Il Tempio di Demetra di Bivio Alice a Cirò Marina

Scoperto per caso nel 2000, durante i lavori di scavo per la rete idrica, in un’area a monte dell’abitato di Cirò marina già nota per la presenza di altri rinvenimenti archeologici, e segnalato alla Soprintendenza ai beni archeologici, dagli studiosi di storia antica, Elio Malena e Luigi Parrilla, le successive indagini hanno rivelato l’esistenza di un’area sacra dedicata alla dea Demetra. L’identificazione con la Dea è dovuta alle centinaia di statuette fittili raffiguranti la raffigurano con la fiaccola in mano ed il porcellino. Le statuette e i frammenti sono custoditi nel Museo civico archeologico di Cirò Marina. Risalgono alla fase classica-ellenistica.

Le informazioni archeologiche

(Estratto dalla Relazione di Elena Lattanzi: “L’attività della Soprintendenza Archeologica della Calabria nel 2000”. Atti del 40° Convegno di Studi sulla Magna Grecia – Taranto: “Problemi della Chora coloniale dall’Occidente al Mar Nero”. Pp. 989-990)

Si segnalano alcuni importanti rinvenimenti a Cirò Marina, in località Bivio Alice 1.
Un breve intervento di emergenza ha permesso di recuperare testimonianze di una nuova area sacra pertinente all’antica Krimisa.
Grazie ad una segnalazione di Elio Malena 2, è stata identificata un’area sacra intaccata dallo scavo di un acquedotto e il funzionario di zona, Maria Grazia Aisa, ha potuto recuperare varie centinaia di frammenti ceramici, statuette fittili quasi tutte raffiguranti Demetra con fiaccola e porcellino, vasellame miniaturistico, di mensa, d’uso comune e da fuoco.
Sul fondo di un saggio, praticato per recuperare eventuali frammenti manomessi, è stato identificato e scavato il lembo estremo di una chiazza di sabbia brunastra, forse il fondo di un focolare. In un secondo saggio è stato messo in luce, più a nord, tra il collettore e il limite della strada, un poderoso muro in pietrame di fiume, accostato con cura e legato con argilla, esteso per 4.5 m. nel sondaggio, larghezza media di circa 50 cm. e alzato conservato fino a circa 70 cm. sullo zoccolo di fondazione.
La struttura muraria, che continua sotto l’asse viario e la collina, sembra potersi riferire ad un luogo di culto dedicato a Demetra, attivo dalla fine del V al III secolo a.C., ubicato a poca distanza dal Castello Sabatini, una delle zone interessate dall’abitato brettio.

Il culto di Demetra nella Crotoniatide

Mentre l’Apollonium di Punta Alice era già stato monumentalizzato (VI sec. a.C), l’attivazione del santuario di Demetra di Bivio Alice è da ricondurre alla fase in cui dopo la sconfitta di Sybaris, l’area settentrionale della Crotoniatide, tra il Neto ed il Fiumenicà è divenuta parte integrante della politikè chora crotoniate 3.

La divinità femminile Demetra è legata a culti connessi con l’agricoltura, economia tipica della popolazione brettia, ma l’iconografia degli ex-voto è greca, per cui i reperti indicano che siamo in presenza di una forte integrazione culturale tra i Greci delle colonie vicine e gli indigeni che vivevano nella chora. 

Il culto di Demetra, si ritrova in una serie di santuari rurali della Crotoniatide (Cirò Marina – località Bivio Alice, Zinga di Casabona ed un terzo in territorio di Carfizzi ), ma sembra invece essere assente nella polis di Kroton, benché la si ritrovi rappresentata nelle case private con le tipiche figurine femminili in terracotta con fiaccola e porcellino e su qualche moneta, ma tutte posteriori, però, all’epoca arcaica.

Il territorio di Demetra era la campagna, dove si trovava in prossimità dei campi che erano sotto la sua protezione4. Ciò sembra rafforzare l’idea che anche il santuario di Vigna nuova, posto poco fuori le mura di Kroton, fosse dedicato a Demetra , anzichè a Hera Eleutheria, come recentemente sostenuto da P.G. Guzzo in un suo recente studio5 che analizza i reperti rinvenuti al santuario, ed evidenzia come ceppi e catene sono stati rinvenuti anche in santuari dedicati a Demetra, o comunque a divinità protettrici della fecondità.

La scarsa presenza di altre divintà femminili nel pantheon krotoniate è da cercare, secondo M.Giangiulio nella forte personalità e nella fisionomia cultuale dell’Hera achea, divinità che conserva a lungo i tratti polifunzionali di una grande dea arcaica, che non lascerebbe spazio, nel pantheon coloniale, ad altre divinità femminili, le cui sfere di azione spesso si sovrappongono con quelle della dea protettrice degli Achei per eccellenza6. Vero è che non vi sono indizi archeologici significativi del rapporto della città di Crotone con Demetra: l’enorme rilievo del culto di Hera, nella città, sembra assorbire la necessità di culti di altre divinità femminili.

Si è osservato anche che “tradizionalmente l’origine del culto di Demetra a Kroton si ritiene da imputare a Pitagora, e che la sua casa sarebbe stata trasformata, dopo la sua cacciata e la sua morte, in un tempio di questa dea, la quale, evidentemente, non aveva prima d’allora, in Crotone un tempio7. Ma, secondo un’altra versione della misteriosa morte di Pitagora (Giamblico), il tempio di Demetra ed il «Santuario delle Muse» (μουσεῖον) sarebbero stati a Metaponto, ove il filosofo morì.
A Demetra farebbe riferimento l’episodio del bios di Pitagora dell’isolamento in una caverna sotterranea8, ma non tutti gli studiosi sono d’accordo, come ad. es. Gianfranco Maddoli in “I Culti di Crotone”9 che evidenzia che “Demeter non ha presso ché alcun ruolo nella tradizione letteraria del Pitagorismo, anche se l’accostamento è certo da mettere in relazione con l’escatologia pitagorica“.

Il culto delle dee Demetra e Persefone è molto diffuso in Magna Grecia e Sicilia. Il mito del ratto di Persefone da parte di Hades, conosciuto e diffuso in tutto il mondo greco, aveva vari significati, sia manifesti che intrinseci. L’alternanza del tempo trascorso da Persefone conla madre Demetra e con lo sposo Hades rappresentava simbolicamente l’alternanza delle stagioni, la morte periodica della natura e la sua successiva rinascita primaverile, ma il culto delle due dee aveva anche forti connessioni con il mondo femminile: Demetra e Persefone, madre e figlia, avevano uno stretto legame non solo con la fertilità della natura, ma anche con la fertilità femminile. La discesa agli inferi di Persefone insieme con Hades e il suo divenire regina dell’oltretomba crea uno stretto rapporto tra la sfera della fertilità e quella ctonia: nascita e morte divengono così due aspetti legati e complementari10.

Nella fase di attivazione del Santuario di Bivio Alice il culto di Demetra è già diffuso nella Calabria magno-greca: a Metaponto, Herakleia in Lucania, a Locri, dove in contrada Parapezza, forse per la vicinanza con la Sicilia (nell’isola il culto di Demetra è maggiormente diffuso), è stato individuato il primo santuario in Calabria, dedicato a Demetra Thesmophòros, che attesta il culto della dea nella seconda metà del VI secolo a.C.11. L’arrivo del culto di Demetra e Kore in Calabria e dell’iconografia di Demetra è attribuito alla famiglia dei tiranni siracusani dei Dinomedidi; ma in questo territorio la consolidata presenza delle dee polivalenti di Atena, Hera ed Atermis, che coprivano la protezione di tutti gli aspetti della vita sociale, impedì che Demetra divenisse una dea di pari grandezza. Ma la specializzazione dei campi d’azione delle singole divinità, e l’influsso siceliota nel V secolo, comportò una sempre maggiore diffusione dei santuari dedicati a Demetra, anche abbinata a Kore. Così l’iconografia di statuette con la fiaccola e porcellino appaiono a Reggio C. in loc. Griso Laboccetta (seconda metà del V sec. a.C.), nel santuario di Cofino ad Hipponion (fine del V sec. a.C.) ed a Cirò marina (fine del V sec. a.C.). Con la fine del IV secolo l’iconografia diventa meno specialistica, ed il riconoscimento del culto di Demetra diventa più difficile.

La sorgente presso il tempio.

Da un lato il culto di Demetra è legato alla presenza di acqua, che a sua volta simboleggia il fluire della vita 12; d’altra parte la presenza di sorgenti è evidenziata anche in altri santuari dedicati alla Dea, e si ritiene che l’acqua fosse anche un elemento essenziale dei rituali che si svolgevano13,
Ora la sorgente è stata spostata un po’ più in basso, dove è stata costruita la famosa Fontana del principe.

L’abitato Brettio di Cirò Marina.

La porzione più settentrionale della Crotoniatide dopo la seconda metà del IV sec. a.C. è pienamente brettia. In questo areale, tra il Lipuda e il Nicà, non si conosce sino ad oggi alcun centro fortificato e l’occupazione del territorio, con sensibili indici di crescita rispetto al passato, sembra relegata più che mai a un ambito subcostiero. Il centro d’altura di Cirò Superiore sembra ridimensionarsi. Scompare l’insediamento di colle di Sant’Elia, e continua su Cozzo Leone (n. 27) tra IV e III sec. a.C. per venire abbandonato anch’esso. La maggiore vitalità del Cirotano in età ellenistica è spostata sulla costa. Il santuario di Punta Alice divenne il polo religioso di riferimento della popolazione italica stanziata tra Thurii e Crotone; nel corso della prima metà del III sec. a.c., i Brettii rinnovano e ampliano l’Apollonion di PuntaAlice 14.

Siti con tombe sono segnalati a Casino Oliveto, e più nell’interno a Franza e Cappella e Malucutrazzu (in territorio di Cirò).

L’abitato brettio si concentra invece alle spalle del moderno centro di Cirò Marina, in posizione topograficamente favorevole, tra la foce del Lipuda e la via costiera ionica e verso Cirò, il cui tracciato non si discosta molto dalla ex SS. 106. Precisamente si trova in un areale di circa 1 km di lato, il cui centro ideale è la collinetta ove sorge Castello del Principe (Palazzo Sabatini), ove sono state individuati nuclei di fattorie con impianti produttivi e annesse necropoli. Materiali votivi sono attestati nelle località Briso, Casoppero e Bivio Alice. Resti di fattori e di edifici in genere si hanno nelle località Taverna (n. Castello Sabatini, San Gennaro, Ceramidio. Fornaci per la produzione di ceramica sono attestate a Spatoletto e, in relazione a fattorie presso San Gennaro e Ceramidio 15.

L’iconografia di Demetra negli ex voto di Krimisa

La dea è raffigurata con una fiaccola e un porcellino.

Santuario di Demetra Loc. Bivio Alice – Statuetta ex-voto
Santuario di Demetra Loc. Bivio Alice – Statuetta ex-voto.
Altra inquadratura
Busto di Demetra con fiaccola a croce e maialino. Da Herakleia, Santuario di Demetra, IV-III secolo a.C. Museo archeologico nazionale di Policoro

La fiaccola simboleggia la ricerca da parte di Demetra della figlia Kore/Persefone, rapita dal Dio Ade – re degli Inferi – e fin laggiù, al buio, cercata dalla madre disperata con in mano una fiaccola.

La simbologia della croce invece non è chiara; secondo alcuni studiosi, la croce potrebbe rappresentare il simbolo del ciclo della vita, morte e rinascita, che era centrale nei Misteri eleusini; altri studiosi suggeriscono che la croce potrebbe rappresentare il simbolo del fuoco, che era associato alla fertilità e alla rinascita; secondo un’altra interpretazione la croce è legata a Ecate, la dea rappresentata nella sua triplice forma, protettrice tra l’altro dei trivii, gli incroci di tre strade. In quest’ultimo aspetto Ecate essa è raffigurata come triplice e le sue statue venivano poste negli incroci (trivi), a protezione dei viandanti (Ecate Enodia o Ecate Trioditis). Ecate è presente nel mito di Demetra: fu Ecate a sentire le grida disperate di Persefone, rapita da Ade presso il Lago Pergusa e portata negli Inferi, e fu sempre lei ad avvertire Demetra di quanto era accaduto. Si riteneva anche che Ecate accompagnasse Persefone nei suoi viaggi periodici tra il mondo dei morti e quello degli dei.

La presenza del maialino in braccio è un altro degli attributo di Demetra. Sacrifici di maialini si tenevano in numerose occasioni rituali dedicate alla dea, come testimonia spesso il rinvenimento in fosse di ossa macellate nei santuari, interpretate come resti di pranzi rituali e di sacrifici alla dea. In Grecia (ed in Magna Grecia) il sacrificio di maiali per assicurare la fertilità dei terreni è pratica diffusa16: proprio nel corso delle feste Thesmophorie, feste prettamente femminili dedicate a Demetra, i maiali (generalmente da latte) venivano macellati erano gettati in fosse (mégam), un rito detto megarìzein17; l’anno successivo i resti ormai putrefatti venivano recuperati dalle antletrie (le “attingitrici”) che scendevano nel sottosuolo, li raccoglievano e li portavano sugli altari; resti venivano poi mescolati alle sementi e sparsi sui campi per propiziare il raccolto.

Rituali simili sono stati identificati in Sicilia, nel sito di Bitalemi, presso Gela, ove sorge il santuario extraurbano di Demetra Thesmophoros; qui la stratigrafia evidenzia delle forme di ritualità ben riconoscibili: la tipologia più tipica è quella del seppellimento dei resti di banchetto, cerimonia che sicuramente costituiva uno dei fulcri della festa, ma che non escludeva le altre espressioni rituali più consuete, come la dedica di doni votivi, soprattutto ceramica (anfore, oinochoai, hydriai, kylikes, skyphoi), terrecotte (protomi, statuette femminili in trono, con porcellino e fiore di papavero, kourotrophoi, etc.), metalli (ornamenti femminili, oggetti in ferro, falci e vomeri d’aratro). 18 19.

La classe delle offerenti di porcellino ha origine probabilmente a Gela, dove i contesti votivi documentano il tipo più antico della serie con capsula di papavero e animale trattenuto sul davanti della figura. L’introduzione di un nuovo attributo animale, il porcellino, è certamente l’aspetto di maggiore novità, indicatore dello sviluppo della religiosità demetriaca tesmoforica. Da Gela la classe si propaga in gran parte della Sicilia ed in particolare nella metà orientale dell’isola, secondo un modello di produzione policentrica che è alla base delle variazioni di tipi e iconografie, e che avrà – nella piena età classica – Siracusa quale principale centro creatore. 20

In tutto il mondo antico, dall’epoca arcaica fino all’età romana e tardo-romana, il maiale assumeva particolari significati religiosi poiché, per la sua natura feconda, esso si prestava bene a simboleggiare la fertilità femminea e le relative pratiche propiziatorie 21. Il maiale, conosciuto sia dal punto di vista storico-letterario sia da quello archeologico, compare in rappresentazioni di scene di caccia, viene raffigurato sulla ceramica di età romana e soprattutto di quella greca, in bronzo o in argilla (i caratteristici askòi), come animale offerto a divinità 22.

Secondo alcuni questo tipo di rappresentazione, molto diffusa sia in Magna Grecia che in Sicilia, può riferirsi ad entrambe le Dee (Demetra o Persefone) o ad Hera, ovvero con le sacerdotesse o le fedeli, che assumevano spesso le connotazioni delle divinità 23.

Cirò Marina - Museo Civico Archeologico
Cirò Marina – Museo Civico Archeologico

Demetra nella monetazione Brettia

L’importanza del culto di Demetra viene evidenziata su alcuni esemplari di monete provenienti dalla vicina Petelia, ove troviamo da un lato la testa velata di Demetra e dall’altro Zeus. I lineamenti del volto di Demetra sarebbero assimilabili a quelli di Filistide (circa 270-216 a.C.) moglie del tiranno siracusano Gerone II, rappresentata in serie monetali siracusane. Secondo M. Caccamo Caltabiano a sua volta queste emissioni dedicate a Filistide avrebbero tratto ispirazione da prototipi tolemaici, che ricopiano, piuttosto che i tratti della divinizzata regina Arsìnoe, quelli l’iconografia della regina Berenice 24.

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Bruttium, Petelia. Circa 216-204 a.C. Æ 19mm (8.30 g, 10h). Sx: Testa velata di Demetra. Dx: ΠΕΤΗ-ΛΙΝΩΝN su due righe, Zeus stante con fulmine in alto con la mano destra, e scettro nella mano sinistra. Dalla D. Alighieri Collection
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Petelia, AE Demetra/Zeus (Künker, 318, 11/3/2019, 280)
Pasquale Attianese ha confontato questa moneta con i tetradrammi argentei, coniati a Siracusa da Gerone II in onore della moglie Filistide (circa 270-216 a.C.).

Per altri esemplari consultare i siti specializzati, come ad. es. Acsearch.

Si segnala anche la ricerca di Maria Caccamo Caltabiano “Il ruolo di Demetra nel documento monetale“, dalla quale evidenziamo un passaggio. Il primo (p. 123) che in Grecia e Magna Grecia, “dal punto di vista cronologico, il tipo monetale di Demetra non risulta ‘spalmato’ indifferentemente in qualsiasi periodo storico, al contrario si manifesta e si addensa in periodi speciici in relazione alle scelte politiche assunte dalle autorità di governo“; ad esempio, “in due aree (Metaponto e Cizico) il tipo monetale di Demetra appare accompagnato dall’epiteto Sotería e Soteira che (…) indica un ruolo religioso di natura eminentemente politica svolto dalla Dea, (… ) di mediazione e di raccordo, un ruolo finalizzato alla concordia fra le classi sociali, fra le città, fra le ethnie“.

Altri reperti e siti del territorio di Cirò – Cirò marina

La figura di Demetra è presente non solo nei santuari, ma anche in simulacri della stessa recuperati in ambito funerario: da loc. Taverna, contrada Franza, Castello Sabatini, ed in altra tomba da luogo non definito.

Il Busto di divinità femminile di Loc. Taverna

Reperto molto noto, che non proviene dal santuario, ma da un contesto funerario. E non si tratta di una statuetta fittile come le altre viste fin qui, ma di un busto di statua, sempre in terracotta, di pregevole fattura e risalente alla prima metà del III secolo a.C, di produzione italiota. La dea indossa un chitone (tunica di stoffa) con scollatura tonda ed un basso polos (copricapo cilindrico tipico del suo abbigliamento), ha morbide ciocche di capelli ondulati che le incorniciano il viso, ben modellato, ed indossa una grossa collana a tortiglione con pendenti a goccia e a disco 25.

Il sito di Cirò Marina in cui reperto è stato trovato è la loc. Taverna (non lontano da Palazzo Sabatini, e dalla Loc. Alice) ove agli inizi degli anni ’80 sono state fortuitamente scoperte alcune tombe ellenistiche datate tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.c. Quella contenente il busto è stata indagata nel 1982 ed è a costruita a muretti (le altre 2 erano alla cappuccina), che la reso due strigili26 in ferro, fibule ed alcuni piccoli contenitori ceramici – ed il busto fittile 27.

Busto di divinità femminile in terracotta (Demetra) Metà del IV secolo a.C.. Krimisa (Cirò Marina, località Taverna).
Busto femminile in terracotta. Metà del IV secolo a.C.. Krimisa (Cirò Marina, località Taverna).
PH Giuseppe Celsi

Forti somiglianze ci rilevano con busti femminili provenienti da diversi santuari della Magna Grecia dedicati a dininità ctonie (generalmente Demetra e/o Persefone).

Policoro, Santuario di Demetra.
Tipi di coroplastica votiva. 28

Notevole la somiglianza con un busto da Siracusa, ed altri esemplari di busti femminili del cosiddetto “tipo agrigentino”, provenienti da contesti templari siciliani dedicati a Demetra / Kore 29, per cui molti hanno ritenuto che il busto femminile di Loc. Taverna fosse da assimilare a ex voto di Demetra/Kore, ove la figura femminile è l’offerente il voto, e non la divinità recipiente, mostrata in abiti cerimoniali, secondo il modello della nymphe, la giovane donna nel passaggio alla femminilità adulta, sotteso alla forma in fieri del busto, culminante in un’immagine radiosa con ornati nuziali. Tuttavia, il contesto del reperimento in loc. Taverna da un contesto funerario, potrebbe rinviare ad altri significati, desumibili dall’analisi archeologica specifica.

Busto femminile dal Santuario di Demetra di San Biagio di Agrigento.
Fonte: K.E. Heuer, p. 77

Da un lato per tutto il III secolo a.C., le teste isolate erano un motivo ricorrente sui doni votivi in terracotta divinità ctonie in siti dell’Italia meridionale e della Sicilia; la maggior delle teste votive indossano spesso corone di polos, a volte piuttosto alte, e possono essere velate. Nel corso del tempo, il significato religioso delle protomi è stato enfatizzato dall’inserimento di attributi come i fiori di loto, i melograni, le torce a croce, e maialini, tutti elementi associati a Demetra e a Kore-Persephone30. D’altra parte protomi e busti potevano essere inclusi tra i corredi funerari, od anche come cenotafio31; in questi contesti, la volontà di rappresentare la figura della divinità appare incerta, potendo invece rappresentare la defunta in una rappresentazione che vuole avvicinarla al mondo delle divinità ctonie. Ancora, tra Magna Grecia e Sicilia molti busti fittili hanno i tratti qualificanti coerenti con un concetto “ninfale”: l’acconciatura e l’ornato elaborato – orecchini, collana, polos, ecc., in cui in primo piano vi è lo splendore giovanile della figura, limitatamente alla testa, mentre il busto resta amorfo; l’iconografia vorrebbe rappresentare la perfezione femminile32 ovvero ritratti idealizzati delle defunte, con la funzione di commemorarne la memoria e la bellezza; ancora possone rappresentare simboli di status sociale o di appartenenza a particolari gruppi religiosi o cultuali. Altre ipotesi vedono nei busti la rappresentazione di archetipi femminili, come la dea madre o la personificazione della bellezza ideale.

I significati simbolici del busto potrebbero essere quelli di rappresentazione di figure vive e idealizzate, a simboleggiare la speranza di immortalità e la continuità della vita oltre la morte; ovvero richiamare concetti di fertilità, rigenerazione e rinnovamento, legati al ciclo della vita e della morte, in cunnessione a culti demetriaci; i busti potrebbero aver avuto una funzione apotropaica, proteggendo i defunti nel loro passaggio nell’oltretomba e intercedendo per loro presso le divinità dell’oltretomba, tra cui kore.

Santuario di divinità femminile a Cozzo Leone (Cirò)

Un altro santuario, probabilmente dedicato a Demetra, è stato trovato sulle alture di Cirò Superiore, a Cozzo Leone, che ospitava un piccolo abitato di IV-III sec. a.C . (ma il sito è abitato fin dall’Età del bronzo), e che era deputato ad accogliere le istituzioni civili e religiose.
Infatti, sin dagli inizi del Novecento in questo luogo fu individuata una stipe votiva con materiali datati almeno a partire dalla metà del V sec. a.c.. Il Santuario va attribuito a una divinità femminile, forse Demetra, e a giudicare dai materiali votivi recuperati pare strutturato secondo canoni tipicamente ellenici 33.

Tale santuario , infatti, potrebbe esemplificare la frantumazione perpetrata dai Brettii a danno del territorio di diretta pertinenza di Kroton, in quanto l’abitato di Cirò Superiore entrò nell’orbita crotoniate probabilmente subito dopo la vittoria con Sibari, come attesterebbe un documento giuridico del primo quarto del V sec. a.C. rinvenuto proprio nei pressi del già ricordato contesto santuariale. Si tratta di una donazione inter vivos, incisa con caratteri achei su una lamina bronzea, in cui è menzionato un damiurgo e cioè un magistrato eponimo del tipo noto a Crotone e in aree di diretta influenza crotoniate 34.

"La donazione di Philon" di M.L. Lazzarini in Spadea 2008

Demetra nel mito greco.

Demetra (in greco antico: Δημήτηρ, Dēmḗtēr) secondo Esiodo è figlia di Crono e di Rea, sorella di Estia, Hera, Zeus, Posidone e Ade. Nella mitologia romana la sua figura corrisponde a quella di Cerere. Ma dietro la sistemazione esiodea si conservano i tratti di un’antichissima divinità materna della Terra, direttamente espressa dal nome, nel quale l’etimologia antica individuava un primo elemento Δη- (o Δā-), equivalente a Gā, Gaia, la «terra».

E’ tra le più note divinità ctonie – generalmente femminili – legate ai culti di dei sotterranei e personificazione di forze sismiche o vulcaniche.

Complessa è la sua genealogia:

  • dal rapporto incestuoso con Zeus generò Persefone (Kore, la fanciulla);
  • con Iasione generò Pluto, dio dell’abbondanza (anche Filomelo, gemello di Pluto, secondo Igino);
  • trasformandosi in Furia o in giumenta ed unendosi con Poseidone, ebbe il cavallo mitologico Arione, e Pausania aggiunse una figlia Despina (dea misterica di cui non era lecito pronunciare il nome);
  • dal semidio Carmanor ebbe Crisotemi ed Eubulo;

E’ la dea del grano e dell’agricoltura, costante nutrice della gioventù e della terra verde, artefice del ciclo delle stagioni, della vita e della morte, protettrice del raccolto e delle leggi sacre. Demetra donò al genere umano la conoscenza delle tecniche agricole: la semina, l’aratura, la mietitura e le altre correlate. Era particolarmente venerata dagli abitanti delle zone rurali, in parte perché beneficavano direttamente della sua assistenza, in parte perché nelle campagne c’è una maggiore tendenza a mantenere in vita le antiche tradizioni, e Demetra aveva un ruolo centrale nella religiosità Greca delle epoche pre-classiche. Esclusivamente in relazione al suo culto sono state trovate offerte votive, come porcellini di creta, realizzati già nel Neolitico.

Negli Inni omerici viene invocata come la “portatrice di stagioni“, un tenue indizio di come ella fosse adorata già da molto tempo prima che si affermasse il culto degli Olimpi, dato che l’inno omerico a Demetra è stato datato a circa il VII secolo a.C. Le figure di Demetra e di sua figlia Persefone erano centrali nelle celebrazioni dei Misteri eleusini, anch’essi riti di epoca arcaica e antecedente al culto dei dodici dèi dell’Olimpo.

Numerosissimi sono gli epiteti di Demetra tra i quali c’è anche quello di Μελίβοια, ovvero Melibea, “Nutrice di molti” (che occasionalmente è anche il nome della città della patria da cui proviene Filottete, ma non sembra esserci relazione in questo). L’elenco completo di tali epiteti è reperibile in “Kore-Persefone -La Dea, digressioni teologiche ed epiteti” di Daphne Varenya.

Demetra e il suo rapporto con Persefone

Il più importante mito legato a Demetra, che costituisce anche il cuore dei riti dei Misteri Eleusini, è la sua relazione con Persefone, sua figlia.

Il ratto di Proserpina di G.L.Bernini (Foto Wikimedia)
Il ratto di Proserpina di G.L.Bernini

Nel pantheon classico greco, Persefone ricoprì il ruolo di moglie di Ade, il dio degli inferi. Diventò la dea del mondo sotterraneo quando, mentre stava giocando sulle sponde del Lago di Pergusa, in Sicilia, Ade, innamoratosi della fanciulla, la rapì dalla terra e la portò con sé nel suo regno ultraterreno.

Demetra, che fino a quel momento aveva donato messi abbondanti e bel tempo, reagì scatenando un terribile inverno e rendendo arida la terra.

La dea della terra Demetra, disperata, cominciò ad andare in cerca della figlia perduta. Secondo il mito, durante la sua ricerca Demetra, armata di fiaccola, ha viaggiato per lunghe distanze e ha avuto molte piccole avventure lungo la strada. In uno dei luoghi insegnò i segreti dell’agricoltura a Trittolemo.

Alla fine Zeus, pressato dalle grida degli affamati e dalle altre divinità che avevano anche ascoltato la loro angoscia, costrinse Ade a riportare Persefone.

Tuttavia, era una regola del Fato che chiunque avesse consumato cibo o bevande negli Inferi fosse condannato a trascorrere lì l’eternità. Ma prima che Persefone venisse consegnata a Hermes, che era stato mandato a recuperarla, Ade l’aveva ingannata invitandola a mangiare dei semi di melograno che la costrinsero a tornare negli inferi per alcuni mesi all’anno. Così fu costretta a rimanere nell’Ade per sei o quattro mesi (un mese per seme) vivendo sulla terra con sua madre per il resto dell’anno.

Da quando Demetra e Persefone furono di nuovo insieme, la terra rifiorì e le piante crebbero rigogliose ma questo per sei mesi all’anno; poi quando Persefone è costretta a tornare nel mondo delle ombre, la terra ridiventa spoglia e infeconda. Questi sei mesi sono chiaramente quelli dell’autunno-inverno, durante i quali in Grecia la maggior parte della vegetazione ingiallisce e muore. I Greci spiegavano così il ciclo delle stagioni: Persefone fu costretta a vivere sei mesi agli inferi e sei mesi sulla terra.

Il culto di Demetra nel mondo antico

Sia come simbolo dell’intera terra, sia come simbolo della vegetazione commestibile, Demetra era adorata con sacrifici in cui si faceva uso del fuoco, poiché era necessario che le offerte fossero presentate così come si trovavano in natura.

Sui sui altari venivano posti prodotti naturali come favi di miele, lana non filata, uva non spremuta, frumento non cotto. Non erano per lei cibi lavorati come vini, dolci e tessuti.

Ella donò al genere umano la conoscenza delle tecniche agricole: la semina, l’aratura, la mietitura e le altre correlate. Come tale era particolarmente venerata dagli abitanti delle zone rurali, in parte perché beneficavano direttamente della sua assistenza, in parte perché nelle campagne c’è una maggiore tendenza a mantenere in vita le antiche tradizioni, e Demetra aveva un ruolo centrale nella religiosità Greca delle epoche pre-classiche.

In epoca romana, quando si verificava un lutto in famiglia, c’era l’usanza di sacrificare una scrofa a Demetra per purificare la casa.

I luoghi principali in cui il culto di Demetra era praticato si trovavano sparsi indifferentemente per tutto il mondo Greco: templi sorgevano ad Eleusi in Sicilia, Ermione, Creta, Megara, Lerna, Egila, Munichia, Corinto, Delo, Piene, Agrigento, Lasos, Pergamo, Selinunte, Tegea, Mesembria, Thorikos, Dion, Licosura, Enna e Samotracia.

Ma la sua festa più importante, dedicata anche a Persefone Kore, veniva tenuta ad Eleusi dove i greci annualmente celebravano i misteri, riti con periodicità annuale che mettevano l’iniziato in uno stato di grazia e di gratitudine verso la Madre. Durante le feste che duravano tre giorni i mystai imitavano Demetra nella sua ricerca disperata di Persefone rinnnovando poi il tripudio allorchè ancora una volta ella si riuniva con la figlia. Nella loro pantomima erano dapprima Demetra Erynes (irata), furiosa e triste per la perdita di Persefone, poi assumevano il ruolo felice di Demetra Louisa (amorevole), la madre trasformata dal ritrovamento della figlia. In altri luoghi e in altri tempi, Demetra ha avuto altri attributi: Kidaria (maschera), Chamaine (suolo), e la potente Thesmoforos (legislatrice), ordinatrice non solo delle stagioni, ma anche della vita umana.

Per approfondimenti sul culto Demetra-Cerere ed i riti misterici, consigliamo la pagina web “Culto di Demetra-Cerere” del sito romanoimpero.com.

Per altri dettagli sulla mitologia di Demetra, si segnalano i seguenti video.

Demetra e Persefone: di madre in figlia (Rai Cronache dal Mito)

https://www.youtube.com/watch?v=9reQvEK5ZGk

Episodio podcast del Canale Youtube VIR La forza delle parole

Episodio podcast “Chi era? DEMETRA” di Pillole di sapere curato da Tomaso Thellung


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Note

  1. Si tratta del bivio tra la S.P. 7 per Cirò e la S.P. 4 (ex S.S. 106), sottostante il Santuario della Madonna d’Itria, a poca distanza sal palazzo di Alice, oggi noto come Palazzo Sabatini[]
  2. Vedere anche quanto espone Elio Malena in “Demetra e Persefone: al cospetto delle due dee custodite nel museo di Ciro’ Marina[]
  3. Salvatore Medaglia – Carta archeologica della provincia di Crotone, 2010, p. 60[]
  4. Marino-Corrado 2009, p. 11[]
  5. P.G. Guzzo – Ceppi in ferro da sepolture e da santuari (VIII-I sec. a.C.) (2020) []
  6. M.Osanna, S. M. Bertesago – Artemis nella Magna Grecia: il caso delle colonie achee. In: Bulletin de correspondance hellénique. Volume 134, livraison 2, 2010. pp. 440-454;[]
  7. Così è indicato nella versione della vita di Pitagora di Porfirio, come riferito in Provenza (2013), p. 55-56; queste informazioni riportate in Giannelli, 1926, p. 179-180 vengono poi invalidate dallo stesso autore[]
  8. Provenza (2013), p. 64-65[]
  9. in Atti XXIII Convegno di Studi sulla Magna Grecia. Taranto 1983, p. 313-366[]
  10. Augusto Cosentino, Il culto persefonico in Italia meridionale: modello rituale di maternità?, 2017[]
  11. Lavinio Del Monaco, Il Thesmophorion di Locri Epizefiri: la documentazione epigrafica, Laruffa Ed., 2014[]
  12. Le associazioni di Demetra e Kore con le acque sorgive sono frequenti nella tradizione letteraria, ((GUETTEL-COLE, 1986, 165; SFAMENI-GASPARRO 2009, 141; HINZ, 1998, 50, talvolta anche connesse con le acque terapeutiche. Vedere bibliografia in V.Gerti[]
  13. come in rituali libatori, pratiche di purificazione, aspersioni ed abluzioni. Rif. V.Gerti – Acque risorgive, pozzi sacri e pratica rituale nel Santuario di Demetra a Policoro, MT (Herakleia in Lucania) []
  14. Medaglia, op cit., 2010, p. 78[]
  15. Medaglia, op. cit., 2010, p. 78-79[]
  16. Maraina81 – Il Museo Archeologico di Cirò Marina[]
  17. Luigi Polacco, Il santuario di Demetra e Kore, in il teatro antico di Siracusa, 1992[]
  18. Da Valeria Parisi, “Offerte votive nei santuari della Magna Grecia: dal contesto archeologico al sistema rituale” in Bulletin de Correspondance Hellénique Année 2010 134-2 pp. 454-463) []
  19. Per altri dettagli sui rituali con sacrifici di maialini Maria Cristina Vincenti e Alberto Silvestri, Il sacrificio del maialino nel culto di Demetra e Kore. Il caso delle offerte nel santuario delle due dee in Valle Ariccia, 2020 []
  20. A. Pautasso – L’età arcaica. Affermazione e sviluppo delle produzioni coloniali, in Philotechnia. Studi sulla coroplastica della Sicilia greca, 2012, p. 131[]
  21. Francesco Cristiano – A tavola con gli antichi: prodotti, regimi e pratiche alimentari della Calabria greca e romana (2020), pp. 27-28[]
  22. Fabrizio Mollo – La cultura alimentare del Bruzio tra fonti letterarie e documentazione archeologica (2009), p. 87[]
  23. Brea, Cavalier, Famularo 2000 p. 111[]
  24. Maria Caltabiano – La rete relazionale dei Brettii riflessa nel documento monetale (1995), p. 164, nota 42: “la testa di Berenice ha ispirato la rappresentazione della regina Filistide (M. CACCAMO CALTABIANO-V. TROMBA, La monetazione della Basilissa Pttisttde, in .NAC. XIX, 1990, pp. 161-183, o di divinità quali Demetra, vd. Larinum, S. W. GROSE, op. cit., pp. 163-164 tav. 9, 11; Capua, ibidem, n. 192 tav, lO, 15; Venusia, ibidem, n. 491 tav. 19, 13; Metaponto, ibidem, un. 1014-1015 tav. 35, 19; Copia, ibidem, n. 1392 tav. 43, 33.”[]
  25. Maraina81 – Il Museo Archeologico di Cirò Marina[]
  26. Lo strìgile era uno strumento in metallo impiegato nell’antichità, alle terme o in palestra, per detergere dal corpo la mistura di olio e polvere usata per pulirsi. Tale pratica restò in auge fino alla diffusione del sapone, di origine barbarica, avvenuta nella tarda antichità.[]
  27. Medaglia, op. cit., 2010, p. 136[]
  28. V. Gerti[]
  29. Elisa Chiara Portale, Rappresentazioni del sacro femminile. I busti femminili ‘di tipo agrigentino’, 2021[]
  30. Keely Elizabeth Heuer, “Vases with Faces: Isolated Heads in South Italian Vase Painting“, The Metropolitan Museum Journal, vol. 50, 2015[]
  31. Un cenotafio è un monumento sepolcrale che viene eretto in un famedio, in una chiesa o in altro luogo, per ricordare una persona o un gruppo di persone sepolte in altro luogo, Wikipedia[]
  32. E.C. PORTALE, Busti fittili e Ninfe: sulla valenza e la polisemia delle rappresentazioni abbreviate in forma di busto nella coroplastica votiva siceliota, in Philotecnia-Studi sulla coroplastica della Sicilia greca, Catania 2012, pp. 227-299 []
  33. Medaglia, op.cit., 2010, p. 65[]
  34. Marino et Al. 2017, p. 108; vedere anche “La donazione di Philon” di M.L. Lazzarini in Spadea 2008 p. 45[]