NOTA INTRODUTTIVA.
Tra le produzioni ceramiche greche quella attica, che deriva il proprio nome dalla regione in cui è situata la città di Atene, è certamente la più conosciuta e la più ampia. A partire dalla fine del VII secolo a.C., e fino al IV sec. a.C. nel quartiere artigianale della città destinato alle officine e alle botteghe dei vasai, il Ceramico, si afferma la decorazione a figure nere, derivata dalla contemporanea produzione corinzia.
Gli stili precedenti erano con motivi geometrici e vegetali, mentre le ceramiche attiche dedicano maggior spazio alle rappresentazioni della figura umana e a temi di ispirazione mitologica. Le raffigurazioni della ceramica attica si caratterizzano infatti per un contenuto fortemente narrativo; i temi maggiormente rappresentati riguardano gli episodi tratti dai racconti omerici e dalle imprese degli dei e degli eroi del mito.
Il colore nero lucente che caratterizza la ceramica attica non era ottenuto tramite uno smalto, bensì grazie all’aggiunta di uno strato di argilla molto fine e depurata, stesa a pennello sul corpo del vaso. Solo in seguito ad un complicato procedimento di cottura in fornace le parti del vaso su cui era stata applicata l’argilla diluita assumevano il caratteristico colore nero lucente.
A partire dall’inizio del VI secolo a.C. i vasi prodotti ad Atene si imposero non solo sul mercato greco, ma si diffusero lungo le principali rotte marittime del Mediterraneo, giungendo tra l’altro in grande abbondanza in Italia presso gli Etruschi.