000/

Capo Piccolo è un sito archeologico nel comune di Isola di Capo Rizzuto (KR).

Il sito dà nome ad alcune facies dell’Età del Bronzo Antico e Medio e si trova su un promontorio naturalmente fortificato proteso sul mar Ionio, lungo la costa tra Capo Rizzuto e Le Castella.

Nel 1977 uno sbancamento abusivo mise in luce, nella fascia sud-orientale, materiali archeologici in situ, furono recuperati numerosi vasi ad impasto quasi del tutto integri. In seguito il promontorio fu interessato da diversi interventi edilizi abusivi che modificarono irreparabilmente l’ambiente originario.

Nel 1986 e nel 1988 furono condotti alcuni saggi archeologico nel settore centrale del sito, individuando strati del Bronzo Antico 2 e del Bronzo Medio 1-2 con evidenti influssi dal Protoappenninico B apulo-materano e dalle facies contemporanee della Sicilia. L’analisi della stratigrafia e dei materiali ritrovati ha permesso di riconoscere una facies locale – chiamata Capo Piccolo – collegata a quella di Cessaniti del Promontorio di Tropea. I livelli superiori del sito hanno restituito invece materiali riferibili ad un aspetto locale – facies di Capo Piccolo 2 – della facies di Rodì-Tindari-Vallelunga, correlabile a quella di Torre Sant’Irene del Promontorio di Tropea: qui sono presenti importazioni egee attribuibili alle prime fasi del Tardo Elladico.

I reperti sono conservati ed in parte esposti presso il Museo Archeologico Nazionale di Crotone.