La Crotoniatide

Il territorio krotoniate, o “Crotoniatide“, che gli scrittori del XIX sec. indicavano come “Crotonitide”, è il territorio sotto l’influenza ed il controllo della polis magno-greca di Kroton; si estendeva grosso modo come l’attuale territorio della Provincia di Crotone.

Nota 1:
nel testi richiamati di seguito viene utilizzato il termine “Crotonitide“, ma attualmente è utilizzato “Crotoniatide“, più corretto in quanto viene utilizzato il suffisso -ate che in toponomastica ha valore aggettivale e di solito indica appartenenza a una persona o una famiglia o ad un elemento geografico.

Nota 2:
I testo originali riportati rappresentano le conoscenze degli eruditi di fine XIX secolo e contengono molte inesattezze ed errori.
Si invita a non utilizzare acriticamente l’identificazione dei toponimi antichi con quelli correnti
. L’identificazione di città e dei fiumi antichi con gli attuali toponimi è spesso errata e conseguenza di una di serie di errori stratificati, sviluppatasi a partire da quanto scriveva Gabriele Barrio nel 1571 in De antiquitate et situ Calabriae, testo utilizzato come riferimento da diversi geografi e eruditi successivi. Si citano insediamenti che non una corrispondenza con gli abitati attuali, e per la maggiorparte non si hanno riscontri archeologici nè epigrafici.

La Crotoniatide in Atto Vannucci

Vediamone la descrizione fornita da Atto Vannucci in “Storia dell’Italia antica” (1873).

Aree di egemonia di Sibari, Crotone, Locri, Reggio VI sec. a.C.
(De Sensi Sestito)

Dalla sponda sinistra del fiume Tacina sino alla destra del fiume Hylia che oggi è il “Calonato”12 stette la Crotonitide costeggiante dentro terra le falde della Sila e confinante coi Bruzi. Ivi belle marine e monti e valli e pianure, e aria dolce e salubre, e fertilissime terre bagnate dall’ Esaro e dal Neto di cui nei versi sono celebrate le amene rive e le ricche e odorose pasture((5 Teocrito, Idill. , IV, 17-18, 21-25; Dionisio, Perieg. , 370.)).

Ivi sporgevano in mare i tre promontori lapigii (oggi Capo delle Castella, Capo Rizzuto, e Capo delli Cimiti) ricordanti gli Iapigi, antichi dominatori della contrada3: e più oltre il grande promontorio Lacinio (Capo delle Colonne) il quale, spingendosi per otto miglia nel mare, col Capo di Leuca racchiude il golfo di Taranto; promontorio famosissimo presso gli antichi, perchè da esso come da punto ben noto prendevano le distanze delle città, dei promontori, e dei seni4.

A sei miglia di qui sulle due rive dell’Esaro sorse la nobilissima città di Crotone fondata, a quanto fu detto, in età molto antica dagli Iapigi, e ingrandita poscia da una colonia d’Achei5; magnifica, popolosa, ardita, guerriera, fornita di porto, con molte forze di mare e di terra, ricca di fertili campi, di commerci e d’industrie, assicurata da grandi mura di dodici miglia di giro, e da una fortezza atta a difenderla dalla parte di terra e di mare; fiorente di civiltà sopra tutte le greche d’Italia per gli ammaestramenti morali e civili che le dette Pitagora. I suoi cittadini forti in battaglia andarono gloriosi anche per loro spesse vittorie ai giochi di Olimpia: e quindi dicevasi l’ultimo dei Krotoniati essere il primo degli altri Greci6; e le sue donne erano belle così che Zeusi le prese a modello per comporne la sovrana bellezza di Elena7.

Per tanta abbondanza di beni la bella e beata Crotone fu posta sopra tutte le città meglio adatte a menarvi più agiata e più gioconda la vita8. Ma nelle tristi vicende delle discordie civili se ne andò la forza antica, la prosperità, e ogni bene: e più tardi altri la vide piena di male arti, di frodi, e di brutti costumi9. Tutti gli antichi splendori scomparvero. L’aria stessa celebrata per salubrità proverbiale, divenne malsana, come è anche oggi l’estate nella moderna Cotrone. L’ ameno Esaro è un povero e melmoso ruscello che di antico non serba che il nome. La fortuna del luogo e del popolo è ricordata solo dalle belle e ricche monete su cui l’aquila sta simbolo dell’antica potenza10.

E quasi senza lasciare vestigi perirono anche le vecchie città soggette a Crotone; l’antichissima Chone edificata già dai Pelasgi11; Petelia e Macalla, forte per natura e per arte, ricordata a Strongoli da ruderi, da monete, e da epigrafi12; Siberene attribuita da Stefano Bizantino agli Enotri; Crimisa13 non lungi dal promontorio Crimiso detto ora punta dell’Alice e qualche altro luogo di cui appena ricordasi il nome.

Dopo il fiume Hylia – ovvero l’odierno torrente Fiumenicà – confine dei Crotoniati, continuando per la spiaggia marina, nella prima parte del golfo di Taranto, fu la Sibaritide.

Megas Hellas
La Magna Grecia meridionale, le colonie, le etnie dei fondatori

La Crotoniatide in Giuseppe Del Re

Qualche decennio prima Giuseppe Del Re nella sua “Descrizione topografica fisica economica politica de’ Reali Domini al di qua del Faro nel Regno delle Due Sicilie: con cenni storici fin da’tempi avanti il dominio de’ Romani” (1830), Volume 1 p. 315-317, così descriveva la “Regione Crotonitide”.

Antioco, Erodoto e Scimno di Chio danno a Crotone per fondatore un certo Miscello condottiere degli Achei nell’anno 710 avanti l’Era volgare. Eraclide Pontico, lo scoliaste di Teotrico14 e Diodoro le attribuiscono diversa origine in epoca anteriore. Il nostro Mazzocchi la suppone opera de’ Giapigi ne’ prischi tempi. La situazione sulle amene sponde dell’Esero e presso al mare, la fertilità delle campagne e la salubrità del clima la ·fecero presto prosperare in gente, in commercio ed in ricchezza. Sembrano incredibili le sue forze terrestri e marittime , tramandate da più scrittori. Dopo la famosa vittoria riportata da’ Locresi , i suoi abitanti rinunziarono al mestiere delle armi. Si diedero alla mollezza ed a’ vizi, e vissero così fino a che Pitagora non li rimise nel buon sentiere. Allora i vecchi abbandonarono i pensamenti depravati; le donne presero ad orrore i capricci e gli abbigliamenti; i giovani preferirono alle voluttà l’amore delle scienze, delle lettere, delle arti; e, secondo la testimonianza di parecchi scrittori, concorse l’intera nazione allo stabilimento di un ordine diretto alla massima perfezione de’ suoi membri ed alla comune felicità. I particolari di ciò che si è scritto da Aristotele , da Aristosseno, da Diccarco, e da altri scrittori sulla vita e dottrina di Pitagora e sulla riforma de’ costumi , si leggono esposti con precisione e chiarezza nella dotta opera di M. Meinera, ed in quella più a noi vicina del sig. Defendente Sacchi, intitolata Storia della Filosofia Greca.

Di tempo in tempo Crotone fu soggetta a fieri attacchi di possenti nemici. Le sue mura, che avevano un giro di 12mila passi, rimasero distrutte per più della metà in tempo di Pirro. La sua rocca posta in sito forte per natura fu superata con inganno da Dionisio. Le sue contrade divennero più volte
presa delle armi Bruzie e Cartaginesi insieme collegate, ed essa stessa cadde in poter loro per tradimento di Aristomaco suo cittadino. Gli abitanti potettero allora ottener a stento l’abbandono della propria patria, e l’imbarco per Locri dove ricevettero accoglienza gentile ed ospitale. La sua massima sciagura avvenne sotto l’assoluta potestà di Menedemo, uno de’ principali cittadini, e di Agatocle, signore di Siracusa. Dopo altre vicende la sua indipendenza risorse in uno stato di languore, e soggiacque per sempre all’estremo fato sotto il dominio de’ Romani.

Non vi ha scrittore di que’ tempi che non innalzi a somma lode i suoi rinomati atleti, e vie più i suoi celebri filosofi, e tra questi Alcmeone e Democede medici, Filolao, maestro di Platone e di Archit, Neocle, Ascone ed altri, oltre le tante donne , di cui sopravvivono ancora non pochi frammenti come testimonianze del loro sapere.

La regione Crotonitide oggidì formante i circondarii di Cotrone, Policastro , S. Severina, Strongoli , Umbriatico e Cirò nella 2a Calabria Ulteriore, di Longobucco, Campana, Cariati e Cropalati nella Calabria Citeriore, si stendeva dal Capo Rizzuto sino al fiume Calonato15 tra la riva del Ionio e la falda della Sila, a lato de’ Turii verso il nord, de’ Bruzii verso l’ovest, e degli Scilletici verso il sud.

Topografia della regione Crotonitide

Città:
Croto in Cotrone e ne’ suoi contorni, alleata, colonia. M.U.
Sibarena in S. Severina
– Chone in Casabona (Χώνη in Strabone)
Petelia vel Macalla in Strongoli. M.U. (Πετηλία   in Strabone)
Pumentum in Cerenza (Γρουμεντὸς in Strabone, Pumentum in Apollodoro)
Vertinae a Verzine presso Cerenza (Ὀυερτῖναι  in Strabone)
Crimisa dein Paternum in Cirò (Κρίμισσα  in Strabone, Paternum in Itinerarii Antonini)((L’opinione su Paternum localizzata tra Cirò e Cirò marina era comune tra gli studiosi tra il Rinascimento e il Novecento. Solo dal 1990 in poi, sulla base di analisi topografiche sul possibile tracciato jonico degli Itinerarii Antonini ed valutazioni archeologiche sulla dislocazione di scavi archeologici, l’opinione condivisa tra gli storici è che Paternum è più correttamente localizzata in un area a nord di Crucoli Torretta))
Brystacia in Umbriatico (o Brystakia, insediamento enotria in Stefano Bizantino)
Calasarna a Campana (Καλάσαρνα in Strabone)

Templi:
Junonis Laciniae nel capo delle Colonne
Apollinis nella Punta dell’Alice

Promontori:
Japysum tria promontoria, il Capo Rizzuto
Lacinium, il Capo delle Colonne
Crimisa, nella Punta dell’Alice
Clibanus mons, il Visardo presso Policastro e S.Severina

Fiumi
Aesarus, Esaro
Neathus, Nieto
Crimisa, il Fiuminicà
Traens il Trionto
Hylia, il Calonato

Dioscorum et Calypsus insulae, presso il Capo delle Colonne

La Crotoniatide in Giuseppe De Luca

Qualche anno prima un’altro studioso napoletano, Giuseppe De Luca, in “Il reame delle due Sicilie: descrizione geografica, storica, amministrativa” (1860), p. 115-119 , aveva proposto una diversa descrizione della Crotoniatide.

“La Magna Grecia fu divisa in più repubbliche e piccoli stati indipendenti, ed è facile di distinguerle, e per le città autonome che batterono le proprie monete, e che furono le metropoli di ciascuna regione, e pe’ naturali confini posti da geografi antichi. Le regioni, in che la Magna Grecia era divisa, furono la Locride, la Caulonitide, la Scilletica, la Crotonitide, la Sibaritide o Turiatide, la Siritide o Eracleotide, la Metapontica e la regione Tarentina”.

“La Crotonitide era rinchiusa tra ‘l mare e la gran falda della Sila, e si estendeva dalla sinistra sponda del Tacina insino alla destra del Calonato, confinando co’ Brezii, e comprendendo l’odierno distretto di Cotrone. Ha una superficie di vario aspetto, interrotta da monti, da valli e da pianure, irrigata da fiumi di lungo corso, terminata dalle belle e sorridenti rive del Jonio.

E qui vennero i Japigi, i Caoni o gli Enotri, e le greche colonie degli Achei, in questi luoghi circondati di favolose tradizioni; e qui traevano a gara da tempi remotissimi, trovando fertili le terre, dolce e mite il clima, e l’aere salubre. E tanti uomini armarono per terra e per mare i Crotoniati, che sembra no, se non favolose, almeno esagerate le tavole militari che di essi rammentano gli storici. Ma per le vicende de’ tempi e per la mutata condizione delle cose, una contrada cosi celebre vedesi oggi intristita per buona parte dell’anno da aria malsana e nocevole; perché, venuta manco la popolazione, e renduto ignudo di alberi il suolo, alle pestifere esalazioni de’ ristagni del Neto si uniscono quelle delle terre argillose, che si screpolano agli ardenti raggi del sole.

La spiaggia di questa contrada s’incurva in piccoli seni, ed ha alcune punte sporgenti; e sono da notare il Capo delle Castella, il Capo Rizzuto, e più oltre quello detto delli Cimiti, i quali formavano i tre promontori i Japigi degli antichi. Nelle vicinanze dell’ultimo di questi capi furono trovati ruderi di un serbatoio di acqua di opera laterizia, ed un tempietto, e fondamenti di antiche fabbriche e pavimenti a musaico. E di qui si apre una baia profonda, sparsa d’isolotti e di scogli, la quale ha termine nel capo delle Colonne, noto nell’antica geografia col nome di Promontorio Lacinia. E sulla punta di questo promontorio sorgeva il celebre tempio di Giunone Lacinia, più celebre di Crotone stessa, dice Livio, e comune santuario degli Enotri, fondato da tempi remotissimi, e probabilmente da’ Pelasgi16. Alla magnificenza di quel tempio concorsero tutt’i popoli della Magna Grecia, e i Crotoniati e i Sibariti sopra tutti gli altri; e molte tavole ebbe dipinte dal celebre Zeusi di Eraclea.

Davanti alla spiaggia del promontorio Lacinio, alla distanza di 10 miglia, Plinio pone l’ Isola de’ Dioscuri, cosi detta probabilmente da qualche tempietto innalzato a Castore e Polluce, numi de’ naviganti. E poco discosta di qui eravene un’altra detta di Calipso, quella stessa, secondo l’opinione degli antichi, che Omero descriveva col nome di Ogigia.

Crotone era 6 miglia lontana dal promontorio Lacinio, città primaria della regione, ed una delle più forti e più illustri della Magna Grecia. I primi fondatori furono i Japigi o i Pelasgi, ai quali in processo di tempo si aggiunse una colonia di Achei, e più tardi un’altra colonia di Corintii. E crebbe la città grandemente, e giunse a tale segno di prosperità che poté essa pure formare altre colonie, tra le quali è ricordata quella di Caulonia, e quelle mandate a Pandosia e a Terina. Ma alla sua massima potenza e gloria si levò Crotone dopo l’arrivo di Pitagora, verso l’anno 535 av. l’era volgare, il quale guadagnando con soave eloquenza i cuori di un popolo sgagliardito e corrotto, filosofando nel ginnasio, ne’ templi, net senato, seppe richiamarlo alla modestia e alla temperanza; e i giovani preferirono allora alle voluttà i doveri di uomo e di cittadino e lo studio delle lettere, e le donne stesse, deponendo gli ornamenti muliebri, li offersero in dono a Giunone protettrice della città; quindi i Crotoniati furono indirizzati al buon costume, alla sapienza, al buon governo politico.

Entrarono i Crotoniati in guerre lunghe e sanguinose, e vinsero i Sibariti, ma furono vinti da’ Locresi, e saccheggiati da’ Siracusani guidati da Agatocle. Entrarono nelle guerre tarentine e cartaginesi, e furono lacerati da partiti contrarj.

Ebbe Crotone monete sue proprie, simili a quelle delle altre città nostre di origine achea; e il tipo costante è il tripode; ma ve n’ha di altre dove vedesi la testa di Apollo o di Minerva o di Giunone, e molte co’ tipi diversi di Ercole. Ebbe templi superbi, e furono celebrati, sopra tutti gli altri, quelli di Ercole, di Apollo, delle Muse, di Cerere e di Marte. La città era circondata di forti mura, e avea nobili edifizj, e fu riguardata come la più bella città d’Italia.

Presso Crotone e dalla parte del mare era uno stagno, ricordato sotto il nome di Melimno17, e formato di acque marine: fu prosciugato nella costruzione delle nuove mura della città, ma il sito conserva ancora il nome antico. E quivi intorno soprastante al mare si eleva un monte aprico, con belle vigne ed alberi fruttiferi sulle falde, e pascoli abbondevoli nelle alture e con fonti di acque freschissime; e fu forse l’ombroso Latimno, ricordato da Teocrito18.

Siberena era città di questa contrada, fondata probabilmente da’ Sibariti, e nota tra gli antichi pei suoi pregiati vini. Il nome di quella città si conserva ancora in quello di S. Severina.

Petiliadetta pure Macalla da’ greci scrittori, era città antica di questa regione, fondata da coloni tessali, i quali portarono la rimembranza e il culto di Filottete, ch’era il loro patrio eroe, e al quale innalzarono un tempio ed un sepolcro. La città fu posseduta da’ Bruzii, fu alleata de’ Romani, e resisté valorosamente alle armi di Annibale, il quale non prese la città ma le rovine di Petilia. Cessate le guerre cartaginesi, i Romani fecero di riedificare e ripopolare la città, la quale crebbe prosperevolmente. Di Petilia restano lapide importanti, e monete, quasi tutte di bronzo, co’ varj tipi di Giove, Apollo, Diana, Minerva, Cerere, Marte, Ercole, ch’erano numi adorati nella città, e aveano altari e templi.

Petilia era poco discosta dalla marina del. Ionio, 15 miglia lontana da Crotone; e pare che fosse nel sito dell’attuale Strongoli, dove furono trovate iscrizioni, e le greche epigrafi più antiche; ed era in una bella situazione sopra un alto monte fortificato dalla natura e da spesse muraglie; e sono vestigj della floridezza e magnificenza della città i frammenti di colonne a canalate con capitelli dorici simili a quelli di Pesto, e molte colonne di granito di Egitto.

Nelle vicinanze di Petilia era il monte Clibano degli antichi, oggi monte Visarda19, tra Paleocastro e S. Severina; e Bristacia, città antichissima degli Enotri, tra le sorgenti del fiume Lipuda; e più oltre della foce di questo fiume era il promontorio Crimisa, oggi punta dell’Alice, il quale tolse questo nome dalla vicina città di Crimisa. Sopra quel promontorio sorgeva un tempio sacro ad Apollo Aleo, così detto probabilmente dalle supposte peregrinazioni di Filottete; ma niun vestigio vedesi di quel tempio, forse perché il promontorio è tutto ricoverto di cedri, di aranci e di alberi di ogni sorta, che ne covrono le rovine. In quelle vicinanze furono trovate monete di Taranto, Metaponto e Petilia, e lucerne, e rottami di marmo, e rozzi vasi ch’erano forse in antichi sepolcri. E 3 miglia lontana da quel promontorio sorgeva la città di Crimisa, fondata probabilmente da’ Tessali, nel sito dell’odierna Cirò, innalzata sulle rovine della città antica. E con lo stesso nome fu noto tra gli antichi il fiume che segna il confine tra la Crotonitide e la Sibaritide, e che ne’ tempi successivi cangiò in quello d’ Ilia, ch’è da riconoscere nel Fiuminicà di oggidì, che dà nome ad un vicino promontorio, tra’ fiumicelli dell’ Arso e di s. Venere”.

Pubblicazioni correlate

  1. ndr: in realtà l’Ilia, o Hylia, è da identificare con il torrente Fiumenicà, al confine tra Crucoli e Cariati; nel XXIX secolo persisteva ancora una errata conoscenza dei nomi dei fiumi che sfociavano nel mar Ionio tra Mirto e Cirò, derivante da errori presenti già dal XVI sec. sulle carte geografiche []
  2. Strabone, VI, 2; Tucidide, VII, 35. []
  3. Eforo in Strabone, VI , 2. []
  4. Plinio, III, 6, e 15 e 16 ; Mela, II, 4).) ”e perchè sulla sua punta sorse il tempio di Giunone Lacinia, detto più antico della guerra di Troia, splendido di bella architettura, di colonne, di statue, di famose pitture; e ricchissimo dei voti, e dei preziosi doni che la folla dei devoti vi recava dalle vicine e dalle lontane contrade; con intorno un sacro bosco pieno di pingui pascoli ove i greggi pascevano senza custodia di pastore, sicuri dalle insidie delle fiere e degli uomini , e aumentavano la ricchezza e il lusso del tempio” ((Livio, XXIII, 33; XXIV, 3; Cicerone, De Divinat. , 1 , 24 e De Invent. , II , 1 ; Servio, Ad Aen..III, 553; Strab., VI, 2; Plinio, XXXV, 36; Pausania , VI, 13; Vitriolo. De Giunone Lacinia, dissertatio qua templum in Crotoniati agro olim positum illustratur, Neapoli 1S12; Vito Capialbi , Di un’area dedicata alla Giunone Lacinia, Napoli 1846; Saint-Non, Voyage pittoresque de Naples et de Sicile tom. 3, p- 105, Paris 1783. []
  5. Antioco in Strabone , VI, 2; Erodoto, VII, 47 []
  6. 3 Livio, XXIII, 30; XXIV, 2 e 3; Erodoto, III, 137; V, 47; Polibio, X, 1; Strabone, VI,2; Diodoro, VIII, 17; X,3; XII, 9; XIV,103; Ovidio, Met. XV, 15 ; Plinio, III, 15; Porfirio. Vita Pythag. ^ 18; Silio Italico, XI, 18 []
  7. Cicerone, De Inventione II, 1 []
  8. Teocrito, Idill., IV, 31 e Schol. , ivi; Giuseppe Squillace – Le fonti di Teocrito per la Crotoniatide antica, 2008 []
  9. Petronio, Sat. 116 []
  10. Millingen, Numisni. de l’ancienne Italie pag. 17; Valentini, numismatica di Cotrone, nel Calabrese, Cosenza 1843; Carelli, Nuova Italiae veteris, Lipsiae 1850, tav. CLXXXV, n. 43 e segg.; Nola-Molisi, Cronaca dell’antichissima città di Crotone e della Magna Grecia Napoli 1619 []
  11. Apollodoro in Strabone , VI , 1 []
  12. Strabone, loc. cit. ; Livio, XXVII, 20; Virgilio, Aen.III, 402, e Servio, ivi; Appiano. Annib. VII, 29; Carelli, loc. cit. pag. 101 []
  13. Strabone, loc. cit. []
  14. “La sua opulenza (di Crotone) e le sue delizie eran tali che niun’altra città d’Italia feco gareggiar potea; ond’è riputata per la più felice Repubblica, che fioriva: e perciò dice lo Scoliaste di Teocrito: excellebat Croto omnes Italiae Urbes fortitudine, et rerum affluentia; unde etiam in proverbium abiit: nihil esse alias Urbes, si cum Crotone comparentur“. Rif. Nicola Fortunato – “Discoverta dell’antico Regno di Napoli col suo presente stato a pro della sovranità e de’ suoi popoli memorie”, 1767, p. 57 []
  15. inteso come il fiume Hylia, l’odierno Fiumenicà al confine tra Cariati e Crucoli []
  16. Con il nome Pelasgi i Greci dell’età classica indicavano il complesso delle popolazioni preelleniche della Grecia, generalmente considerate autoctone e antenate dei Greci stessi ma, all’epoca, ormai estinte e delle quali, peraltro, riportavano vicende confuse e contrastanti []
  17. Per approfondire: Andrea Pesavento – “Paesaggi Crotonesi: lo stagno di Milino ed i casini vicino al molo” in Archivio Storico Crotone []
  18. Dall’Idillio XXIV:
    BATTO: Davvero! Guarda questa vitella: le son rimasti solo gli ossi. Campa di rugiada, come la cicala?
    CORIDONE: Ma no, perdìo! La faccio pascolare in riva all’Esaro, e le do un bel mazzo di erbe tenere; e alle volte si diverte a correre sull’ombrosa collina del Latimno
    .
    Per approfondire: Giuseppe Squillace – Le fonti di Teocrito per la Crotoniatide antica (2008) in Biblioteca Digitale del GAK []
  19. Il mons Clibanus è citato dal solo Plinio in Storia Naturale III 15 (95-96), e che potrebbe essere identificato nel Monte Fuscaldo, come riferito da Giuseppe Squillace in Op.Cit. []