Gianfranco Maddoli – Megale Hellas fra rivendicazione identitaria e censura (2018)

Scheda Bibliografica

Scheda Bibliografica (BDG-Biblioteca Digitale del GAK)

TitoloMegale Hellas fra rivendicazione identitaria e censura (2018)
Autore(i)
Data rilascio2018
Contenitore, TitoloKoinonia: studi di storia antica offerti a Giovanna De Sensi Sestito. Historica, 11
Riferimentipp. 3-12
TipoParagrafo di Libro
Classificazioni Biblioteca GAK
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Altre Informazioni Biblioteca GAK
ID Archivio: 12768
Data inserimento: 13-09-2022 19:16
Data ultima revisione 13-09-2022 21:25
Permalink: https://www.gruppoarcheologicokr.it/biblioteca/gianfranco-maddoli-megale-hellas-fra-rivendicazione-identitaria-e-censura-2018/

Curato da Maria Intrieri, per l’editore Giorgio Bretschneider, l’articolo è parte del volume che contiene i contributi offerti a Giovanna De Sensi Sestito, decana di Storia antica presso l’Università della Calabria. Il volume è suddiviso in cinque parti di diseguale lunghezza, parti che rispecchiano gli interessi scientifici della dedicataria.

Partendo dal richiamo al fenomeno storico della colonizzazione in Occidente, Gianfranco Maddoli spiega l’origine della denominazione Megale Hellàs, in latino Magna Graecia (o, in alcune fonti latine, Graecia Maior), fino ad oggi usata in senso generale per indicare l’impronta culturale lasciata dai Greci che fondarono colonie in Italia meridionale e in Sicilia.

Movendo dalle fonti più antiche che la attestano (Timeo, III sec. a.C.; Polibio, II sec. a.C.) si passa alle fonti latine, soprattutto Cicerone ma anche molti altri autori della prima età imperiale, per finire ai filosofi neo-pitagorici (Porfirio e Giamblico (III-IV sec. d.C.): la maggior parte delle fonti ne indica la nascita nel quadro del primo Pitagorismo, collegato alla venuta del filosofo Pitagora a Crotone alla fine del VI secolo a.C.

Il Pitagorismo più antico si diffuse inizialmente nell’area delle colonie cd. “achee” (Sibari, Crotone, Caulonia, Metaponto) ed ebbe anche un risvolto politico, con la presa del potere nelle principali poleis dell’area: una predominanza che copre la fine del VI e si interrompe alla metà del V secolo. La denominazione sarebbe insomma dovuta ai Pitagorici delle colonie achee, che ripensavano nel suo complesso la storia degli Achei nel quadro delle diverse stirpi greche.

La vicenda degli Achei si può così riassumere: esisteva una piccola regione della Grecia continentale che si chiamava Achaia Ftiotide, posta al limite meridionale dell’antica Tessaglia; essa, patria dell’eroe Achille, fu il cuore della più antica piccola Hellàs. Quando gli eserciti di quella che più ampiamente prese poi il nome di Hellàs/Grecia si riunirono attorno ad Achille nella guerra contro Troia essi ebbero nel loro complesso il nome di pan-Hellenes o Achaiòi, Achei. Erano gli abitanti di quella che oggi chiamiamo Grecia “Micenea”, dal nome del regno reso celebre da Omero e, alla fine dell’Ottocento, dagli scavi di Schliemann. Gli Achei “micenei” subirono un grave colpo in seguito alla cd. “invasione dei Dori”, verso la fine del XII secolo a.C., che a partire dal sud del Peloponneso – dove si trovava appunto Micene – si spinsero verso nord fino ad occupare parte della Grecia peninsulare e continentale; gli Achei furono costretti a ritirarsi nel nord del Peloponneso, nella fascia lungo il golfo di Corinto, dove fondarono le loro poleis cacciando i vecchi abitanti Ioni. Gli Achei di questa Acaia storica fondarono a loro volta (verso la fine del secolo VIII a.C.) le colonie achee in Italia meridionale, dove, a partire dalla fine del VI, si sviluppò il Pitagorismo (questo argomento è sviluppato nell’articolo “Ripe (Rhypes) e l’Achaia“). 

L’aggettivo Μεγάλη non rappresenta un comparativo per sottolineare la superiorità delle colonie occidentali rispetto alla madre patria, ma esprime la condizione di ‘crescita’ rispetto ad un inizio di dimensione limitata da riferirsi all’area delle città ‘achee’ della Ἑλλάς delle origini in età storica. Quindi non una definizione popolare ed emotiva, ma motivatamente creata dagli Ἀχαιοί pitagorici e si riferisce, orgogliosamente, alla rete di colonie da essi controllate tra fine VI e metà del V secolo sotto la regìa di Kroton. E’ questo cioè che vuol esprimere Timeo nel III sec., e dopo di lui Polibio, per raccontare l’esperienza così rilevante della colonizzazione greca in Occidente, ma al suo tempo considerava da tempo conclusa (“quella che allora al tempo dei Pitagorici era così chiamata”) e che i Latini, in primis Cicerone e con lui molti altri, indicheranno come “Magna illa Graecia”.

Tale enfasi non viene invece proposta dalla storiografia ellenica, né da Erodoto né da Tucidide, storici del V sec. vissuti pure a più breve distanza dal periodo di grandezza a cui ci si riferisce.

Gianfranco Maddoli propone almeno due motivi per il silenzio nelle fonti coeve sul nome di Megale Hellàs dato dai Pitagorici che alla fine del VI secolo avevano preso il potere nelle colonie achee d’Italia: da un lato la pretesa degli achei d’Ἰταλια di aver reso grande l’Ellade non poteva essere condivisa dagli altri ethné greci, dai quali provenivano gli storici maggiori, e che all’epoca erano concentrati sui ruoli determinanti di Atene e di Sparta nei due grandi conflitti del V secolo; dall’altro, il tradimento degli Achei di Ftiotide che durante la spedizione persiana avevano aiutato Serse, oscurando la grandezza degli Italioti agli occhi del resto del Panellenio. 

Il testo di sintesi è estratto anche da un articolo di RAI Cultura del 2021 che propone un video dell’autore che espone queste considerazioni. Il video è anche disponibile su: GAK Video:

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