La maggior parte degli studi sulla monetazione brettia da quelli dello Pfeiler, del Robinson, del Thomsen, del Marchetti, a quelli più recenti di E. Arslan risultano in parte condizionati da una visione economico-monetaria romano-centrica, che ha finito col ricondurre all’influenza della monetazione romana buona parte delle scelte metrologiche operate dai Brettii. Il nostro tentativo di lettura mira ad individuare, attraverso l’analisi delle tipologie, degli schemi iconografici e dei valori ponderali adottati, le aree geografiche su cui ricade l’attenzione dei Brettii, al fine di fare emergere la complessità e l’articolazione dei loro interessi, caratterizzati da una facies che non è interamente ìtalìca od occidentale, ma che per l’ampiezza dell’area ricoperta potremmo meglio definire come “mediterranea”.
Cercheremo inoltre di mettere in rilievo, considerando l’originalità di certe scelte tìpologiche, nonché l’alto livello stilistico e la qualità artistica della loro monetazione, che se è vero che i Brettii hanno recepito numerose influenze dai centri politicamente ed economicamente più importanti dell’età ellenistica, è altrettanto vero che, a loro volta, sono stati in grado di influenzare le scelte monetali di altre zecche, esportando nell’Italia Meridionale varie tipologie ed inflpenzando le opzioni stesse di Roma.