Michel Rasse – La diffusione del Neolitico in Europa (7000-5000 a.C.) e la sua rappresentazione cartografica (2008)

Scheda Bibliografica

Scheda Bibliografica (BDG-Biblioteca Digitale del GAK)

TitoloM@ppemonde, UMR ESPACE, Université d’Avignon,
Autore(i)
Data rilascio07/2008
Contenitore, TitoloLa diffusion du Néolithique en Europe (7000-5000 av. J.-C.) et sa représentation cartographique
RiferimentiN° 90 (2-2008)
Casa editriceM@ppemonde
TipoArticolo di periodico specializzato
Classificazioni Biblioteca GAK
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Abstract

L’articolo (in francese) si propone di mostrare alcuni modelli sulla propagazione delle popolazioni in Età Neolitica (7000-5000 a.C.) in Europa, attraverso la loro rappresentazione geografica.

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Altre Informazioni Biblioteca GAK
ID Archivio: 9015
Data inserimento: 15-11-2020 18:29
Data ultima revisione 02-02-2021 22:35
Permalink: https://www.gruppoarcheologicokr.it/biblioteca/michel-rasse-la-diffusione-del-neolitico-in-europa-7000-5000-a-c-e-la-sua-rappresentazione-cartografica-2008/

L’articolo (in francese) si propone di mostrare alcuni modelli sulla propagazione delle popolazioni in Età Neolitica (7000-5000 a.C.) in Europa, attraverso la loro rappresentazione geografica:

  • Modello dell’ “ondata di anticipo” (Ammerman e Cavalli-Sforza, 1971, 1984) 1)
  • Modello di confine (Alexander, 1978)2
  • Modello di diffusione aritmica (Guilaine, 1998; Mazurié de Kéroualin, 2001) 3

La versione web dell’articolo contiene alcune animazioni che esplicano ancora meglio i modelli.

Riportiamo alcuni elementi delle teorie riguardanti il Neolitico estratte da Wikipedia.

Il Neolitico è un periodo della preistoria, l’ultimo dei tre che costituiscono l’Età della pietra, che va dall’10000 a.C. al 3500 a.C. circa. Etimologicamente il termine deriva dalle due parole greche νέος (nèos, “nuovo”) e λίθος (lithos, “pietra”) e quindi “età nuova della pietra“. Il Neolitico fu contraddistinto da notevoli innovazioni nella litotecnica, tra le quali la principale è rappresentata dall’uso della levigatura. Altre innovazioni furono l’introduzione dell’uso della ceramica, dell’agricoltura e dell’allevamento, prima di ovini e successivamente anche di bovini. Cambiamenti importanti avvengono anche sul piano della struttura familiare per quanto riguarda la trasmissione dei beni all’interno dei clan.

Le prime attestazioni di culture neolitiche sono presenti nel Medio Oriente, con il Neolitico preceramico di Gerico, intorno alla metà del X millennio a.C. (circa 9500 a.C.), derivato dalla mesolitica cultura natufiana, che nelle stesse regioni aveva ampiamente utilizzato i cereali selvatici a partire dalla metà del XIII millennio a.C. (12500 a.C. circa), sviluppando uno stile di vita sedentario. La diffusione in Europa della cultura neolitica che si era sviluppata nel Vicino Oriente, e in particolare il passaggio dall’economia di caccia e raccolta alla pratica dell’agricoltura e dell’allevamento, sono avvenuti con modalità e tempi tuttora discussi.

Vere Gordon Childe aveva ipotizzato già negli anni venti che le comunità autoctone di cacciatori e raccoglitori delle culture mesolitiche europee, fossero state in parte sostituite da comunità di agricoltori migrate più a nord dal Vicino Oriente, con un processo durato per più generazioni. Una prima corrente migratoria avrebbe seguito la via continentale lungo la penisola balcanica e il corso del Danubio, mentre un’altra, si sarebbe diffusa attraverso la navigazione marittima lungo le coste del mar Mediterraneo da est ad ovest, fino a giungere nella penisola italica, come dimostrano reperti neolitici nella zona dell’altopiano murgico e nel materano che risalgono al VII/VIII Millennio A.C.

L’affermazione delle tecniche di coltivazione e allevamento procedette per via continentale anzitutto lungo direttrici che attraversavano terreni particolarmente favorevoli, come quelli formatisi per deposito di polveri portate dal vento (loess) nell’Europa centrale. Seguì il corso di grandi vie fluviali, come il Danubio, ed ebbe successo nelle ampie vallate dei Balcani e della Grecia orientale, con inverni freddi e piovosi e con lunghe estati, ambiente ideale per la pastorizia e la transumanza; penetrò invece con difficoltà nelle fredde foreste del Nord Europa e nelle regioni poste ai bordi della catena alpina.

A partire dagli anni settanta e ottanta, Albert Ammerman e Luigi Cavalli-Sforza sulla base dei loro studi di genetica, hanno ipotizzato una massiccia migrazione di agricoltori, spinti dalla crescita demografica e dalla ricerca di nuove terre coltivabili, che avrebbe respinto e/o assorbito le precedenti comunità mesolitichelocali di cacciatori e raccoglitori .

Colin Renfrew, sulla base dei suoi studi archeologici e linguistici ha ipotizzato inoltre che la diffusione della cultura neolitica in Europa sia avvenuta parallelamente a quella dell’indoeuropeo, differenziatosi nell’Anatolia neolitica del VII millennio a.C. Renfrew ha formulato un’ipotesi anatolica in opposizione alla teoria kurganica di Marija Gimbutas di una più tarda indoeuropeizzazione nel corso del calcolitico.

Un modello alternativo ipotizza invece una trasmissione delle nuove conoscenze per diffusione culturale, in seguito allo spostamento di piccoli gruppi, per la ricerca di materie prime o per i commerci, e che la cultura neolitica sia stata gradualmente adottata dalle locali comunità mesolitiche di cacciatori e raccoglitori, le quali utilizzavano già pratiche di sfruttamento e selezione nel procacciamento del cibo e avevano conosciuto forme precoci di insediamenti stabili.

Il Neolitico si diffuse in Italia con un progressivo espandersi degli influssi neolitizzatori, durato alcuni millenni, anche se non sempre abbiamo dati cronologici sufficientemente attendibili per stabilire una periodizzazione esauriente.

In Italia meridionale la cultura neolitica della ceramica impressa si diffuse, tra la seconda metà del VI millennio a.C. e gli inizi del V, soprattutto nella regione del Tavoliere delle Puglie, in Irpinia e in Basilicata, da dove si diffuse verso nord e verso l’interno e la costa tirrenica. In Sicilia è presente una maggiore continuità rispetto alle locali comunità mesolitiche, in analogia a quanto si riscontra nell’area di diffusione della ceramica cardiale e vi si svilupparono una serie di culture locali nell’ambito della ceramica impressa. L’isola di Lipari venne colonizzata all’inizio del V millennio a.C. da genti provenienti dalla Sicilia per lo sfruttamento dei suoi giacimenti di ossidiana.

In Calabria, la provincia di Cosenza rappresenta una delle aree-chiave per la comprensione dell’origine e dello sviluppo della civiltà neolitica nell’Italia meridionale. La stratigrafia di alcuni siti in grotta – a Cassano Ionio, Saracena e Praia a Mare – ha consentito, infatti, di ricostruire l’intera sequenza della preistoria recente in questo territorio. La fase più antica del Neolitico, la cosiddetta neolitizzazione o Neolitico iniziale – intorno al 6000 aC – è ben documentata nel sito all’aperto di Favella di Corigliano. Si tratta di uno dei più antichi villaggi villaggi d’Italia, dove sono stati individuati i resti di numerose capanne in legno e terra e di vasi impressi in stile arcaico. Si tratta delle prime produzioni ceramiche nell’Europa centro-occidentale. Circa due millenni separano questi più antichi aspetti neolitici dai precedenti mesolitici , documentati nelle famose grotte del Romito di Papasidero e della Madonna di Praia a Mare intorno all’8000 a.C. . La neolitizzazione della Calabria e del resto della penisola italiana appare, quindi, come un fenomeno di diffusione culturale con origine esterna – probabilmente dalle coste ioniche della Grecia – che interessa queste regioni con una netta soluzione di continuità rispetto al Mesolitico. I coloni neolitici portavano con sé dall’Oriente le fondamentali modalità di produzione domestica, ovvero l’agricoltura e l’allevamento, che rappresenteranno fino ai giorni nostri le basi della sussistenza umana 4).

Alle ceramiche impresse arcaiche ed evolute segue nel Meridione e nel Cosentino, nel corso della seconda metà del VI millennio, una nuova fase culturale con ceramiche depurate e dipinte di derivazione apulo-materana. In queste fasi iniziali del Neolitico medio si assiste all’estensione del popolamento neolitico anche alle aree interne (Grotta della Monaca di Sant’Agata d’Esaro, Grotta del Romito di Papasidero) e alle coste tirreniche del Cosentino (Grotta della Madonna di Praia a Mare). L’importanza della Calabria come principale snodo peninsulare dei traffici legati al commercio dell’ossidiana di Lipari è dimostrata dalla straordinaria rilevanza di questa materia nei siti neolitici tirrenici e in quelli collocati lungo le vie istmiche fluviali, come quella del fiume Lao. In diversi siti in grotta del Cosentino, sia ionici che tirrenici, assistiamo poi, nella prima metà del V millennio a.C. alla diffusione di ceramiche con caratteristico decoro a meandri e spirali (stile di Serra d’Alto), sempre di provenienza apulo-materana, mentre il resto della Calabria appare per tutto il Neolitico antico e medio collegato alla Sicilia di cultura stentinelliana con caratteristiche ceramiche impresse di stile evoluto. Infine, nel Neolitico recente, durante gli ultimi secoli del V millennio aC, la diffusione di ceramiche di impasto brune o Rossastre ma prive di qualsiasi decorazione, vede l’assimilazione dell’intero territorio regionale della Calabria nel medesimo panorama culturale di buona parte della Penisola e della Sicilia: la Cultura di Diana 5).

Il neolitico nella Crotoniatide vede rinvenimenti archeologici avvenuti di recente (dal 1971), con reperti sia nello Stile di Stentinello che dello Stile di Diana (in località Vrica a sud di Crotone). Un importante sito, è in loc. Capo Alfieri a sud di Crotone, ricco di ossidiana e ceramica di Stentinello, che ha restituito una monumentale struttura in pietra, con due pavimentazioni successive in ciottoli (notevole la presenza, all’interno, di 5 asce in pietra verde). Successivi scavi, studi e ricerche hanno portato ad assegnare al Neolitico circa ottanta siti nella Provincia di Crotone, anche se per taluni di questi gli elementi i dati a disposizione ne consentono una collezione incerta. La lettura complessiva di questi dati comporta che la distribuzione delle testimonianze del Neolitico non è omogenea: allo sporadica presenza di insediamenti nel settore occidentale lungo la dorsale pre-silana, e a modesti nuclei localizzati sui primi rilievi tra il Fiumenicà e la valle del Neto, si contrappone la massiccia concentrazione di siti nella posizione meridionale del territorio, tra l’Esaro ed il Tacina, in particolar modo nei terrazzi di Crotone, Cutro ed Isola Capo Rizzuto 6.

Carta di distribuzione dei siti neolitici del territorio di Crotone
Tav. 2: Carta di distribuzione dei siti neolitici del territorio di Crotone in relazione a cinque periodi: Mesolitico, Stentinello, Serra d’Alto, Diana e Piano Conte/ Gaudo. Con (?) sono indicati alcuni siti di incerta attribuzione. Rif. Domenico Marino – Mappa dei siti Neolitici nel crotonese (1993)

Una ricerca sulla distribuzione siti del Neolitico nel territorio della Sila, e Presila, è esposta in Domenico MARINO – Armando Taliano GRASSO – In Magna Sila (2008).

Mentre per quanto riguarda i territori a nord del crotonese, in particolare Crucoli e Cariati. consultare di Ernesto SALERNO – Le Terre Jonico-silane. Guida Archeologica (2015).

Note

  1. Vedere in Enciclopedia Treccani – di M.CIPOLLONI SAMPO’ “Dal Neolitico all’età dei metalli. I modelli della neolitizzazione in Europa e nel bacino del Mediterraneo.” (2002[]
  2. ALEXANDER J. (1978). «Frontier studies and the earliest farmers in Europe». In GREEND., HASELGROVE C., SPRIGGS M., eds, Social organisation and settlement. Oxford: British Archaeological Reports, International series, p. 13-29.[]
  3. a. BINDER D., GUILAINE J. (1998). Radiocarbone et processus de la néolithisation en Méditerranée centrale et occidentale. Rapport du groupe de travail sur la néolithisation préactes du 3e congrès international 14C et Archéologie.
    b. MAZURIÉ DE KEROUALIN K. (2001). La Première Néolithisation de l’Europe: une réévaluation des modalités du peuplement. Genève: Université de Genève, Faculté des Sciences, Département d’Anthropologie et d’Écologie, thèse de doctorat.[]
  4. V. TINE’, A. VANZETTI – La Calabria dal Neolitico all’età del ferro (2014[]
  5. V. TINE’, A. VANZETTI – La Calabria dal Neolitico all’età del ferro (2014[]
  6. a. Domenico MARINO – Il Neolitico nella Calabria centro-orientale. Ricerche 1974-1990 (1993);
    b. Salvatore MEDAGLIA – Carta archeologica della provincia di Crotone (2010) []