Italia Nostra e GAK confermano la preoccupazione per la sorte del patrimonio storico-artistico-archeologico e paesaggistico di Capo Colonna

Domenica 18 marzo u.s., su invito dei soci del Gruppo Archeologico “Paolo Orsi” di Soverato ,una delegazione di Italia Nostra e del Gruppo Archeologico Krotoniate si è recata al Museo Archeologico di Capo Colonna per visitare l’interessante mostra “Annibale. La fine di un viaggio” a cura di Gregorio Aversa, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Crotone, e della prof.ssa Giovanna De Sensi dell’Unical.

Ispirata alla mostra Annibale. Un viaggio,  inaugurata a Barletta in occasione della ricorrenza della battaglia di Canne,  quella esposta al museo di Capo Colonna è stata arricchita con reperti provenienti dal territorio calabrese ed a nuovi pannelli fotografici, grazie ai quali il visitatore  percorreun itinerario davvero affascinante sul tema del viaggio e dell’eroica impresa di un grande condottiero dell’antichità, Annibale, con particolare riguardo alla sua permanenza nell’area del promontorio lacinioprima di riprendere il viaggio, via mare, verso Cartagine.

La visita guidata al Museo ed al parco archeologico ha avuto una doppia valenza: culturale e sociale, avendo offerto l’opportunità di rivedere gli amici delle associazioni con le quali sabato 10 marzo u.s. si è organizzato e condiviso il terzo Itinerario su ferro attraverso i siti archeologici della Magna Graecia, sulle orme dei viaggiatori del Grand Tour, da Crotone a Kaulon e poi alla Cattolica di Stllo.

La visita al parco archeologico, per quanto di breve durata, ha confermato la preoccupazione per la sorte di un’area tra le più rilevanti e suggestive -anche per il contesto paesaggistico- della Calabria, per la cui concreta salvaguardia sono impegnati da tanti anni Italia Nostra e GAK. 

Amaramente si è constatato che, nonostante i cospicui finanziamenti erogati anche nel recente passato,i saggi di scavo sono ancora incompleti, il mare continua ad erodere le coste, sommergendo non solo strutture antiche ma anche costoni di falesia.

Si sono riscontrati danni persino al famoso mosaico dei delfini che l’archeologo Paolo Orsi aveva scoperto nel 1910 proprio a Capo Colonna, all’epoca  considerata alla stregua di una cava di pietra, oggetto di rapina,abbandonata e degradata.

Fu solo grazie all’ intervento del grande archeologico roveretano che Capo Lacinio era stato salvato dalla totale spoliazione.

Dalle associazioni un appello congiunto alle Istituzioni per la salvaguardia del patrimonio storico-artistico-archeologico e paesaggistico di Capo Colonna. Prima che sia troppo tardi.