La presenza di Annibale al Lacinio è documentata in varie fasi della seconda guerra punica; ad esempio, Liv. XXVI 5, 3; XXVII 4, 1; XXVII 25, 12; per il soggiorno dal 205 al 203 cfr. Polibio X 1,6; Liv. XXVIII 46, 15-16.
La tradizione accolta da Livio (XXIV, 3) sulla presenza nel tempio di una colonna d’oro, di cui Annibale non si sarebbe appropriato per l’ammonimento ricevuto in sogno dalla dea, anzi aveva provveduto a dedicarle una giovenca realizzata con l’oro già asportato.
Sul Lacinio, assieme ad Annibale, deve aver trovato posto stabilmente il suo quartier generale, con un manipolo di soldati e marinai fidati. L’accampamento vero e proprio delle truppe non lasciate a guardia dei presidi doveva essere stato collocato invece sul resto del promontorio e nella regione sottostante, sul versante superiore del golfo di Squillace, non distante dalla linea dell’istmo col golfo di Terina (oggi di Sant’Eufemia), dove appunto i Castra Hannibalis sono collocati da Plinio (Nat. Hist., III 95) e da fonti itinerarie tardoantiche (Anon. Ravenn. IV, 31 e V,1), e da dove era agevole intervenire con estrema rapidità in ogni parte del territorio rimasto ancora sotto il suo controllo.