Felice Costabile – I ginnasiarchi di Petelia (ASCL 51, 1984)

Scheda Bibliografica

Scheda Bibliografica (BDG-Biblioteca Digitale del GAK)

TitoloI ginnasiarchi di Petelia
Autore(i)
Data rilascio19
Contenitore, TitoloArchivio Storico per la Calabria e la Lucania (ASCL)
Riferimentin. 51, pp. 5-15
TipoArticolo di periodico specializzato
Classificazioni Biblioteca GAK
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Altre Informazioni Biblioteca GAK
ID Archivio: 11250
Data inserimento: 19-09-2021 01:47
Data ultima revisione 24-01-2023 09:28
Permalink: https://www.gruppoarcheologicokr.it/biblioteca/felice-costabile-i-ginnasiarchi-di-petelia-ascl-51-1984/

L’iscrizione di cui si tratta è murata ab immemorabili sulla facciata di un palazzo di Strongoli (in Vico Volpi, Palazzo Pelaggi), nel sito di quella Petelia, celebrata dall’annalistica romana per l’epica resistenza opposta ad Annibale.
Nel 1783 l ’iscrizione fu pubblicata, non senza qualche infedeltà, da un viaggiatore francese, Richard de Saint-Nòn, che cinque anni prima aveva percorso la Calabria. Circa un secolo dopo, Kaibel la riprese in considerazione.

A Petelia fino ad epoca tardo-repubblicana il greco resta saldamente la lingua dominante nella vita della città, almeno per le classi elevate, collocandosi ai livelli comunicativi formali, come mostrano l’iscrizione dei ginnasiarchi e quella della coppia di magistrati eponimi su bollo laterizio noto in più esemplari, entrambe databili tra fine III e II secolo a.C.

I due documenti riflettono modelli istituzionali e tipologie testuali greche: da una parte, l’istituzione di ginnasi e la relativa carica di ginnasiarchi, che, come dichiara l’iscrizione, si incarica di compiti amministrativi, quali il rifacimento di un portico; dall’altra, l’attività di un’officina di laterizi, la cui natura pubblica è contrassegnata dalla sigla dh(mo/sion) che accompagna, secondo l’abitudine greca, la menzione dell’organismo statale.

Dall’iscrizione di Petelia si apprende che, quando erano ginnasiarchi Minatos Krittios Menidas – figlio di Minatos – e Markos Krittios – figlio di Minatos – il portico fu restaurato a spese pubbliche.

Per quanto riguarda l’onomastica dei ginnasiarchi, che, avendo in comune patronimico e gentilizio, sono quasi certamente fratelli, il che dimostra l’esistenza di una ristretta gestione del potere politico nelle poleis e dunque di tradizioni familiari nel ricoprire le magistrature o determinate funzioni pubbliche.

Considerevole interesse storico presenta la commistione di elementi greci, italici e romani. Infatti il primo ginnasiarca ha praenomen e, a quel che sembra, gentilizio oschi (Minatos Krittios) e cognomen gentilizio greco. Il secondo ginnasiarca è designato infine, nella forma greca, dal praenomen romano Marcus. Il gentilizio Krittios è un gentilizio propriamente del gruppo linguistico osco.

Siamo dunque di fronte ad una commistione di elementi greci, italici e romani che, diversamente nota nei secoli III-II a.C. in poleis sia della Sicilia, come ad esempio Entella (fra la prima e la seconda punica all’incirca), sia del Bruzio, come Locri (fra l’ultimo quarto del III e l’inizio del II sec. a.C., appare ora attestata anche a Petelia. L’iscrizione dei ginnasiarchi, documentando l’ellenofonìa dei Bruzi, costituisce un preciso riscontro alla notizia di Ennio e Lucilio, che dichiarano bilinguismo di questo popolo.

Pertanto, in questo contesto, l’esame sull’antroponimìa dei ginnasiarchi dà certezza storica a quanto era già occorso di sospettare sia al Sartori sia anche a chi scrive, che cioè in età romana «gli optimates di Petelia fossero un ethnos misto osco-italiota profondamente ellenizzato».

Quanto alla ginnasiarchìa, è noto trattarsi di una magistratura strettamente correlata all’efebìa1, sottoposta al controllo della polis benché priva per lo più di funzioni politiche in senso proprio, segno comunque inequivocabile di una vita cittadina organizzata sul modello della paideia ellenica2.

Se il restauro nella nostra iscrizione è datato con i ginnasiarchi, anziché con i magistrati eponimi della polis, dobbiamo credere che ciò avvenga perché si trattava di un evento istituzionalmente legato all’ambiente ed alle funzioni magistratuali loro proprie: dobbiamo pertanto pensare che portico restaurato fosse quello del ginnasio di Petelia, nel quale l’iscrizione trovava evidentemente esposta.

Il fatto che per il ginnasio si impieghino fondi pubblici sta a significare che a Petelia, pur se posta su un’altura, nella parte nord della valle del Neto, si propone, ancora in età repubblicana, epoca in cui si data l’epigrafe, la paideia greca come modello educativo per eccellenza, ed è questa, come prima si diceva, un’altra conferma della presenza fortemente radicata della cultura greca nel sostrato ancora italico del municipium.

Correlazioni

Note

  1. Efebìa s. f. [dal gr. ἐϕηβεία o ἐϕηβία, der. di ἔϕηβος «efebo»]. – Istituzione dell’antica Atene (ma attestata anche in altre città greche), in base alla quale i giovani liberi, all’età di 18 anni, venivano iscritti nelle liste di leva, e, dopo aver ricevuto sotto la sorveglianza di speciali magistrati elettivi un’educazione militare, letteraria e musicale, prestavano servizio nella difesa delle frontiere per un anno o due, dopo di che l’efebia era terminata e gli efebi prendevano posto tra gli altri cittadini. Fonte: Treccani[]
  2. Paideia (in greco antico: παιδεία, paidéia), che significa formazione o educazione, è il termine che nell’antica Grecia denotava il modello pedagogico in vigore ad Atene nel V secolo a.C., riferendosi non solo all’istruzione scolastica dei fanciulli, ma anche al loro sviluppo etico e spirituale al fine di renderli cittadini perfetti e completi, una forma elevata di cultura in grado di guidare il loro inserimento armonico nella società. Fonte: Wikipedia[]