Sommario
PARTE I
ENOTRI E IAPYGI NELLA CALABRIA CENTRO-ORIENTALE
Premessa, pag. 15
Il territorio, pag. 15
Gli insediamenti, pag. 20
Le evidenze materiali, pag. 24
I rituali funerari, pag. 25
I ripostigli, pag. 29
PARTE II
IL FABBRO DEGLI IAPYGI.
UN RIPOSTIGLIO DI BRONZI DAL TERRITORIO A SUD DI CROTONE
Premessa, pag. 39
Catalogo tipologico, pag. 40
Osservazioni e confronti, pag. 49
Considerazioni sugli indicatori di produzione, pag. 53
di estrazione mineraria e di lavorazione dei metalli, pag. 55
Cronologia e conclusioni, pag. 58
Appendice – Analisi metallografiche
PARTE III
LE VELE DEGLI ACHEI E IL TRAMONTO DEGLI ENOTRI.
KROTON E IL SUO TERRITORIO ALLE SOGLIE DELLA STORIA
Prologo, pag. 65
Archeologia, pag. 66
Epilogo, pag. 70
Riferimenti bibliografici pag. 75
Presentazione
Sono particolarmente lieta di presentare questo libro dell’amico e collega Domenico Marino, poiché, come Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria, non posso esimermi dal sottolineare il grande interesse che riveste per il mondo scientifico l’apparizione di questa monografia, che si caratterizza per l’impianto rigoroso e le prospettive originali di ricostruzione storica.
Colmando una grave lacuna delle nostre conoscenze, e con uno sforzo esegetico di ampio respiro e notevole spessore culturale, lo studio indaga, infatti, il periodo di circa tre secoli che, nella Calabria centro-orientale, e nell’area tra Crotone e la Sila, precede la colonizzazione ellenica. Per questa età le nostre conoscenze si limitavano, fino ad oggi, quasi soltanto alle brevi note su alcuni rinvenimenti, sia pure di notevole interesse, risalenti quasi tutti alle ricerche di Paolo Orsi, e per tale ragione il libro di Marino fornisce una nuova chiave di lettura per l’interpretazione di una fase cruciale nella storia della Calabria antica.
Si deve all’autore, che ha condotto numerosi scavi e soprattutto un’attività prolungata ed instancabile di ricognizione sul terreno – i cui esiti sono puntualmente riflessi nell’azione istituzionale, la scoperta, in un’area che è rimasta sinora terra incognita per l’archeologia protostorica, di un quadro assai ricco e di grande rilevanza per la qualità e il significato delle testimonianze archeologiche.
Dando prova di un impegno tenace, colto ed intelligente, l’autore ha proceduto al recupero di una massa cospicua di dati, che non erano mai stati oggetto di una disamina critica così organica e articolata, e l’ha ampiamente integrata con i risultati delle sue ricerche, offrendo un panorama nel quale emergono numerosi e stimolanti spunti di riflessione, utili per una valutazione della storia delle prime comunità indigene della Calabria, e non solo.
Una novità essenziale dello studio condotto da Marino consiste, infatti, nel riconoscimento, e nella sua piena valorizzazione in senso storico, del peso specifico che la specializzazione artigianale assunse presso le comunità della prima età del Ferro della Calabria centro-orientale, con particolare attenzione per la metallurgia, di cui sono accuratamente evidenziati gli indizi raccolti sia sul precoce sfruttamento dei minerali, disponibili localmente, sia sulla lavorazione e autonoma produzione di manufatti in alcuni dei centri analizzati.
Tale operazione, di cui è superfluo evidenziare l’autonomo interesse scientifico, costituisce piuttosto una significativa traccia semantica, che mette in luce l’esistenza di strutture socio-economiche e socio-culturali di evidente complessità, grazie alle quali le popolazioni indigene furono in grado di stabilire con i greci un vero e proprio rapporto dialettico.
Gli “antefatti” del processo coloniale vengono perciò individuati nei loro reci-proci nessi strutturali, affermandosi in tal modo una visione diversificata, volutamente non “neutra”, di un fenomeno storico che ha inciso in modo indelebile il suolo della Calabria antica.
Grazie alle nuove acquisizioni, le motivazioni, il carattere, e lo stesso significato della colonizzazione ellenica si illuminano di una luce completamente diversa.
Caterina Greco
Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria