Ai primi del X secolo, dopo la cosiddetta riconquista bizantina di fine IX, quando Calabria e Sicilia erano state attratte ormai da oltre cent’anni nell’orbita di Costantinopoli per iniziativa dell’imperatore Leone III Isaurico (717-741), Santa Severina si affaccia per la prima volta sul palcoscenico della storia ecclesiastica (e amministrativa, nonché militare) calabrese già insignita del rango prestigioso di provincia, teste la Diatyposis (901- 902) di Leone VI il Filosofo, che conserverà fino al 1952. Per non danneggiare Reggio sottraendole diocesi preesistenti, alla nuova metropolìa furono assegnate solo poche sedi vescovili istituite ad hoc: Umbriatico, Cerenzia, Isola e presto Belcastro.
Dopo una riflessione sulle origini dell’abitato di Santa Severina, la relazione si concentra sulle tombe scoperte fortuitamente nell’estate del 1966 in un fondo agricolo sito alla Marina di Bruni, allora estrema periferia orientale di Botricello, attiguo alla spiaggia. Indagate senza esito nel 1967 da Mauro Cristofani, dal 1968 al 1972 l’Arslan riportò alla luce con brevissime campagne estive una basilica orientata cui spettavano quelle sepolture