La presenza di nuclei rurali bizantini è attestata a Caccuri dalla presenza di edifici religiosi, es. la chiesa di Santa Rania (S. Anania) di cui si conservano pochi resti tra i quali l’abside semicircolare, o di quella di San Basilio, oggi scomparsa, ma della quale si conserva il dato toponomastico e la menzione nelle fonti, ma anche dal rinvenimento di sepolture, come nel caso del “Cuozzu de li Pagani”, dove sono state rinvenute alcune tombe, del tipo foderato in lastroni di pietra locale, attribuite ad età altomedievale 1.
Per l’età medievale, tra i rinvenimenti archeologici più significativi nel territorio di Caccuri, va annoverata la scoperta (effettuata nel 1933), nei pressi del rione Parte di una serie di reperti attribuiti al corredo di una tomba 2. I materiali recuperati, consistevano in due staffe a pianta laminata, due punte di lancia, una grossa forbice per tosare le pecore, un’altra forbice a lame strette, quattro falci di grano, un’accetta bipenne e una monopenne per aratro con bordi rialzati a punta, un rastrello, un pettine in bronzo, forse utilizzato per la tosatura delle pecore, un vasetto a forma di olla con attingitore, una coppa di vetro soffiato uno scalpello ed altri frammenti, e il noto piatto di ceramica invetriata con decorazione ‘alla pavoncella’ (XI sec. d.C.). A prescindere dall’interpretazione dell’eterogeneo contesto (nella stessa occasione fu rinvenuta una moneta di età claudia), la scoperta è una ulteriore conferma dell’importanza del territorio di Caccuri nel medioevo 1.
Il piatto consiste in una coppa di vetro soffiato, ceramica invetriata policroma di colore verdognolo del diametro massimo di cm. 20 e minimo di 18,5. Al centro vi era raffigurato un solo uccello acquatico palmipede, una pavoncella, con collo ripiegato ad “S” e becco lungo, ramoscello e tre penne, raffigurata con un graticcio bruno racchiusa in un cerchio verde ed una serie di cuori incatenati che la circondano 3.
E’ stato identificato essere in stile siculo-maghrebino tipico della prima età normanna tra Calabria e Sicilia4. Nei secoli XI e XII la Sicilia rappresenta l’estremo lembo di penetrazione della cultura islamica e produce grandi catini decorati in policromia, ripetendo motivi artistici e tecniche produttive mediate in parte dall’Egitto ma soprattutto dalla vicina Tunisia. Questi impulsi creativi di particolare rilevanza non raggiunsero la vicina Calabria rimasta saldamente legata alla tradizione cristiano-bizantina. Pertanto, il catino rinvenuto a Caccuri in provincia di Catanzaro decorato con una pavolcella racchiusa in una corona di cuori intrecciati è da ritenersi un prodotto d’importazione e trova stretta analogia con catini di sicura produzione tunisina5.
Il piatto invetriato, opportunamente restaurato, entrò a far parte delle collezioni statali del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
Lo foto in copertina è tratta dalla Relazione scientifica del Decreto di “Avvio del procedimento per la Dichiarazione di interesse culturale del Castello Barracco di Caccuri”, Allegato 1, pp. 7-8:
Note
- Sabap CZ-KR, “Avvio del procedimento per la Dichiarazione di interesse culturale del Castello Barracco di Caccuri“, Allegato 1, pp. 7-8[↩][↩]
- N. Catanuto, Importante piatto invetriato scoperto a Caccuri (Catanzaro), in Bollettino del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, XIII, 1935, 2, p. 35[↩]
- Franco d’Angelo, La ceramica islamica in Sicilia, in Mélanges de l’école française de Rome, 2004, 116-1 pp. 129-143[↩]
- Pesez Jean-Marie, Noyé Ghislaine. Archéologie normande en Italie méridionale et en Sicile. In: Les mondes normands (VIIIeXIIe s.) Actes du deuxième congrès international d’archéologie médiévale (Caen, 2-4 octobre 1987) Caen : Société d’Archéologie Médiévale, 1989. pp. 155-169, ed in particolare alle pp. 160-161 “La céramique Normande del l’Italie meridionale”[↩]
- F. D’Angelo, Ceramica e vetro, in Uomo e ambiente nel Mezzogiorno normanno-svevo: atti delle ottave Giornate normanno-sveve, Bari, 20-23 ottobre 1987, Ed. Dedalo, 1989, pp. 273-29[↩]