La costa crotonese meridionale, da qualche anno parzialmente inserita nell’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”, è un giacimento archeologico di straordinaria ricchezza che più volte ha suscitato l’interesse e visto l’intervento mirato della Soprintendenza calabrese e del Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea del Ministero competente.
Nei trent’anni precedenti l’istituzione della riserva, però, subacquei improvvisati e professionisti del settore hanno fatto di questi fondali, fino ai 30/40 metri di profondità, il loro terreno di caccia, prelevando indiscriminatamente tutti i reperti che era possibile identificare e rimuovere senza eccessive difficoltà o rischi. Ulteriori danni hanno provocato la sciagurata pratica della pesca a strascico e, a ridosso della costa, la pesca con gli esplosivi.
Tramontata quella difficile stagione, e giunto finalmente il tempo della piena tutela e di una ricerca a carattere meno episodico, è opportuno fare il punto, seguendo in primis un criterio meramente compilativo, su quanto nei suddetti trent’anni è sfuggito materialmente al trafugamento grazie all’opera delle istituzioni preposte e di alcuni appassionati locali – a cominciare dai soci del Gruppo Archeologico Krotoniate -, nonché di quanto, andato purtroppo disperso, ha tuttavia lasciato traccia di sé almeno a livello di documentazione grafica o fotografica.