
Abstract
La legge Sila (legge n. 230 del 12/05/1950), primo atto di quell’innovazione fondiaria tanto invocata negli anni del secondo dopoguerra per rispondere alla condizione di arretratezza del sistema agrario, avviava ufficialmente la Riforma Agraria in Calabria. L’Ente dell’Opera per la Valorizzazione della Sila (OVS) realizzava nel comprensorio Silano-Jonico, contemporaneamente alle opere infrastrutturali e all’assegnazione dei poderi, il sistema insediativo: borghi rurali e case coloniche.
In questa occasione si focalizza l’attenzione sul Marchesato di Crotone. Un territorio, da sempre protagonista di numerosi fenomeni latifondistici che, anche durante gli anni Cinquanta diventava l’epicentro del programma della riforma, trasformando il paesaggio da solitario e deserto in un mosaico di architetture edificate e di pattern rurali disegnati. Lo stesso paesaggio – fragile, complicato e affascinante – narrato da Giuseppe Isnardi, Lucio Gambi e Pier Paolo Pasolini.
Tra le “dune” del Marchesato sorge il borgo di San Leonardo di Cutro, progettato da Giovanni Astengo, tra il 1952 e il 1955, sulla preesistenza di un piccolo nucleo costruito dai padri Gesuiti alla fine del Cinquecento. Il suo impianto planimetrico è frutto di una stratificazione storica e antropica che, dagli anni della sua fondazione a oggi, ricopre la funzione di connettore sociale, prima come luogo di riferimento per i contadini sparsi nei poderi, adesso come piccolo centro urbano.