Irad Malkin, The Middle Ground. Philoktetes in ltaly (1998)

Scheda Bibliografica

Scheda Bibliografica (BDG-Biblioteca Digitale del GAK)

TitoloThe Middle Ground. Philoktetes in ltaly.
Autore(i)
Data rilascio1998
Contenitore, TitoloKernos [Online]
Riferimentin. 11
TipoArticolo di periodico specializzato
Classificazioni Biblioteca GAK
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Altre Informazioni Biblioteca GAK
ID Archivio: 11587
Data inserimento: 30-12-2021 12:26
Data ultima revisione 12-05-2022 18:23
Permalink: https://www.gruppoarcheologicokr.it/biblioteca/irad-malkin-the-middle-ground-philoktetes-in-ltaly-1998/

Per le città coloniali della Magna Grecia, quali Crotone e Sybaris il culto degli Dei olimpici è importato dalla madre patria, e si poi si incrocia con le convinzioni e le credenze locali, incluse quelle delle popolazioni italiche preesistenti, attraverso fenomeni di sincretismo culturale e religioso.

La condizione per i fondatori delle colonie è diversa: inizialmente non sono eroi mitologici, ma personaggi storici, poi mitizzati: un mito patriottico attorno al quale la città incentrava le sue origini storiche e la sua identità, un culto che, per definizione, non poteva essere importato da una città madre, e, anche per definizione, era impossibile da condividere con gli altri.

Tuttavia, nel corso della loro esistenza, alcune colonie greche non erano più soddisfatte di un tale focus umano-eroico, ed introdussero un pantheon eroico che fosse comune o almeno altrettanto antico con il pantheon divino ed eroico panellenico. Così, verso la metà del V secolo, a Kroton, il cui ecista era Myskellos di Rhypai, l’origine viene associata al volere dell’oracolo di Apollo, e quindi dello stesso Dio, come si rileva dalle prime monete che vengono coniate con la rappresentazione con il solo tripode1.

In un secondo momento, dopo la vittoria su Sybaris del 510 a.C. l’origine della cità viene spostata l’origine verso un orizzonte mitologico più lontano, legato alla saga di Heracles ed alle origini arcaiche del santuario di Delphi, come confermato dalle successive coniazioni delle monete con Heracles ecista ed alle variazioni simboliche nelle rappresentazioni del tripode con il serpente pitico.

E’ un fenomeno comune per la culturale comune per il mondo coloniale greco, dove i fenomeni locali vengono sovrapposti ai racconti letterari e mitologici di Heracles ed Ulisse, che trattano di lunghi viaggi, anche marittimi, e che erano i riferimenti più adatti per identificare le relazioni con nuovi territori e nuovi popoli. Questi due eroi sono tipici di un’epoca proto-coloniale, soprattutto nei miti i lasciano una discendenza là dove hanno avuto una relazione amorosa con dee e regine. In tal modo sono stati considerati, in Epiro e in Italia, come i capostipiti dell’élite.

Il concetto di “terra di mezzo” (middle ground) proviene dagli studi della storia americana e del rapporto tra i colonizzatori e gli indiani 2. Questo modello viene proposto da Irad Malkin per l’analisi della storia delle colonie greche e dei rapporti tra queste e le popolazioni italiche che abitavano la terra di mezzo tra Kroton e Sybaris, presso cui Filottete è riconosciuto come il fondatore, l’ecista, già da una fase più arcaica – attraverso fenomeni di acculturazione greca precoloniale delle popolazioni italiche autoctone.

Filottete si trova associato dunque ad una “terra di mezzo” (middle ground), intesa sia fisicamente come territorio, ma anche come area di confronto tra le due potenti colonie greche, e nello stesso tempo tra queste e le popolazioni italiche non greche che vi vivono.

I racconti mitologici su Sybaris e Kroton, quando queste di città si confrontano anche per estendere il loro dominio sulle terre di mezzo, cominciano ad includere elementi di vicinanze con le vicende di Filottete nella terra di mezzo. Epeios e Filottete, si prestavano benissimo a figurare come eroi fondatori, dato che nei loro santuari (rispettivamente a Lagaria e a Krimisa) si potevano vedere gli hiera (= reliquie sacre) come prova del del fatto che si erano stabiliti definitivamente in quella località.

Ecco dunque che l’egemonia di Crotone sulla periferia dopo la vittoria su Sybaris, sia politico-militare che culturale, si esprime nel recupero dell’arco e delle frecce dal tempio di Apollo Alaios, dove erano state deposte da Filottete e conservate: Kroton è la città voluta da Heracles, e gli hiera di Filottete, l’arco e le frecce donati da Heracles, deve essere portati in città per esaltare il culto del semidio.

L’applicazione della teoria della “terra di mezzo” che prevede l’interazione di entrambe le culture
che si confrontano (italiche e delle colonie greche) per creare qualcosa di unico, né puramente greco, né puramente indigeno, è cambiato drasticamente a seguito di questi modelli (vedere gli studi di R. White; Gosden, e Malkin), così come le modalità religione e gli edifici coloniali non è una copia esatta di ciò accadeva nella(e) città madre, ma riflettono bisogni e le risorse dei coloni. Con questi nuovi modelli di contatto culturale in mente, l’interpretazione dei dati archeologici proveniente dai siti che sono stati scavati
tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento sono state del tutto rivalutate. Inoltre, su tutti gli scavi
i rapporti sono stati esaminati per determinare se c’erano prove di un’influenza indigena sui culti di Apollo nell’Italia meridionale e in Sicilia, e se le pratiche religiose di questi oltreoceano insediamenti differivano da quelli della patria ((C.S. Lane – Archegetes oikistes, and new-oikistes : the cults of founders in Greek southern Italy and Sicily), pp. 5-6).

Note

  1. per appondire questo vedere anche gli articoli “Il Mito di Filottete” ed anche “Ercole, Miscello, Apollo Pizio e la fondazione di Crotone[]
  2. rif. : Richard White, The Middle Ground: Indians, Empires and Republics in the Great Lakes Region, 1650-1815. New York Cambridge University Press, 1991[]