Vincenzo Cuoco – Platone in Italia (ed. 1916)

Scheda Bibliografica

Scheda Bibliografica (BDG-Biblioteca Digitale del GAK)

TitoloPlatone in Italia
Autore(i)
Data rilascio1916
Casa editriceLaterza, Bari
TipoLibro
Classificazioni Biblioteca GAK
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Altre Informazioni Biblioteca GAK
ID Archivio: 13349
Data inserimento: 26-12-2022 20:13
Data ultima revisione 26-12-2022 20:13
Permalink: https://www.gruppoarcheologicokr.it/biblioteca/vincenzo-cuoco-platone-in-italia-ed-1916/

Vincenzo Cuoco (Civitacampomarano, 1º ottobre 1770 – Napoli, 14 dicembre 1823) è stato uno scrittore, giurista, politico, storico ed economista italiano1.

Presentazione da Wikipedia

Il Platone in Italia, diviso in due volumi, è un originale esempio di romanzo storico scritto in forma epistolare che l’autore finge di aver tradotto dal greco da un manoscritto originale rinvenuto ad Eraclea nel 1774.

L’opera, scritta prima del suo rientro a Napoli nel 1806 (e pubblicata nello stesso anno), è dedicata alla celebrazione del mito di un’immaginata “Italia pitagorica“, intesa come antico e mitico luogo della saggezza.

Nel racconto immaginario di Cuoco si descrive il viaggio intrapreso dal giovane Cleobolo, discepolo di Platone, in visita nella Magna Grecia in compagnia del suo maestro: il viaggio fornisce lo spunto per esaltare l’originalità e la natura primigenia della civiltà italiana, vista da Cuoco come più antica di quella ellenica: è nell’Italia meridionale che quelle popolazioni raggiungono per prime l’apice sia nel campo delle istituzioni civili, sia nelle scienze e nelle arti.

Anche in quest’opera è chiaramente rintracciabile l’influsso di Vico e del suo De antiquissima Italorum sapientia, laddove Cuoco ne coglie non solo la dimensione storica, ma anche quella filosofica.

Importante dal punto di vista ideologico, l’opera intende affermare la supremazia culturale italiana rispetto alla Francia e al resto d’Europa e può essere considerata come un preannuncio della corrente d’orgoglio nazionale che si svilupperà in tutto il primo Ottocento e che culminerà nel celebre Del primato morale e civile degli Italiani di Vincenzo Gioberti.

Uteriori considerazioni

Platone in Italia, pur essendo un vero e proprio romanzo storico, in parte immaginario, si appoggia su una solida base di conoscenza erudita dell’antichità classica, in particolare della Magna Grecia, una civiltà italica, che l’autore ritiene necessaria per la costruzione di un’ identità nazionale non modellata su quella francese (siamo nel “decennio francese”), bensì sulle radici della cultura filosofica e scientifica magnogreca, alle origini del “primato italico” perduto in seguito alla conquista romana.

Il romanzo epistolare si contorna di fascinose figure, come Ponzio, Timeo, Archita, che traggono spunto da molte fonti, da Aristotele a Stobeo, da Ateneo a Plutarco, da Erodoto e Tucidide a Polibio, da Diodoro Siculo a Eustazio, da Eliano a Strabone, da Cicerone a Diogene Laerzio, da Varrone e Virgilio a Porfirio, da Platone, ovviamente, a Dionigi di Alicarnasso e a Giamblico.

Il mito di Pitagora, le speculazioni fisiche di Ocello Lucano, il senso di giustizia e moderazione di Filolao, la filosofia di Timeo sono approfonditi in queste pagine come simboli efficaci di una cultura elevata a faro dell’intera Europa. Già allora quest’aurea aetas in cui le comunità pitagoriche aristocratiche occupavano il meridione della Penisola, era angustiata dall’espansionismo romano (dietro il quale si cela quello napoleonico) che destava una moderata ma attuale preoccupazione.
E il mito pitagorico primigenio si spinge, spesso, anche oltre la storicità, quando, ad esempio, Platone e Cleobolo apprendono a Metaponto che i poemi omerici derivano dalla cultura italica e non greca2.

Riguardo Platone, nella biografia del filosofo effettivamente si rileva che egli ha compiuto 3 viaggi in Italia (388/387 a.C. – 367-366 – 361), in particolare diretti a Siracusa ospite di Dioniogi il Vecchio, di Dione, e poi di Dionigi il Giovane, con vicende alterne. Diogene Laerzio afferma che nel 390 a.C. circa, Platone giunse anche in Magna Grecia dove fece la conoscenza del pitagorico Archita di Taranto.
L’intero viaggio di Platone e di Cleobolo da Taranto verso Crotone, è immaginario, ma le informazioni riportate effettivamente sono riportate da numerose fonti storico-letterarie.

Indice di alcuni capitoli del libro

  • Cap. XI p. 48 / Filosofia pitagorica —Collegi e gradi dei pitagorici — Pitagorici e pitagorei — Libri dei pitagorici — Proibizione dell’uso delle carni attribuita a Pitagora — Sua probabile spiegazione storica — La crudeltà verso le bestie induce a quella verso gli uomini — Col volgo, per colpir giusto, è necessario mirare un poco più alto — Come il mirabile tocchi jiresto l’assurdo e il ridicolo — Pitagorica astensione dalle fave — Causa di codesta usanza comunemente addotte — Certo, è costume antichissimo d’Italia — Il conservatorismo dei sacerdoti li rende misteriosi — Spesso sono attribuiti alla filosofia effetti di mera superstizione.
  • Cap.XII, p. 53 / Musica, ginnastica, bagni, modo di vestire dei pitagorici — Come educhino i giovanetti — Prove cui li sottopongono — Parallelo di queste con le prove dei misteri eleusini — Probabile primitiva ragione di esi- stere di questi ultimi — Solo scopo delle prove dei pitagorici : l’abito e l’esercizio della virtù — Lunga durata di esse e loro efficacia — Stol- tezza non aver adottato in tutte le città l’istituto di Pitagora; scelle- raggine averlo distrutto in Italia — Decadenza del pitagorismo — Clinia — Concetto pitagorico del giuramento e dei piaceri carnali — La « giornata » di un pitagorico — Frugalità dei pitagorici — Reputano dannoso il vino.
  • Cap. XIV, p. / 70 Pitagora è da considerarsi più come ordinatore di città che come mero filosofo — Definizione pitagorica del filosofo — Orfeo è un mito foggiato dalla scuola pitagorica — Parallelo tra Orfeo e Pitagora — Differenza tra i filosofi e i « grandi in sapienza popolare » — Cattiva arte di go- verno far conoscere al popolo prematuramente tutte le verità — Comunicare a un popolo lo spirito della vita senza inaridirne la fonte, tale il dovere del saggio — Tristissima condizione civile e politica d’Italia avanti Pitagora — Disegno di Pitagora: far dell’Italia una sola città — Donde la necessità d’istruire coloro che dovevano reggere il popolo — Ragioni per cui Pitagora, e in genere i grandi riformatori, si dissero inviati da Dio — I cosi detti miracoli di Pitagora — Spesso nient’altro che tropi rettorici — Mirabile in Pitagora l’a proposito — Abari e Pitagora — Arte finissima con cui Pitagora riusci a salvarsi dalle insidie di Falaride d’Agrigento e a fargli perdere trono e vita — Per convincere il popolo non basta la sola virtù — Vero saggio non è colui che abbia dette più verità, ma chi ne abbia persuase di più utili — Pitagora difeso dall’accusa di soverchia religione.
  • Cap. XV, p. 80 / Necessarie cautele nel giudicare i grandi uomini — Stratagemma usato da Pitagora nel fondare la sua scuola a Samo — Inesorabilità di lui in fatto di morale — Le oscure sentenze pitagoriche nient’altro che proverbi popolari — Interpetrazione di alcune di esse — Sono quasi sempre proverbi antichissimi, e non inventati da Pitagora — Non difficile inventar proverbi, ma scoprirli in un popolo e sapersene servire — Utilità didattica dei proverbi — Perché le leggi civili debbano essere diverse dai precetti religiosi e dai costumi — Un riformatore deve dar pochi precetti e molti consigli — Utilità degli esempi dati dagli uomini virtuosi — A essi soltanto un riformatore può confidare integralmente la sua dottrina — Collegi pitagorici e loro classi — Pitagorici e pitagorei — Dottrina interiore e dottrina esteriore nella filosofia pitagorica, quella segreta e questa pubblica, e perché — Ottima accademia ma pessima città quella di soli sapienti — Un mezzo savio è un pazzo finito — Errore tanto il mettere il popolo a parte di tutti i segreti dei saggi, quanto il vietargli i buoni studi utili alle arti — Ottima città quella in cui cia- scuno sia al suo posto — Rispetto per gii dèi e pei maestri voluto da Pitagora — Stolto, pei saggi, disputare delle loro dottrine davanti al popolo — Dovere imprescindibile dei maestri di non farsi mai mancar di ri- spetto — Bisogno, per le dottrine destinate a jìrodurre riforme popolari, di collegi, iniziazione, segreto — Misteri eleusini e di Samotracia non più utili quando diventati troppo comuni — Ma i collegi non debbono mai isolarsi dagli uomini — Triplice fine dei collegi pitagorici — Diffusione del pitagorismo in Magna Grecia, in Lucania e nel Sannio, e suoi benefici effetti — Ma la riforma non fu compiuta per mancanza di tempo — Persecuzione di Cilone contro i pitagorici — Abolizione della schiavitù propugnata dai pitagorici — Rivolte degli iloti a Taranto e abolizione della schiavitù civile — Contro le città a regime schiavistico — Odio dei grandi contro i pitagorici — Concitarono contro loro i popoli, concedendo a questi una eccessiva libertà.
  • Cap. XVI, p. 93 / Nuova sollevazione contro i pitagorici — Significato della morte di Pitagora —Morte di Filolao —Venuta di Lisidain Grecia —Epaminonda — Scuola di Lisida — Suo sdegno contro Ipparco e altri rivelatori dei segreti dei pitagorici — Ritorno in Italia dei pitagorici esuli — Federazione italica — Eraclea sede dei concili generali — Nuove discordie tra le città italiche — Perfidi consigli di Lisandro agli spartani — Profferte di questi a Dionisio di Sicilia — Come gli spartani procurano di sostituir dovunque le oligarchie ai governi popolari, cosi gli ateniesi si pro- clamano sostenitori di questi — Tutto ciò fonie di lunghe e tristi guerre tra le città italiche — Dionisio di Sicilia ingannatore degli spartani, degli ateniesi e degli italiani — Suo odio contro i pitagorici — Ragioni — Selpolcri di dieci pitagoristi e di Timica, da lui fatti uccidere — Discordie intestine di Reggio — Equo contegno, in esse, di Anassilao — Sua lettera auto-apologetica a lerone — Altra sollevazione delle città italiche contro i pitagorici — Anassilao li accoglie e li protegge — Varie risposte da lui date a chi lo esortava a discacciarli.
  • Cap. XVII, p. 102 / Tendenza dei greci a ellenizzare la storia degli altri popoli — Dispute sulla patria di Pitagora — Leggenda sulla sua nascita, criticata — Miracolosi accidenti della vita di Pitagora — In parte finti, in parte derivati dai principi della filosofia pitagorica — Come il volgo si formi da sé i miti — Come sorti i miti degli dèi maggiori, dei semidei, di Lino e di Orfeo — Pitagora è insieme il Lino e l’Orfeo degli italiani — Probabile inesistenza di un Pitagora individuo effettivamente esistito — I nomi di Pitagora e dei suoi due fratelli convenienti, se riuniti in- sieme, a una setta di filosofi — Perchè Ferecide detto maestro di Pitagora — Sulla voluta derivazione delle dottrine pitagoriche dall’ Egitto — Pitagora è mito della sapienza italica — Impossibile che una stessa persona abbia potuto scoprire le proprietà dell’ipotenusa, le proporzioni della musica e le leggi dell’armonia celeste — Per poter far di Pitagora un particolare uomo in natura, occorrerebbe assegnargli quattrocento anni di vita e farlo morire due volte — I Pitagori tanti quanti i capi di collegi in Italia —Dialettica pitagorica non derivata dai greci — La lingua degli antichissimi italiani non ha origine greca — « Intendere » — « Pensare » — « Nume » — « Fato » — Perché gli italiani chiamino l’uomo « possessore della mente » — Ricerche etimologiche di Cratilo — Rapporti tra parola e pensiero — Civiltà italica anteriore alla greca — Significato della mitica
  • Cap XVIII, p. 109 / Rarità e alto prezzo dei libri di Filolao, di Ocello e in genere dei pitagorici — Da ciò frequenti le truffe di ingordi speculatori, i quali spacciano come libri pitagorici vocabolari, compendi e altra roba insulsa — Estratto da un libro pseudo-pitagorico: delìnizioni del mondo, di Dio, del sole, della donna — Tristi effetti di siffatta letteratura — Ragioni perchè essa sia tanto in voga — Non basta astenersi dal gioco, dalla lussuria e dalla gola: occorre anche non perdersi dietro una frivola scienza.
  • Cap. XIX. p. 114 / I filosofi italiani hanno anche scritto di arti pratiche — Libro di .Ar chita sull’arte di preparare i cibi — t Colomba » e e crepitacolo » di Archita — Scienza in Italia comune tra le donne — Donne pitagoriche: Esara, Bindace, Mia, Teano, Melissa — Ritratto di Teano fatto da Timarco — Lettere di Teano — Bellezza e robustezza delle crotoniati — Dottrine di Archita sul bello umano — Il corpo non è se non un istru- mento: l’artefice è l’animo — La virtù traspare dall’occhio — Esempi: il giovane elegante; la vergine civettuola; gli uomini oppressi dalle passioni — La calma bellezza degli dèi — Tali le menti prima di entrare nei corpi umani — Quel che diventino dopo — Leggenda sulle nove condizioni, cui vanno a poco a poco degradando le menti, di mano in mano che mutano corpo — Giudizio finale — L’arte, imitando il bello, serve alla conservazione della mente.
  • Cap. XX. p. 123 / Discorso di Ciinia sulla metempsicosi. Dottrine di Socrate sulla natura delle anime — Libro di Filolao sul medesimo argomento — Dogma dell’immortalità dell’anima insegnato da Pitagora — Le stranezze dette da lui sono da attribuirsi al fatto che, parlando al volgo, doveva usarne il linguaggio — Per produrre una riforma, occorre rivestire un fondo di verità con una parvenza di errore — Non altro è il procedimento del metodo dialettico — Spiegazione delle teorie pitagoriche sul tartaro e sugli elisi — Teoria di Pindaro — La vita non risiede se non nella mente — L’intelligenza non può essere se non una — Intelletto e sensi — Vita e morte — Pensiero e materia sensibile — Il necessario e il vero — Concetti degli antichi sui « dèmoni » e sugli «eroi», e loro iK>steriori deformazioni — Impossibile saper nulla di certo sulla vita futura — Ma la diversità di pareri su codesto argomento, lungi dal distruggere la verità, non fa se non confermarla.
  • Cap. XXII, p. 146 / Cosmografia secondo le dottrine pitagoriche — Sfericità della terra e degli altri astri — La terra non è il centro dell’universo — Gira invece intorno al sole insieme con gli altri pianeti — Lucidità della terra da che derivata — Ecclissi — Comete — I pianeti molto più di cinque — Impossibilità di numerare gli astri — Ma tutti costituiscono serie di pianeti giranti intorno a un sole — E tutti i soli girano intorno ad altri soli, e cosi continuando — Il centro comune dell’universo è sede dell’in- telligenza suprema, del fuoco elementare, della luce pura — Immensa superiorità dell’intelligenza umana sulla materia che la riveste.
  • Cap. XXVI, pag. 181 / Filolao — Suo elogio recitato da Archita in un solenne concilio di pitagorici a Eraclea — Pel giusto la morte è iirincipio di nuova vita — Scopo dell’elogio dei trapassati è l’istruzione delle generazioni venture — Confutazione della dottrina che separa la virtù dalla felicità — Il premio povero dopo vent’anni di governo — Il desiderio smodato nei bruzi di nuovi ordini, cagione precipua dei mali d’Italia — Tristi effetti dei rivolgimenti bruzi in Turio e in Eraclea — Vani sforzi di Filolao per opporsi alla corrente demagogica — Sua moderazione dannosa a lui stesso — È arrestato — Sua serenità nel carcere — Ricusa di fuggire — E di suicidarsi — Immoralità del suicidio da lui dimostrata — Suo discorso sulla giustizia degli dèi, non maliarda, come al volgo appare — Suoi ultimi momenti — Distacco dalla famiglia — Sua morte.
  • Cap. XXX, p. 224 / Continuazione del viaggio – Cammino da Sibari a Crotone . Altare ad Apollo in Crotone — Miracolo attribuito a Pitagora — Rivalità per la supremazia tra metapontini, sibariti e crotoniati — Guerra fra Crotone e Locri — Risposta data dall’oracolo ad ambe le parti combattenti — Strepitosa vittoria dei locresi — I crotoniati si affidano a Pita- gora — Discorso di lui al popolo — La disperazione nella cattiva fortuna è dannosa quanto l’insolenza nella prospera — Occorre sempre coltivare la virtù — I giovani rispettino i vecchi e sieno soprattutto temperanti — I vecchi amministrino rettamente la cosa pubblica e sap- piano educare la gioventù, specialmente con l’esempio e l’esercizio delle virtù domestiche — Le donne sieno tenere mogli, buone madri e ab-borrano dal lusso — I consigli di Pitagora rigenerano Crotone — Teli frattanto tiranneggia in Sibari — Esuli sibariti in Crotone — I legati crotoniati inviati a Sibari pel ritorno dei fuorusciti sono uccisi dai si- cari di Teli — Legati di Teli a Crotone e loro insulti a Pitagora — Ma, pel consiglio del filosofo, Crotone dichiara la guerra a Sibari e la vince.
  • Cap. XXXI. Di Cleobolo – Descrizione di Crotone p. 233
    Perimetro della città — Fiume Esaro — Valide opere di difesa, espugnate, per altro, da Dionisio di Sicilia — Spopolazione e decadenza di Crotone — Come Miscello fondò Crotone —Risponde all’oracolo di Delfo di preferire per la sua città la sanità — Clima salubre di Crotone — Forza fìsica dei crotoniati — Tra loro nati i più famosi atleti — Milone — Esone — Crotone esente dai terribili terremoti calabri — Sua fertilità — Suoi magnifici monumenti antichi — Pitagora ivi adorato come Apollo iper- boreo — Tempio alle muse da lui fondato — Utilissimo il farsi guidare nella visita delle città da qualche appassionato delle patrie memorie — Danni prodotti in una città corrotta dai vilificatori dei propri tempi.
  • Cap. XXXII. Il tempio di Giunone Lacinia – Scoltura . . . p. 239
    Tempio di Giunone fondato in Crotone da Ercole — Processione in onore di Achille —Promontorio Lacinio —Monte Clibano — Promontorio lapigio —Seno di Sicilia — Promontorio di Zefirio — Piccolo promontorio di Cremisa — Fiume Neto — Clea — Scogli delle sirene — Isole dei Dioscuri e Ogigia — Abitazioni dei sacerdoti e loro collegio — Tipi vari — Descrizione del tempio — Scarsezza in esso di belle statue rappresentanti le divinità. — Numerose invece quelle di crotoniati illustri e di atleti famosi di tutta Italia — Statue di Anoco, lece, Fileta, Damonte, Milone, Astilo, Eutimo — Gli scultori Pitagora di Reggio e Learco di Reggio.
  • Cap. XXXIII. Continuazione – Pittura – Zeusi p. 244
    Elena di Zeusi — Cinque tra le più belle donne di Crotone servite di modello a essa — Nicomaco, tipo dell’ammiratore fanatico di Zeusi — Zeusi e Parrasio — In che consistesse la cosi detta superbia di Zeusi — Zeusi più atto a dipingere la robustezza, Parrasio la delicatezza — Più che censurare le opere dei grandi, bisogna imparare ad ammirarle — Aneddoto di Zeusi e Megabise — Leggenda sull’ Uva di Zeusi — La ricerca del bello è assai lunga e travagliosa per l’artista — Da ciò la sdegnosità degli artisti contro le critiche semplicistiche — Dovere del critico è rifare il cammino percorso dall’artista — Donde la necessità per lui di conoscere la storia dell’arte — Pittura già progredita in Italia, quando ancora bambina in Grecia — Panco, Polignoto, Cimone, Eumaro, Bularco — Il dipingere anteriore allo scrivere e quasi al parlare — Ma l’arte della pittura, fatta delle esperienze di tutti gli uomini, sorge più tardi e gradatamente — Esempio pratico — Prima impressione, assai confusa, suscitata da una donna passeggiante lungo la riva del mare — In qual modo codesta prima impressione si venga a poco a poco perfezionando fino a poter essere espressa in un quadro artistico — In ciascuno dei nostri atti è accumulata l’esperienza di centinaia di ge- nerazioni — Osservando il mondo esterno, non facciamo se non osservare noi Stessi — Come l’arte supplisca alle mancanze della natura — Tra le cose scoperte più tardi nell’arte pittorica è l’effetto di luce — Maraviglioso effetto di luce – Ercole strangolante i serpenti di Zeusi — In un primo periodo la pittura ritrae i corpi soltanto per linee rigi- damente rette o circolari, e conosce semplicemente i colorì vivi — In un secondo periodo si scopre l’arte dei contorni e delle ombre e sfumature — In un terzo periodo il pittore non si limita a ritrarre fredda- mente i corpi, ma sa infondere in essi la propria anima — Socrate e Parrasio — // genio degli ateniesi di Parrasio — La Penelope e il Giove sedente tra gli dèi di Zeusi —
  • Cap. XXXIV. – Continuazione del viaggio da Crotone a Locri p. 267
    La Sila — I bruzi — Loro industrie e costumi —Cosenzia — Smodato desiderio nei bruzi di novità politiche — Aneddoto — Beneficio e grati tudine — Numistra — Suoi torbidi civili — Effetti di una rivoluzione — Si comincia col riformare e si finisce col distruggere — La sepa- razione dai lucani causa dei guai di Numistra — Scilace — Più che dalla ragione gli uomini sono mossi dalle loro passioni e dagli esempi — Mistia — Caulonia — Il fiume Sagra — Resa di Caulonia a Dionisio di Sicilia.

Note

  1. Per approfondire la conoscenza dell’autore, vedere le notizie base su Wikipedia; notizie biografiche e critica letteraria su Treccani[]
  2. Francesco Verde – Recensione a Vincenzo Cuoco, Platone in Italia. Laterza, 2006 in Giornale di Filosofia.net[]