Gli askoi in bronzo a forma di sirena rinvenuti a Le Murgie di Strongoli e nella chora meridionale.

Descrizione dei reperti

Si tratta di askos, unguentari in bronzo del V secolo a. C. raffiguranti delle sirene,

L’askos (dal gr. ἀσκός «otre») è un’antica forma vascolare greca usata per versare piccole quantità di liquidi oleosi, utilizzata come unguentario o per riempire le lampade ad olio. Il nome col quale in epoca moderna si designa tale forma è convenzionale, esso era originariamente usato per le otri da vino in pelle d’animale. L’uso è diffuso in Grecia e in Italia già in epoca preistorica e perdura fino al periodo classico ed ellenistico1. Una tipologia di askos è in ceramica, di forma piatta e tonda, più larga che alta, e per un tubo (collo) con beccuccio, impostato a una o a entrambe le estremità, collegato all’ansa leggermente arcuata che si estende lungo tutta la parte superiore, da un beccuccio all’altro o da un’estremità del corpo al beccuccio sull’estremità opposta. La caratteristica forma del collo lo rende adatto a trattenere la fuoriuscita dei liquidi oleosi. Sono in genere variamente ornati con decorazioni geometriche e figurate, frequenti sia a figure rosse, sia a vernice nera.

Esistono varianti plastiche zoomorfe o antropomorfe bifronti di stile teatrale, realizzate in ceramica e raramente in bronzo. Fra questi i due askos provenienti dal territorio crotoniate, entrambi di raffinata fattura e raffiguranti delle sirene, le figure mitologico-religiose greche dal corpo di uccello e la testa di donna.

L’askos della chora meridionale di Kroton, in territorio di Cutro

Un askos a forma di sirena in bronzo datato al 540-530 a.C. proviene dalla chora meridionale di Kroton, in territorio di Cutro (presso un ponte della strada che porta ad Isola Capo Rizzuto)((per i dettagli vedere in Domenico Marino “Le Sirene di Kroton” (2010), p. 21)); fu rinvenuto in circostanze non meglio precisabili negli anni ’20 del XX secolo e donato ad Armando Lucifero, e poi assicurato alle collezioni statali; la sirena ha le ali chiuse, collo e busto femminili ma priva di braccia; il manico obliquo consiste in una figurina femminile (kore).

Secondo R. Spadea il pendente può richiamare l’ambiente argivo e, se alcuni particolari decorati – vi hanno dei precedenti in elaborazioni di matrice rodia o corinzia (resa dei particolari del piumaggio), nondimeno è palese l’influsso laconico nel trattamento del volto, della pettinatura nella parte frontale e in alcuni particolari (il pendente, il polos). La presenza del meandro e la tipologia del pezzo sembrerebbero confermare la tesi di un prodotto locale che ha risentito dei vari influssi e correnti presenti nella koiné delle colonie achee2.

Askos a forma di Sirena dalla chora meridionale di Kroton (vista laterale)

Il contesto di rinvenimento, della sirena della chora meridionale è poco definito; A. Ruga ipotizza che il luogo essendo non lontano dal Santuario di S.Anna – Loc. Manca della Vozza, possa essere un ex-voto che, precedentemente esposto in un ambito del santuario, sia stato poi deposto, secondo una prassi consolidata nell’antichità, in una stipe votiva scavata nelle pertinenze dell’area sacra e poi dispersa in luoghi poco distanti((A. Ruga in D.Marino “Le Sirene di Kroton“, 2010, p. 21)).

L’askos di loc. Le Murgie di Strongoli

L’altro askos in bronzo, a forma di sirena datato prima metà del V secolo a.C., proviene da scavi clandestini dal territorio di loc. Le Murgie di Strongoli, ha sempre le ali chiuse, collo e busto femminili, ma ha le braccia aperte in avanti, stringendo nella mano destra una syrinx (siringa) e nel palmo sinistro una melagrana; il manico obliquo consiste in una figurina maschile giovane (kouros).

Askos a forma di Sirena ritrovato a Le Murgie di Strongoli (vista laterale)

Per una descrizione tecnica e di dettaglio dei reperti si rinvia a Laura Ambrosini “La sirena in Etruria, Grecia e Magna Grecia“, 2016, p. 76-82.

Per l’askos delle Murge, nonostante il suo rocambolesco recupero (esposto più avanti nel testo), il contesto di rinvenimento è sicuramente di tipo funerario. Considerata la somiglianza tra i due oggetti, anche se di epoca e fattura diversa (“con peculiarità e dissonanze”), è plausibile anche per l’askos della chora meridionale una provenienza da un corredo funerario.

La sirena delle Murgie di Strongoli appena ritrovata, ed ancora da restaurare (foto Giuseppe Sotira)
La sirena delle Murgie di Strongoli appena ritrovata, ed ancora da restaurare (foto Giuseppe Sotira)

Simbologia delle sirene nella krotoniatide

Molti sono i campi semantici attribuiti alle Sirene e alla loro complessa genealogia: di volta in volta creature dai poteri nefasti, esseri ibridi e teriomorfi((Nella storia delle religioni e in storia dell’arte, teriomorfo si riferisce ad una divinità o figura mitica raffigurata in forma di animale. Rif. Voc. Treccani)). Sono vergini punite per essersi sottratte al potere di Afrodite, simboli di un eros perverso; nell’iconografia antica sono rappresentate metà donne e metà uccelli; una lettura antropologica del mito riconosce alle Sirene un’identità sessuale, ma non un ruolo sociale; per questa condizione liminare sono raffigurate a presiedere ai passaggi e a sovrintendere a ritualità funebri((Raffaella Bertazzoli – Il mostruoso e divino incanto, le sirene e un caso di ekphrasis, 2019, p. 335))). Una versione del mito le vuole figlie della Terra e ancelle di Persefone, la signora dell’Ade, e che dimorassero alle soglie dell’oltretomba perché chiamate ad alleviare il dolore dei familiari in lutto unendosi ai loro lamenti e a facilitare al defunto l’accesso al suo nuovo status, eredi, inoltre, nel caso di decessi infantili, del ruolo di nutrici dei nuovi nati altrimenti svolto dalle principali dee olimpie((Rif. Margherita Corrado – Sul dorso della sirena. La Crotone pitagorica in alcuni capolavori d’arte funeraria, 2015)).

Nella tradizione letteraria esterna all’epica le sirene stazionavano alle porte dell’Ade con il compito di consolare le anime dei defunti con il loro dolce canto e di accompagnarle nell’Ade (funzione «psicopompa»)((Nella mitologia e in religione, lo psicopompo è una figura (in genere una divinità) che svolge la funzione di accompagnare le anime dei morti nell’oltretomba. La parola “psicopompo” deriva dal greco ψυχοπομπóς, composta da psyche (anima) e pompós (colui che manda); rif. https://it.wikipedia.org/wiki/Psicopompo)); si tratta di un’entità neutrale, un messaggero dell’aldilà, una sorta di demone tra il mondo sensibile e il mondo sovrasensibile che non giudica gli uomini ma si limita a traghettarli nel mondo ultraterreno. Sofocle le definisce «le due che cantano le leggi dell’Ade»; Platone le colloca nell’Ade e lo stesso fa Euripide nell’Elena che le pone al servizio di Persefone, della quale costituiscono il «lugubre coro». Gli ateniesi nel IV secolo a.C. usavano porre sulle tombe statue di Sirene o lapidi sormontate da Sirene che suonano e cantano il threnos, il compianto in onore del defunto, oppure in vesti di piangenti, che esprimono il lutto con l’atteggiamento di percuotersi il petto o strapparsi i capelli. In questo ruolo di mediazione la sirena illustra perfettamente la funzione cognitiva che la cultura greca (come molte altre) assegna agli ibridi: in quanto esseri che sovvertono le leggi di natura, che nella loro stessa biologia travalicano i confini tra i diversi regni del vivente, essi consentono di esplorare, almeno oncettualmente, i territori preclusi all’uomo (almeno da vivo). Così le sirene operano come mediatori tra la realtà umana ed il mondo soprannaturale, tra il mondo dei vivi e mondo dei morti3.

In Magna Grecia il culto delle sirene sembra essere presente solo in ambito sorrentino, dove sorgeva un tempio a loro dedicato((Richiamato in Strabone 12.3, ne sono state proposte diverse localizzazioni, ma non è stato realmente ancora ritrovato. Rif. A. Vanacore, “Il territorio di Surrentum in età romana status quaestionis e problemi aperti“, 2018, pp. 52-56)). Ma l’associazione ad elementi cultuali si riscontra in altre aree magnogreche, come Taranto, Locri((vedere ad es. in Marina Rubinich, Immagini di religiosità italiota: le sirene dei pinakes di Locri Epizefiri, 2012)) e Crotone. Quest’ultima in particolare ha restituito numerose immagini di sirene dall’Heraion di Capo Colonna, e da zone contermini. Tale presenza è spesso messa in rapporto con il pensiero pitagorico e con la sfera escatologica, come chiariscono sempre meglio alcune ricerche sui rapporti di queste figure con le divinità ctonie principali, come anche sulle relazione tra i Santuari di Hera ed i reperti a forma di sirena rinvenuti in essi o richiamati in epigrafi (tra cui un’epigrafe da Samo in cui si cita l’offerta ad Hera di una sirena d’argento) a testimoniare un nesso tra la dea e le sirene4.

Nell’askos delle Murgie, la simbologia della melagrana offerta rimanda al mondo ctonio (sotterraneo), in quanto in genere è nota come attributo di Persefone; mentre il manico a forma di figurina umana rappresenta il defunto traghettato sulle spalle della sirena verso il mondo di Ade. Mentre in alcune opere d’arte le anime vengono portate dalle sirene con le loro braccia, le sirene krotoniati non possono fare altrettanto o perché mancano degli arti superiori, in un caso (la sirena da Cutro), o perché, nell’altro, li utilizzano per impugnare oggetti carichi di significati simbolici che confermano e rafforzano l’interpretazione suggerita. La melagrana, infatti, frutto infero per eccellenza (Persefone è costretta a restare nell’Ade per sei mesi perchè ha mangiato sei chicchi di melograno((Persefone in Rapsodia Mitologica))), implica anche i concetti di fertilità e di rinascita.

Diversi reperti a forma di sirena provengono dal Santuario del Lacinio dedicato ad Hera: si tratta di reperti di varie epoche che documentano la presenza di sirene su oggetti dedicati ad Hera ed offerti nel santuario e forse anche usati come strumenti del culto stesso. La presenza di oggetti con la figura di Sirena si riscontra anche in diversi Heraion del mondo panellenico; tuttavia, il rinvenimento nel cosiddetto “tesoro di Hera” di una sirena e, accanto ad esse, di una gorgone e di una sfinge sembrano confermare “l’ipotesi che le offerte all’Heraion del Lacinio possano essere in relazione con rituali iniziatici” e che “sono, inoltre, figure mitiche, legate alla stessa Hera.”5.

Reperti con sirene in Calabria da: Domenico Marino – Le Sirene di Kroton (2010)
Reperti con sirene in Calabria
(Estratto da Domenico Marino – Le Sirene di Kroton, 2010)

Il legame del territorio krotoniate con le sirene, e concettualmente connesso alla dottrina pitagorica, con il culto di Apollo, con Delfi e con il culto di Hera6:

Pitagora, peraltro, nel suo sistema filosofico, dava uno spazio particolare alle Sirene: ora queste Sirene, che sono nella tetrade e che rappresentano l’armonia, sono figure cosmiche. Esse regolano non i passaggi legati alle varie età della vita con i pericoli ad essi connessi, ma i passaggi nel cosmo: probabilmente Pitagora ha attribuito valore fondante a figure presenti nel pantheon greco, elevandole a principi universali e facendole poi rientrare nella sfera di Apollo“.

Difatti, come riportato da Giamblico sul ruolo delle Sirene per la scuola pitagorica degli acusmatici (Giamblico, De vita pythagorica 82) :
“- La filosofia degli acusmatici consiste in precetti: questi sono impartiti senza che sia mostrato il perché, e detta la ragione per cui si deve agire in un determinato modo. Gli acusmatici si sforzano anche di custodire tutti gli altri suoi detti, e considerano le sue parole opinioni divine, e di loro proprio non dicono niente e credono che niente si debba dire; anzi giudicano massimamente sapienti quelli che conoscono più precetti e insegnamenti.
Tutti questi detti si dividono in tre gruppi. Quelli del primo gruppo rispondono alla domanda: “che cos’è?” Quelli del secondo alla domanda: “che cosa più di tutto?” Quelli del terzo alla domanda: che cosa bisogna fare o non fare?” “
Esempi dei primi: Che cosa sono le isole dei beati? Il sole e la luna. Che cos’è l’oracolo di Delfi? La tetrade, che è anche l’armonia delle sirene.
[Esempi dei secondi:] “Qual è la cosa più sapiente?” Il numero, e in secondo luogo quello che ha dato il nome alle cose. “Qual è la cosa più bella?” L’armonia. “La cosa più potente?” L’intelligenza. “La cosa ottima?” La felicità. “Che cosa si dice con più verità?” Che gli uomini sono malvagi.

Il simbolismo delle Sirene negli acusmatici è estraneo alla concezione ordinaria delle Sirene (quali ad es. le sirene dell’Odissea che incantavano i marinai, facendoli poi morire, e che tentano Odisseo con l’invito “a sapere più cose”; ovvero quelle che tentano Orfeo e gli Argonauti nelle Argonautiche; ma anche le sirene che nella teologia classica sono una guida delle anime nell’aldilà e che suonano una musica il cui incantesimo ha il potere di portare l’oblio dei ricordi mortali alle anime) e si identificazione con l’armonia delle sfere e con la funzione importante riconosciuta alla musica sacra nella scuola pitagorica: per Pitagora sono le Sirene che personificano e custodiscono l’armonia della Tetrade. La stessa cosa accade per Platone7. Imitando con la musica sacra questa musica celeste i pitagorici speravano assimilare la loro anima alla sapienza divina e tornare dopo la morte tra i beati8.

Il cosmo pitagorico comprende non solo la vita terrena, ma la vita dell’universo: e Pitagora stesso, che si identificava in Apollo, in Euforbo e in Ermotimo e aveva vissuto più vite, poteva sentire l’armonia prodotta dalle sfere dei pianeti. Questa armonia delle sfere di cui parlava Pitagora, coincide, come ha dimostrato A. Delatte, con l’armonia della tetrade in cui sono le sirene: questo di nuovo ne conferma la centralità nel pensiero pitagorico, ma le distingue da quelle legate ad Hera.
Si può quindi concludere che sfera delle Sirene pitagoriche e sfera delle sirene di Hera non si possono assolutamente né incontrare, né sovrapporre. Tutt’al più, quel che si può notare, è che possiamo distinguere, attraverso le Sirene nella Crotone di Pitagora, due sfere: una sfera che potremmo chiamare di Hera, che sembra comprendere sia i giovani che dovranno diventare cittadini ma anche il mondo femminile, ed un altra di Apollo, legata al mondo maschile, ma soprattutto agli adepti alla setta.
Gli iniziati erano probabilmente destinati ad entrare in contatto con quel mondo cui lo stesso Pitagora aveva accesso; ma c’era un altro livello, quello del cittadino e delle donne destinate a divenire madri di cittadini, cui doveva sovrintendere Hera. ….
Se l’Heraion era il luogo in cui si attuava l’immissione dei cittadini nel corpo civico, se qui anche le donne dell’aristocrazia crotoniate compivano i loro rituali, consacrando forse le loro vesti, come recita anche un epigramma della Antologia palatina, Hera sovrintendeva, come si è detto, a questo rituale, simbolicamente rappresentato dalle sirene. Ma solo gli iniziati, forse, avrebbero potuto un giorno ascoltare l’armonia delle Sirene della tetrade“.6.

Se dunque un aspetto della presenza delle Sirene nell’Heraion del Lacinio è che esse incarnano la linea di demarcazione tra due realtà diverse, che in senso biologico, è riferito alla vita dell’individuo ed ai suoi passaggi, in particolare quello dall’adolescenza all’età adulta, sia con riferimento al mondo maschile che a quello femminile, d’altra parte, non può non considerarsi il ruolo iniziativo connesso alla filosofia pitagorica.

Ciò troverebbe espressione nella sirene di Le Murgie nella siringa (syrinx) o flauto di Pan che è metafora, con le sue sette canne, dei sette pianeti erranti dell’astronomia caldea, e rimanda al mondo soprasensibile e specificamente all’armonia celeste dei sette suoni che costituiscono l’ottava, cioè la consonanza perfetta9.

Nel territorio che fa capo a Kroton, il simbolismo degli askoi, è in sostenza quello di esseri psicopompi, accompagnatori delle anime, che ormai libere dall’involucro corporeo ‘viaggiano’ verso la loro destinazione finale sul dorso dei prodigiosi volatili. Nel caso dell’askos delle Murgie questo ruolo è reso più evidente dagli oggetti che la sirena tiene in mano: la melograna, simbolo dell’aldilà, e la siringa, simbolo dell’armonia celeste. Tuttavia, nel caso dell’Askos della chora meridionale, tali elementi simbolici non sono presenti, la figurina trasportata sul dorso è di sesso femminile e la sirena indossa gioielli femminili alle orecchie ed al collo, elementi simbolici che sembrano alludere piuttosto a riti di passaggio femminili tra infanzia ed età adulta, oppure a come oggetto destinato ad un corredo nuziale, più propri di un costesto santuariale che funerario.


Il recupero dell’askos delle Murgie

Articolato è stato il recupero dell’askos di Murgie. Era rimasto per 2500 anni sottoterra prima di iniziare un viaggio lungo quasi trent’anni che, alla fine di varie peripezie, passaggi di mano e curiose modalità di vendita illegale, dalle Murgie di Strongoli è ritornato nel territorio crotoniate, consegnato il 27 novembre 2009 dai carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio culturale alla Soprintendenza archeologica della Calabria nel museo di Archeologico Nazionale di Crotone, ove è esposto((Rif. Articolo di Giuseppe Pipita su Il Crotonese del 01-12-2009)).

Proveniente da scavi illegali del 1988, e poi ceduto ad un intermediario che lo vendette per 10 milioni di lire e… una mucca. Le indagini dei carabinieri cominciano nel 1992 quando il Paul Getty Museum di Malibù segnala al Ministero dei Beni culturali di aver acquistato dei reperti provenienti dell’Italia, tra i quali l’askos a forma di sirena. A coordinare l’attività investigativa è la Procura di Crotone che, a partire dal 2000, ha avanzato due volte richiesta di rogatoria internazionale, a norma della Convenzione di Strasburgo del 1959, per interrogare la direttrice del Paul Getty Museum e prendere visione dei documenti di vendita del reperto. Richieste, tuttavia, sempre rifiutate dalle autorità americane.

Fortunatamente ad un certo punto compare un tombarolo “pentito” che fornisce ai carabinieri le foto dello scavo effettuato a Strongoli nel 1988. Prove in mano, i carabinieri partono all’assalto ricostruendo nei minimi particolari il percorso dell’askos.

Dopo la prima cessione dai tombaroli all’intermediario, il prezioso reperto finisce ad un collezionista del centro Italia che lo rivende ad una gallerista svizzera per la somma di 400 mila dollari. Dalla Svizzera il reperto finisce quindi a Malibù per 600 mila dollari. Le attenzioni dei carabinieri si rivolgono sulla gallerista Svizzera, l’unica che può provare la vendita illegale al museo americano e quindi permettere allo Stato di avviare la richiesta di rientro dell’opera.

Gli americani, però, – racconta il comandante del Nucleo Tpc dei carabinieri di Cosenza – non volevano restituirlo neppure davanti a prove evidenti. A questo punto interviene il governo italiano che, attraverso il Ministero dei Beni culturali, all’epoca guidato da Rutelli e l’attività extragiudiziale condotta anche con l’Avvocatura dello Stato, ottiene il rientro in Italia non solo dell’askos, ma di altre importantissime opere d’arte detenute illegalmente dai musei americani”.

L’elemento decisivo è raccontato dall’avvocato Maurizio Fiorilli10:

Presso il Getty Museum il reperto aveva uno strano basamento di legno. Per effettuare le indagini, i Carabinieri, mettono un annuncio sul giornale dicendo che cercavano informazioni su questa reperto. La cosa si poteva fare perché era andato tutto in prescrizione. Si presenta una persona che aveva partecipato allo scavo. Gli chiedo se si ricordasse qualcosa di particolare. Lui risponde che nello scavo si era staccato un artiglio della zampa. Artiglio che siamo riusciti a recuperare. A questo punto andiamo a Los Angeles per il negoziato, e chiedo la restituzione dell’askos. Ma la documentazione che noi avevamo portato era ritenuta insufficiente dai funzionari del museo.  Allora propongo un’ultima verifica, e chiedo di togliere il basamento di legno. Si scopre la zampa che aveva un artiglio in meno. Io apro una mia busta e tiro fuori l’artiglio mancante. E dico: “…adesso questo me lo date indietro…”.”

Finito così, nel migliore dei modi, “l’inseguimento” che gli uomini del capitano Raffaele Giovinazzo, comandante del Nucleo Tpc dei Carabinieri di Cosenza, avevano iniziato nel 2002 quando, prove alla mano, avevano cominciato a ricostruire il percorso nel mercato illegale delle opere d’arte fatto dal reperto rinvenuto a Murgie di Strongoli.

Il reperto è rientrato in Italia nel novembre del 2007 ed esposto al Quirinale. Quindi nel 2008 l’askos di Strongoli ha anche seguito il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un viaggio in Grecia dove è stato esposto come esempio dell’arte della Magna Grecia. Diventa anche ‘testimonial’ delle attività dei carabinieri in occasione della cerimonia, svoltasi a Capodimonte, di celebrazione del 40ennale del Nucleo di tutela del patrimonio artistico dell’Arma.

Sulla cerimonia di restituzione al Museo di Crotone vedere anche l’articolo ed il video in GAK ARS.

Askos a forma di Sirena dalle Murgie (vista frontale)
Askos a forma di Sirena dalle Murgie (vista frontale)

Scheda Tecnica dal J. Paul Getty Museum, Malibu (92.AC.5)

Askòs magnogreco di bronzo in forma di Sirena
Officina locale della Calabria ionica, ca. 470-460 a.C.
H. 15,9; lungh. 19,4
Da una tomba in località Murgie di Strongoli, nel territorio di Crotone

Le Sirene erano per gli antichi le divinità della vita nell’oltretomba. Erano immaginate come creature mostruose con il corpo di uccelli e la testa di fanciulle, dotate di un canto dolcissimo con cui attiravano irresistibilmente gli uomini verso la morte: solo Ulisse coll’espediente dei tappi di cera nelle orecchie dei suoi compagni e facendosi legare all’albero della sua nave poté resistere al loro canto. Esse appaiono sovente nel culto e nel rituale funerario come piangenti e come promessa di felicità dopo la morte. Il melograno e il flauto di Pan (syrinx) che questa Sirena ha nelle mani indicano l’uso funerario dell’oggetto, realizzato probabilmente come contenitore di oli profumati.

Il manico del vaso è costituito da una statuetta di giovane, la cui resa anatomica, come la pettinatura della testa femminile, forniscono anch’esse utili indizi stilistici per la datazione dell’oggetto. Esso trova confronti in altri oggetti della metallotecnica dell’area crotoniate, in particolare un altro askòs proveniente dal territorio di Cutro (G. Jacopi, AC, 1953): vi si scorgono i caratteri di un’officina locale che si rifà a esperienze peloponnesiache, in particolare laconiche11. Un anello che pende dal braccio reggeva forse il tappo, ora perduto.

BIBLIOGRAFIA: Acquisitions 1992, JPGMJ “The J. Paul Getty Museum Journal”, 21, 1993, pp. 104-105, n. 5; R. Belli Pasqua, R. Spadea (a cura di), Kroton e il suo territorio tra VI e V secolo a.C. Appunti e nuove ricerche, Atti del Convegno di Studi, Crotone 3-5 maggio, Comune di Crotone 2005, vol. I, pp. 35-36, vol. II, tav. XIV, figg. 28-29 (per l’esemplare da Isola Capo Rizzuto, ibidem, p. 35, tav. XIII, figg. 24-27).

Foto tratta dalla pubblicazione della Mostra “Tesori Ritrovati”
Roma, Palazzo del Quirinale Galleria di Alessandro VII – 21 dicembre 2007 – 2 marzo 2008

Articoli, e pubblicazioni correlate

  1. https://www.treccani.it/vocabolario/asco []
  2. Spadea, R. 2005, “Oggetti figurati in bronzo”, in Kroton e il suo territorio tra VI e V secolo a.C. Appunti e nuove ricerche, pp. 37-38 []
  3. Loredana Mancini – Le Sirene come paradigma del margine, 2010, p. 12 []
  4. Guglielmo Genovese – I santuari rurali nella Calabria greca, 1999, p. 188 []
  5. Luisa Breglia, Hera e le Sirene al capo Lacinio, in “Kroton ed il suo territorio tra VI e V sec. aC” – Atti a cura di R.Spadea, 2005; per esempi di sirene associati ai santuari di Hera anche in Giulia Rocco, “Nyktopaidias – Considerazioni sulle immagini di uccelli androcefali nell’orientalizzante greco”, in Rendiconti Accademia dei Lincei, Serie IX – Volume XXIV, 2014, pp. 313-322 []
  6. Luisa Breglia, op.cit., 2005, p. 278 [] []
  7. Platone nel mito di Er, spiega allegoricamente l’Armonia delle Sfere, collocando su ciascuna delle Sfere una Sirena. L’insieme delle voci delle Sirene che si accordano fra loro produce l’Armonia del Mondo []
  8. A. Reghini – I Numeri Sacri nella tradizione pitagorica massonica, 1947, p. 40-41 []
  9. Rif. Margherita Corrado – Sul dorso della sirena. La Crotone pitagorica in alcuni capolavori d’arte funeraria, 2015 []
  10. Vicenda riportata nell’articolo “Al Getty Museum sarebbe custodita la terza statua dei Bronzi di Riace” su OrticaWeb del 15 Novembre 2017 []
  11. La Laconia è una regione antica della Grecia posta all’estremità SE del Peloponneso, con capitale Sparta. https://it.wikipedia.org/wiki/Laconia []