Estratto da Relazione
[…] innanzitutto, a Crotone permane una situazione molto grave per quanto riguarda la tutela del centro antico e del territorio, a causa del diffuso abusivismo edilizio sul promontorio di Capo Colonna e dei cantieri edili che spesso si aprono senza il previsto nulla-osta della Soprintendenza archeologica nel centro.L’intervento più importante è stato (ed è tuttora in corso) proprio nel cuore della città, presso l’Ospedale Civile, nell’area del Centro di Microcitemia […].
Con finanziamenti ministeriali è stato impiantato (anche con la collaborazione della U.S.L. di Crotone) un cantiere di scavo che ha permesso di individuare una complessa stratigrafia che, dagli ultimi decenni dell’VIII a.C., giunge fino al IV a.C.
Sono stati portati alla luce i resti di tre abitazioni, che si affacciavano da un lato su uno stenopos, con orientamento N/S. Si tratta di una casa a pastas (abitazione B) con una serie di ambienti maschili e femminili (identificati grazie alla massiccia presenza di pesi da telaio), che si aprono su un cortile, dotato di un pozzo per il rifornimento idrico.
A Sud la casa, che si affacciava ad Ovest sullo stenopos, era separata dall’abitazione A da uno stretto ambitus (tav. LXX,l).
Lo stenopos, largo circa 5 m. era bordato da due canali di scolo ed aveva un profilo a dorso d’asino. Un saggio di ridotte dimensioni al suo interno ha permesso di verificarne la stratificazione e la tecnica costruttiva.
In considerazione dell’interesse sociale dell’opera è in programma, terminata l’indagine, la sistemazione dei resti dell’abitato nelle strutture dello stesso padiglione, grazie all’impiego di particolari pilastri, che dovrebbero limitare al massimo la perdita del frammento del tessuto urbano, inserito in una delle tre antiche partizioni urbanistiche. Hanno collaborato attivamente allo scavo Alfredo Ruga e Agnese Racheli. Come è noto, da anni si cerca di contemperare a Crotone (ad es. nella Banca Popolare Cooperativa, nell’immobile di proprietà Foti) la conservazione dell’antico con le esigenze di una città moderna in crescita e le sperimentazioni degli scorsi anni hanno permesso di maturare nuove metodologie.
Desidero anche annunciare che nel prossimo anno è prevista l’apertura della nuova sede del Museo di Crotone, l’ottocentesco palazzo Morelli, preso in fitto dal Ministero, con una mostra sponsorizzata dall’ AGIP, in cui verranno esposti per la prima volta al pubblico i doni votivi dello Heraion, messi in luce, in questi ultimi anni, da Roberto Spadea, per la Soprintendenza.
È da ricordare infine che, grazie a finanziamenti regionali, è stato possibile seguire numerosi cantieri di scavo relativi, in buona parte, a lavori di consolidamento e restauro avviati dalla Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici di Cosenza.
L’intervento della Soprintendenza archeologica con i suoi collaboratori medievisti ha permesso di acquisire una messe di dati scientifici, soprattutto sul periodo dall’XI al XVI sec. relativi a monumenti normanni (Tiriolo, S. Eufemia Lametia) rimaneggiati da Angioini e Aragonesi e anche a complessi più recenti, attribuibili al Seicento e Settecento (Curinga, Carlopoli).
I monumenti indagati sono il complesso del S. Giovanni a Catanzaro, (ambienti dell’ex Hospitio dei Bianchi); il Castello feudale di Tiriolo; l’Abbazia di S. Eufemia, nel comune di Lametia; l’eremo di S. Elia vecchio a Curinga; l’Abbazia di S. Maria di Corazzo a Carlopoli; il Castello Aragonese di Crotone; il Convento di S. Francesco di Paola a Roccabernarda; il cortile del Palazzo V escovile di Tropea; il Castello normanno di Calanna.
Non mancano testimonianze della frequentazione del sito in età preistorica e classica, comprensibili se si pensa alla particolare posizione del sito.
Ancora, non lontano da Crotone, si ricorda che a Roccabernarda si è svolto un intervento condotto con l’autofinanziamento del Gruppo archeologico crotonese, diretto dall’arch. T. Tedesco e dal direttore V. Fabiani, con la conduzione dello scavo da parte di D. Marino e F. Cuteri. Il monumento investigato è il Convento di S. Francesco di Paola, complesso monastico del XVI secolo, di cui si è cercato di leggere anche le più antiche fasi. Tutti gli interventi archeologici nei monumenti ricordati si sono svolti con la direzione scientifica di R. Spadea e la conduzione dello scavo da parte di F. Cuteri e A. Ruga.