ABSTRACT (semplificato).
L’idea di “ellenizzazione” è un concetto che gli studiosi oggi vedono in modo critico, riconoscendo come sia stato fortemente influenzato dai modi di pensare degli storici dell’Ottocento e del Novecento. Inizialmente, il termine significava semplicemente “parlare greco”, ma nel tempo è diventato un modo per descrivere come la cultura greca si è diffusa e mescolata con altre culture.
Immaginiamo, ad esempio, un territorio come la Sicilia o la Puglia 2.300 anni fa. Qui, le comunità locali non greche hanno progressivamente adottato alcuni aspetti della cultura greca, un po’ come accade oggi quando una cultura importa parole, abitudini o mode da un’altra cultura.
Lo studio si concentra su casi specifici che mostrano questa “ellenizzazione” in modo sorprendente:
- Iscrizioni in pietra: Nelle aree degli Elimi (una popolazione indigena della Sicilia) e nel Salento, le comunità locali iniziano a usare l’alfabeto e la lingua greca nei loro documenti ufficiali, pur mantenendo la propria identità originaria.
- Monete: Tra il IV e il III secolo a.C., alcune zecche locali nella Puglia e in Sicilia iniziano a coniare monete con simboli e scritture in stile greco. Un esempio interessante sono le monete coniate durante l’época di Annibale, che mostrano un intreccio culturale affascinante.
- Comunità organizzate: Gruppi come i Bretti (una popolazione italica) e gli abitanti di Morgantina (in Sicilia) sviluppano forme di organizzazione sociale che riflettono influenze greche, pur mantenendo le proprie tradizioni.
Questi esempi rivelano che l’ellenizzazione non era un processo semplice di “sostituzione” culturale, ma un fenomeno molto più complesso di scambio, adattamento e trasformazione reciproca tra culture diverse.
L’obiettivo degli studiosi oggi è proprio questo: superare vecchi schemi interpretativi troppo semplicistici e comprendere la ricchezza e la complessità degli scambi culturali nel mondo antico.
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SINTESI del case study in cui si parla delle evidenze numismatiche di III sec. a.C. nell’area del Bruzio, durante il periodo della Seconda Guerra Punica.
La monetazione dei Brettii, che include monete in oro, argento e bronzo, presenta elementi chiaramente ellenizzanti, come la leggenda in greco (BPETTIΩN)1, un sistema ponderale simile a quello utilizzato da Pirro2, e la presenza di simboli religiosi greci.
Questi tratti fanno pensare a un’influenza della cultura greca, ma in realtà, le evidenze storiche e numismatiche suggeriscono che non si tratti di un vero processo di “ellenizzazione” dei Brettii.
Gli studiosi Robinson e Pfeiler, sulla base di ricerche fondamentali, datano questa monetazione al periodo della guerra annibalica, quando Annibale, comandante cartaginese, era presente nel Sud Italia, e i Brettii erano suoi alleati.
Il contesto storico, come raccontato da Livio, mostra una forte opposizione tra Greci e Brettii, con i primi considerati estranei alla cultura dei secondi. In un passo di Livio (XXIV 3, 9-15), si descrive un episodio che avvenne nel 216 a.C. a Crotone, dove gli aristocratici della città, che occupavano la rocca3, furono assediati dalla loro stessa plebe, alleata con i Brettii. Non riuscendo a espugnare la rocca, i Brettii si rivolsero ad Annone, generale inviato da Annibale, chiedendo aiuto. Annone propose di insediare una colonia di Brettii in una Crotone devastata, ma gli aristocratici crotoniati rifiutarono, dichiarando che avrebbero preferito morire piuttosto che mescolarsi ai Brettii e accettare le loro leggi, costumi e lingua4.
Questo episodio evidenzia un netto contrasto culturale tra Greci e Brettii, in cui i primi rifiutavano di entrare in contatto con la cultura dei secondi.
Secondo questa lettura, gli elementi ellenizzanti presenti nelle monete dei Brettii non riflettono un reale cambiamento culturale interno alla popolazione brettia, ma piuttosto una strategia adottata dai cartaginesi per contrastare i Romani. In altre parole, la monetazione sarebbe stata una “moneta di guerra”, progettata e realizzata da Annibale e dai suoi luogotenenti nel Bruzio, ispirandosi ai modelli ellenistici per rafforzare la resistenza contro Roma.
Gli elementi greci sulla moneta, quindi, non sono il risultato di un processo di ellenizzazione della cultura brettia, ma piuttosto una scelta strategica ideologica, volta a contrastare il dominio romano e a richiamare simboli e pratiche elleniche per consolidare l’alleanza con i cartaginesi
Note
- BPETTIΩN è il genitivo etnico, cioè dei Βρέττιοι, Bruttii in latino, Bruzi o Brettii in italiano), una popolazione italica che durante il 4° secolo a. C. si stabilì nelle zone interne dell’attuale Calabria (le zone costiere continuarono ad essere occupate dalle città greche).[↩]
- Il sistema ponderale monetario prima e dopo Pirro.
Sistema Acheo: Prima dell’arrivo di Pirro in Italia, il sistema ponderale predominante era basato sullo statere acheo, che pesava circa 8 grammi. Questo sistema era utilizzato nelle transazioni commerciali e nelle coniazioni di monete, come le dracme e gli oboli. In questo periodo, le unità di misura erano piuttosto variabili e non standardizzate. Le monete venivano spesso pesate piuttosto che contate, e la loro valutazione dipendeva dal peso effettivo.
Dopo l’arrivo di Pirro in Italia : si assistette a una modifica significativa del sistema ponderale. Lo statere acheo venne ridotto a un peso inferiore, facilitando l’adozione di nuove monete e pratiche commerciali. Questo cambiamento rifletteva l’influenza greca e la necessità di uniformare le misure in un contesto economico in espansione. Si iniziarono a coniare monete seguendo il nuovo standard ponderale, il che portò a una maggiore uniformità nelle transazioni commerciali. Le monete d’argento come il denario iniziarono a circolare, segnando un’evoluzione importante anche nella monetazione romana.
In sintesi, l’arrivo di Pirro in Italia segnò un passaggio da un sistema ponderale variabile e poco standardizzato a uno più uniforme e strutturato, influenzato dalla cultura greca e necessario per sostenere l’espansione commerciale dell’epoca.[↩] - Per approfondire vedere: L’Arx e la cinta muraria antica di Croto in Tito Livio[↩]
- Liv., XXIV 3, 11: Crotoniates conatus ut coloniam Bruttiorum eo deduci antiquamque frequentiam recipere uastam ac desertam bellis urbem paterentur, …. morituros se adfirmabant citius quam immixti Bruttiis in alienos ritus mores legesque ac mox linguam etiam verterentur. L’intero testo è disponibile in Perseus[↩]