L’economia della transumanza in Calabria, come in tante altre regioni del bacino del Mediterraneo, ha origini remote, ed è strettamente legata alle caratteristiche ambientali e climatiche del suo territorio. La presenza dei rilievi montani alternati agli spazi delle pianure e delle valli, la coesistenza – a distanze relativamente brevi – di boschi e praterie negli altipiani (Sila, Serre, Aspromonte) e di terre utili per il pascolo invernale lungo il mare hanno potentemente favorito tale forma di allevamento.
È tuttavia nel centro della regione, fra l’altopiano della Sila e la pianura granaria del Crotonese, che si insedia la forma più significativa e duratura di transumanza : al punto che ai primi del XVII secolo si pensa di istituirvi una Dogana simile a quella operante nel Tavoliere di Puglia.
In quest’area, sempre più nettamente, è stata l’economia latifondistica della pianura ad organizzare i flussi della transumanza in stretta connessione con le rotazioni agrarie dell’azienda a grano.
E qui essa ha conosciuto una propria vitalità produttiva, fra la fine del ‘700 e gli ultimi decenni dell’800 : fino a quando, cioè, l’espansione delle colture arborate, le bonifiche, le recinzioni e le trasformazioni agrarie della pianura non le hanno sottratto gli antichi spazi e le convenienze economiche.