Il culto e i templi di Apollo a Kroton

Testo estratto da
Domenico Marino, Margherita Corrado – O Dei Di Kroton! (2009)
integrato e corredato di note

M.C. Parra ci ricorda, in una pubblicazione – che non parla di Crotone – gli “elementi ‘apollinei’ particolarmente accentuati in area crotoniate: dal templum Apollinis Alaei  di Cirò, al tempio urbano di Apollo Pizio ricordato da Giamblico; dai monumenti delfici di Crotone, alle vittorie atletiche di crotoniati nei giochi pitici; dai didrammi e gli stateri crotoniati con Apollo che saetta il serpente Pitone in uno schema che è stato collegato ad un gruppo bronzeo di Pitagora; da un kerykeion((Il kerykeion, conosciuto anche come caduceo, è inteso oggi come un bastone alato con due serpenti intrecciati attorno ad esso. In relazione al mondo greco classico è da intendersi come un bastone od un asta associato ad un divinità od un culto; nella mitologia greca antica, era il simbolo di Hermes, un bastone d’oro che aveva ricevuto da Apollo; ma Il kerykeion è associato anche ad Apollo, come dio della musica, della poesia, della luce e della profezia. In alcune raffigurazioni, Apollo è ritratto con il kerykeion, che in questo caso rappresenta l’aspetto di Apollo come dio della guarigione e della profezia. Più in generale il kerykeion era un simbolo con diverse valenze nella cultura greca antica: rappresentava la pace, la tregua, la guarigione, la fertilità, la prosperità, la divinazione e la profezia.)) votivo dal Lacinio e ad una dedica al dio restituita da un presunto punto di approdo presso il santuario. Ma non si può dimenticare neppure il serpente per eccellenza, l’Idra, e dunque Eracle che uccise il mostro in una delle fatiche; Eracle associato nel culto ad Hera nel santuario del Lacinio, insieme ad Achille; Eracle che sta alle origini del santuario crotoniate”((Maria Cecilia Parra, Armi per una dea, in Magna Grecia: alcune considerazioni, a proposito di nuove testimonianze kauloniati, in C. Ampolo (a cura di), Guerra e pace in Sicilia e nel Mediterraneo antico (VIII-III sec. a.C.), Pisa 2009, p.228)).

Introduzione, cronologia

Due passaggi in Platone ed in Cicerone suggerirono l’idea che qualsiasi fondazione coloniale greca presupponesse la consultazione di un oracolo che era principalmente quello di Delfi. Per J. Defradas questa era solo una “propaganda delfica” legata al desiderio del clero di Delfi di aumentare la gloria del santuario. Il culto di Apollo pitico è però assente in Achaia, dove ebbero origine i fondatori di Crotone; quindi questo rende improbabile che il culto di Apollo sia stato istituito in città fin dalla fondazione (alla fine dell’VIII secolo). Opinione più comune tra gli studiosi è che l’orientamento pitico del culto crotoniate si svilupperà piuttosto nel corso del VI secolo e sarà segnato dalle due consultazioni successive alla distruzione di Siris (tra il 570 e il 565 a.C.) e alla vigilia della battaglia della Sagra (tra il 560 e il 530 a.C.).

La svolta pitica è ben attestata dalla monetazione della città che prese come emblema il tripode in un momento in cui questo oggetto divenne il simbolo dell’oracolo di Delfi. L’arrivo di Pitagora a Crotone (intorno al 535 a.C.) ha chiaramente accelerato un processo già in atto. La locale leggenda di fondazione intorno all’ecista Miscello fu poi rivista nel contesto della controversia con Sibari e collocata nel contesto delfico che allora si rendeva necessario1.

L’opportunità di affermare il proprio legame (non originario) con quella realtà s’impose alla polis di Kroton, da poco vittoriosa sulla rivale Sibari (510 a.C.), con tanta urgenza da indurla a ribadire in qualsiasi documento ufficiale, compresi i marchi di garanzia dei prodotti delle manifatture statali, il messaggio (rappresentato dal tripode) che sul piano delle relazioni con il mondo esterno era stato affidato già da qualche decennio alla monetazione.

L’inaugurazione di tali pratiche, e la responsabilità della scelta del tripode da un lato e di simboli ugualmente pregnanti dall’altro, va assegnata con molta probabilità a governi d’impronta pitagorica. I Pitagorici, infatti, contribuirono ad accrescere un favore nei confronti dell’apollinismo oracolare delfico che già prima dell’arrivo in città del filosofo di Samo si era tradotto in azione mediante la costruzione di un santuario urbano di Apollo Pizio e, forse dell’offerta di un thesaurós nel celebre Apollonion della Focide2.

L’attenzione verso il tripode è confermato anche dai bolli impressi su alcune tegole piane fabbricate nelle officine pubbliche di Kroton dall’inizio del V al tramonto del IV secolo a.C., che attingono in modo esclusivo, per i primi centocinquant’anni, all’universo iconografico che fa capo ad Apollo e al suo santuario di Delfi3

Frammento di kylix con un Tripode delfico – Dal santuario di Hera Lacinia a Capo Colonna (foto D. Critelli). Rif. R.Spadea.,R.Belli Pasqua – Problemi di ceramica attica a Crotone e nella Crotoniatide (2007)

Nonostante la grande importanza attribuita ad Apollo pizio, Crotone non sembra aver avuto un’onomastica con influenze “pitiche”, tendenza che però è abbasta diffusa solo nelle colonie o subcolonie megariche4.

Sul significato del Tripode a Crotone, vedere anche il nostro articolo:
Il tripode, simbolo di Kroton e di Crotone.

Un Tempio di Apollo Pizio nella polis ?

Non è stato fino ad oggi identificato dall’archeologia un tempio associato ad Apollo Pizio a Crotone. Dell’esistenza di tale tempio le fonti antiche ci forniscono poche e limitate informazioni.

Riguardo la presenza di un santuario di Apollo a Kroton; lo Pseudo-Aristotele ci informa che presso i krotoniati fossero state collocate le frecce e la faretra di Herakles prelevate dal tempio di Apollo Alaios di Krimisa((Pseudo-Aristotile, De mirabilibus auscultationibus, 107; per il testo di questa citazione vedere in “G.Celsi – Il mito di Filottete“)).

Eliano tramanda il racconto di Aristotele che Pitagora venisse chiamato dai krotoniati Apollo Iperboreo. Questi elementi inducono a supporre – secondo Giulio Giannelli, in “Culti e Miti della Magna Grecia” 1962 – l’esistenza di un tempio di Apollo Pizio a Kroton in un tempo assai antico.

Giamblico nella “Vita Pitagorica” associa spesso Pitagora ad Apollo, spesso in chiave mitologica, poco attinente alla realtà; egli visse quasi 8 secoli dopo l’esperienza di Pitagora a Crotone (Giamblico è filosofo siro di lingua greca vissuto in età romana, nella seconda del IV d.C.), e sicuramente la Crotone di età romana aveva poco della polis quella greca; tuttavia Giangiulio ricorda due brani della Vita pitagorica (50 e 261). Tuttavia due passaggi segnalano la presenza di un Tempio di Apollio Pitio, vicino al Tempio delle Muse.

Nel primo Pitagora è invitato a tenere un discorso davanti ai fanciulli riuniti al Pythion , da cui si può dedurre che la fondazione di questo santuario sia anteriore all’arrivo dell’esilio di Samo intorno al 53056.

Giamblico – Vita di Pitagora, trad. da Luciano Montoneri, 1973, p. 24

50. (Pitagora) Poi così diceva a tutti: « La vostra città, come si tramanda, fu fondata da Eracle, quando conduceva le vacche per l’Italia e, offeso da Licinio, uccise senza saperlo Crotone che di notte gli veniva in aiuto, avendolo scambiato per un nemico e, in seguito a ciò, promise che intorno al suo sepolcro avrebbe fondato una città dello stesso nome, quando egli medesimo avesse conseguito l’immortalità. Siate dunque giusti amministratori della gratitudine per il beneficio ricevuto ». I Crotoniati lo ascoltarono e fecero costruire il tempio delle Muse, cacciarono via le concubine che abitualmente tenevano e lo invitarono a rivolger la parola, separatamente, nel tempio di Apollo Pitio ai giovani, e nel tempio di Era alle donne.

In un brano successivo (161) della Vita Pitagorica, mentre si racconta della lotta civile contro i Pitagorici:

Giamblico – Vita di Pitagora, trad. da Luciano Montoneri, 1973, pp. 127-128

Insomma, con queste calunnie l’oratore esasperò talmente il suo uditorio che dopo pochi giorni, mentre i Pitagorici sacrificavano alle Muse in una casa nei pressi del tempio di Apollo, si radunò una grande moltitudine intenzionata ad assalirli Ma i Pitagorici, accortisi in tempo, parte si rifugiarono in una locanda, mentre Democede con gli efebi fuggì verso Platea.

La Testa di Quote Cimino

Da Quote Cimino, a 900 mt. dal tempio di Hera Lacinia proviene una piccola testa in marmo pentelico (mutila al volto) in cui si riconosce Apollo citaredo, databile al 350-300 a.C., ma ricavata da un modello di seconda metà IV a.C.. Il reperto, di notevole interesse, fu rinvenuto – negli anni ’70 del XX sec. – dal Gruppo Archeologico Krotoniate (Rif.: lettera di consegna n. 504 del 27/09/1983 in Archivio della Soprintendenza; D. Marino (ed.), O Dei di Kroton! Crotone 2009, pp. 25-26, fig. 1; Baumer – Marino 2010, pp. 32, 61-62, pl. 7, fig. 30-33.)). Oggi è esposta nel Museo di Crotone, che fa il paio con un analogo reperto dagli scavi di Paolo Orsi nell’Apollonion di Punta Alice, confortano l’ipotesi che, non solo la polis, ma anche il promontorio Lacinio, tradizionalmente votato ad Era, ospitasse uno spazio consacrato al signore di Delfi, situato a ridosso di una rada favorevole all’approdo delle imbarcazioni.

Testa di Apollo, da Crotone, quote Cimino – Dimensioni: altezza conservata : 9,6 cm; altezza della testa: 7,2 cm; larghezza massima: 6,2 cm . – Materiele: marmo beige a grana fine, leggermente giallo, molto omogeneo (assenza di vene)
Acrolito di Apollo Aleo (testa)
Acrolito di Apollo Aleo, dal santuario a lui dedicato dagli abitanti dell’antica Krimisa. Da Loc. Punta Alice a Cirò marina.

Le emissioni monetali

La documentazione numismatica di Kroton conferma, la stabilità del rapporto tra la polis ed il santuario delfico. La zecca la celebra senza sottrarsi alla riproduzione dei principali agalmata apollinei((immagini della divinità di Apollo)) dei santuari della Krotoniatide, compreso forse quello dell’Apollo Alaios sul promontorio di Krimisa (Punta Alice)7. Le monete ne rivelano anche i riflessi sul piano iconografico, tendenza che si riscontra pure nel settore dei bolli laterizi (come dettagliato più avanti nell’articolo).

Secondo la teoria secondo cui fu Pitagora a introdurre o a rafforzare definitivamene il culto di Apollo in città, c’è da rilevare che l’arrivo di Pitagora nella polis, ed il suo successivo soggiorno, coincide cronologicamente agli anni delle prime emissioni monetali incuse di Kroton. Se il marchio con tripode isolato si può far risalire ad un orizzonte di fine V o inizio IV a.C. infatti, quello associato a kantharos e phallos entro un contorno circolare appartiene senz’altro al pieno IV.

Kroton. 500-480 a.C. Legenda QPO
treppiede, con gambe che terminano su zampe di leone; a destra, airone in piedi

A parte le prime emissioni monetali con il tripode a tecnica cosiddetta incusa, vi sono altre serie di monete che attestano il culto di Apollo in città. Ne vediamo qualche esempio più significativo in argento:

Kroton. Nomos AR, 510-480 a.C. 7,79 gr., 22,00 mm. Obv: KPO verso l’alto a sinistra, treppiede, gambe che terminano in piedi di leone; granchio a sinistra Rev: incusa treppiede, delfino a destra.
Raro statere di Crotone (circa 400 a.C.), conservato a Londra. Un lato raffigura il giovane Eracle seduto, definito quale Ecista fondatore della città (n. 470). L’altro con Apollo che scocca una freccia sul serpente ed in mezzo a loro il treppiede (n. 472). Da Monnaies Grecques (1972) di Jenkins
Kroton Moneta testa di Apollo Laureato, Tripode, circa 360-330 a.C
Kroton Moneta testa di Apollo Laureato, Tripode, circa 360-330 a.C

Oltre alle monete di argento che recano l’effigie di Apollo, ve ne sono molte altre in bronzo, coniate durante i diversi periodi della lunga monetazione della Polis.

La laminetta in bronzo del Lacinio

Un’attestazione precisa di un culto di Apollo Pizio e, per di più, da localizzare sul promontorio Lacinio, ci viene fornita da una laminetta in bronzo votiva, pubblicata da Maria Letizia Lazzarini in “I Greci in Occidente”, Electa 1996, I Santuari della Magna Grecia, nel capitolo “Le iscrizioni del Lacinio”, pag. 243.
La lamina dovrebbe essere datata negli anni tra il 475 ed 450 a.C. ed è stata rinvenuta a circa 1 km dal tempio di Hera.
Il testo, di cui manca circa la metà a sinistra si può ricostruire: “(Un tale, figlio di – -) dedicò, avendo la madre promesso in voto, ad Apollo Pizio, il sacro….“.
E’ una dedica fatta da un figlio per adempiere alla promessa fatta in precedenza dalla madre ad Apollo Pizio. Non è chiaro, dato lo stato lacunoso dell’oggetto, quale sia l’oggetto della dedica.

Le rappresentazioni con delfini

Invece del tripode, storico emblema monetale di Kroton a lungo sottratto ad usi ‘profani’ perché vi si riconosceva in certo qual modo Apollo stesso, nel settore dei prodotti laterizi fu adoperato a lungo, inizialmente, un ulteriore simbolo apollineo di matrice delfica: il delfino, prima senza e poi con un ‘delfiniere’.

Le due figure sono di fatto equivalenti e rinviano al ruolo di guida e insieme protettore/salvatore dei naviganti che Apollo ereditò da Delfine (il vecchio oracolo presente a Delphi prima dell’arrivo di Apollo, consacrato alla Terra Madre (Gea)), oggetto di un più antico culto d’origine greco-orientale che ne celebrava soprattutto l’esercizio della sapienza mantica((mantica: antica arte di divinare il futuro interpretando segni di varia natura, quali i comportamenti umani o animali, i fenomeni naturali e similari (Diz. Treccani))) e del potere di giustizia.

Nel delfino, che rare monete incuse di Kroton affiancano al tripode come simbolo accessorio, in certi casi è dato riconoscere Apollo o un suo sema (segno) – così su alcuni tra i primi stateri di Zancle e di Taranto, ad esempio – celebrato in quanto promotore, artefice e garante del buon esito di un movimento coloniale che si compie interamente mediante viaggi per mare.

Il legame dell’animale col dio delfico è certo molto profondo e radicato nel mito. Nel terzo Inno omerico Apollon Delphinios si manifesta sotto forma di delfino a marinai provenienti da Creta e li scorta verso il suo santuario comunicando loro di averli scelti quali suoi sacerdoti, e quindi Apollo scelse di chiamare Delfi il luogo ove si trovava il suo santuario

E d’un delfino assunsi da prima l’aspetto, quand’io
sopra la vostra nave balzai nell’aereo ponto,
perché voi mi doveste chiamare Delfinio; e Delfinio
detto sarà l’altare, visibile a tutti da lungi.
(….), con me venite insieme, le voci sciogliete al peana,
sinché giungiate là dove avrete il bellissimo tempio
“.
(Estratto dell’Inno omerico ad Apollo Pizio)

(per un approfondimento su questo argomento vedere in; Margherita Corrado – Bolli figurati impressi su tegole di V e IV secolo a.C. da Kroton, 2010; l’articolo “Apollo, il Tripode e Python”).


Articoli e pubblicazioni correlate

  1. Anne Jacquemin, “Adieu l’apoikia, adieu le Pythien !“, in Pallas n. 87, 2011, p. 205-222, https://doi.org/10.4000/pallas.2014 []
  2. Su questo argomento vedere Daniela Costanzo – Il tripode dei Crotoniati a Delfi (2010).
    Nell’area del Tempio di Delfi la Via Sacra è fiancheggiata da monumenti, ex voto e tempietti votivi (thesauròi). Il termine thesauros (θησαυρός) è usata nella letteratura greca con diversi significati. Nel moderno linguaggio archeologico, si indicano dei piccoli edifici che una città dedicava in un santuario come rappresentanza, destinati a contenere gli arredi necessarî alle cerimonie di culto e alle processioni. Generalmente in forma di piccoli tempietti in antis, venivano costruiti di preferenza con materiale proveniente dalla città dedicante (rif. thesauros_in Enciclopedia Treccani). []
  3. Margherita Corrado, Bolli figurati impressi su tegole di V e IV secolo a.C. da Kroton: sulle tracce di Apollo ‘delfiniere’, 2010 []
  4. Anne Jacquemin, 2001, op. cit. p. 11-12 []
  5. M. Giangiulio, Ricerche sulla Crotone arcaica, Pisa, 1989, p. 85 []
  6. Anne Jacquemin, 2011, op. cit. []
  7. vedere la Fig. 16b a pag. 33 in “‘O Dei di Kroton []