Abstract
Crotone, ha avuto diverse cinte muraria nelle diverse epoche della sua storia millenaria, diversamente costituite e localizzate:
- la cinta muraria dell’età antica, la più estesa di dodici miglia, dal quartiere settentrionale al quartiere meridionale
- le mura di età bizantina (alto medioevo), relative al centro storico, a difesa del kastron bizantino (cittadella fortificata), sede del vescovo e dell’amministrazione pubblica,
- le mura di età moderna, che dal XVI secolo proteggevano la città fortificata insieme al castello-fortezza detto di “Carlo V”.
(tralasciamo in questa presentazione le mura dell’insediamento romano al Capo Lacinio)
Le costruzione delle imponenti mura di età moderna hanno comportato la distruzione quasi totale dei precedenti circuiti murari, con il riutilizzo diretto o indiretto dei materiali.
Varie tracce dei diversi circuiti murari so state restituite dalle indagini archeologiche e dalle fonti storiche e letterarie. Questo articolo vuole fare da sintesi dei vari documenti che parlano in dettaglio su questi argomento.
Il circuito murario di età antica
“Già Omero racconta della fondazione della città dei Feaci da parte del loro re: «cinse la città con un muro, costruì le dimore e fece i templi agli dei e divise i campi» (Odissea, VI, 7-10). Le acropoli micenee di Micene o Tirinto erano circondate da mura realizzate con enormi blocchi, appena sbozzati, messi in opera a secco a sostegno di imponenti terrapieni che restituivano l’immagine di grandiosità e potenza della cittadella del re.
La costruzione di un muro di recinto sembra, dunque, un’operazione parallela alla fondazione di una città, definisce il limite tra centro abitato e campagna (polis e chora) e assurge a simbolo di prestigio della comunità”1.
Ma non sempre il contesto storico e territoriale è così omogeneo: ad esempio Sparta, per tutta l’età arcaica, non ha avuto le mura, mentre anche piccole città della Ionia d’Asia avevano mura in terra cruda, risalenti già all’epoca tra l’VIII e il VII sec. a.C. La difesa del proprio territorio è da’altra parte affidato piuttosto a un sistema articolato di controllo di punti strategici, di vie di percorrenza. Inoltre, per la pubblicistica antica greca le mura della città dovevano invece essere costituite dalle file degli opliti e dagli uomini che la abitano 2.
Questo modo di difendere il territorio e le tecniche di conduzione degli attacchi restano simili per tutta l’età arcaica e fino alla guerra del Peloponneso, quando si imporrà una nuova strategia militare e, in conseguenza, un diverso modo di difendere la città che si andrà diffondendo solo nel corso del IV sec. a.C. e caratterizzerà tutta l’eta ellenistica.
Per le colonie occidentali, al momento della colonizzazione, quasi ogni apoikia occupa un posto che era stato già in precedenza occupato dagli indigeni ο frequentato dai Greci; l’abitato quindi occupa una posizione già vagliata dal punto di vista della sicurezza. Per Kroton e diverse altre apoikia la localizzazione è però stabilita in zone di pianura ο di alture sporgenti in mezzo alla pianura ma sempre vicine al mare. Non vi sono però evidenze archeologiche dell’individuazione di un teichos a protezione dello spazio occupato. Le fortificazioni sono generalmente posteriori quasi sempre del VII e VI secolo a. C., ma realizzate con i soli materiali disponibili in loco, o sfruttando le difese naturali. Solo in una fase posteriore, quando i coloni si sono assicurati lo spazio urbano ed organizzato l’economia del territorio, diventano infatti disponibili le risorse economiche che necessitano la realizzazione di una grande opera pubblica3.
D’altre parte la precisa logica di programmazione urbanistica, che interessa Crotone tra gli ultimi anni del VII sec. a.C. e l’inizio del VI sec. a.C., non può aver trascurato il problema della difesa, problema che peraltro doveva essere affrontato nello stesso tempo o poco dopo in altre località della Magna Grecia e della Sicilia4.
In Magna Grecia e Sicilia le fortificazioni urbane, costruite già nei decenni finali del VI sec. a.C., sono visibili a Caulonia, come a Crotone, a Cuma come a Velia, Napoli, Metaponto e Siracusa; tutte presentano caratteristiche tecniche e formali piuttosto simili, dove le varianti sono date dall’adozione di diversi materiali o dalla maniera di assemblaggio dei blocchi; si conserva, per altro, l’elevato in terra cruda/mattoni crudi, a Locri, Crotone, Elea56. A Crotone le fortificazioni isolate, realizzate nel VI sec. a.C. sulle alture retrostanti la città, nel V sec. a.C. furono collegate. 7. E’ possibile che la linea difensiva più antica (costruita in mattoni crudi) seguisse il crinale della collina che domina il corso del Torrente Lampos l Papaniciaro, affluente in riva sinistra del Fiume Esaro8.
Durante il IV sec. a.C., quando il rapporto strategico fra la città e il suo territorio venne rivoluzionato rispetto al passato e si intese l’insediamento urbano come perno centrale della difesa dello stato a scapito della chóra, le fortificazioni poliadiche assunsero una funzione ancor più importante: da questa età non si verificarono più scontri fra eserciti oplitici di singole póleis preoccupate di proteggere le proprie chórai, ma, in ordine ad una strategia di più ampio respiro, venivano condotte lunghe campagne da parte di grandi armate con corpi specializzati, spesso culminanti in assedi di città decise a resistere in forza delle loro difese architettoniche e delle nuove artiglierie neurobalistiche. Questo era conseguenza di guerre che ormai erano condotte «con una crudeltà non necessaria e con una slealtà finora inaudita» in cui «la città diventa teatro privilegiato del
conflitto, oggetto di preda e di saccheggio quale rivalsa economica per le spese di guerra, la cui distruzione è manifestazione della potenza del vincitore»9
La storia della Magna Grecia in età ellenistica è ricca di eventi bellici che si svolsero seguendo le nuove politiche di alleanza e le moderne strategie di assedio delle città; il IV e il III sec. a.C. videro spesso sotto le mura delle antiche colonie greche le forze siracusane e locresi contrapposte a quelle della lega italiota, le armate dei condottieri stranieri, chiamati in Italia da Taranto a confronto con le genti italiche, Lucani e Brezii, gli eserciti di Pirro, di Roma e di Cartagine. Osservando lo sviluppo dei circuiti fortificati a partire dal IV sec. a.C. emerge anche per la Magna Grecia la frequente applicazione della cosiddetta «Geländemauern», un perimetro murario che racchiude un’area più ampia del solo abitato urbano e, adeguandosi alla natura del suolo, si esplica come soluzione ottimale per il controllo strategico di tutte le posizioni favorevoli alla difesa della città e pericolose se dominate dal nemico10. A questa fase rinviano sia i dati emersi dai sondaggi presso il collettore di Vigna Nuova, ove il tratto della cinta colà rinvenuto è stato datato alla metà del IV sec. a. C. 11, sia le indagini di scavo condotte sui resti delle mura presso la collina di Santa Lucia che hanno fornito un terminus ante quem non al terzo quarto del IV sec. 12 13.
A Crotone diversi scavi archeologici hanno accertato l’esistenza di importanti tratti di mura poderose, con doppio paramento in opera quadrata ed emplecton, identificati a valle della collina di Vigna Nuova. Esse, che possono essere datate alla metà del IV secolo a.C., alla stessa maniera della seconda fase della fortificazione della collina di Santa Lucia, appartengono, probabilmente, al periodo della grande ricostruzione delle monumentali mura di Kroton (secondo Livio lunghe circa I2 miglia, cioè I 8 chilometri)8.
Quando nel 378 a.C. Dionisio I di Siracusa prese con l’inganno Crotone, questa doveva essere ben difesa; tale data costituisce il terminus ante quem per la fortificazione dell’arx 14.
Dopo la fine dell’occupazione siracusana, durata per circa 12 annni dopo il 378 a.C., nella seconda metà del IV secolo a. C., a Crotone si riscontra una crescita con una nuova riscrittura del suo tessuto urbano, con una crescita economica di grande rilievo. La ristrutturazione del circuito murario ne rappresenta il segno più evidente. Con tale opera, dopo la liberazione dalla tirannide dionigiana, il governo crotoniate intendeva assicurarsi una difesa più solida e sicura per una superficie dell’area abitata che era di ragguardevole estensione (Tito Livio fa riferimento al circuito murario di XII miglia, aggiungendo che tale misura si riferiva a prima del passaggio di Pirro)15. La città vedeva ora un’acropoli (arx) in posizioni d’altura che veniva supportata dalle postazioni di Santa Lucia, Vigna Nuova e Batteria7.
La presenza delle mura è attestata nelle fonti non prima degli avvenimenti che nel 295 a.C. sconvolsero la città16, quando Agatocle pose l’assedio a Crotone da mare: “circondò le mura per tutto il perimetro del mare e con una macchina lancia pietre e un fossato annientò la fortezza”.
Livio ricorda per Crotone, ante Pyrrhi in Italiam adventum, un circuito esteso duodecim mila passuum 17; il dato, respinto come eccessivo dal Byvanck allorquando per primo si occupò delle fortificazioni della polis18, è oggi da ritenersi in linea di massima ammissibile considerando la vasta estensione dell’antica area urbana (che è pari ad oltre 600 ettari) nonché la concreta possibilità che anche la fronte a mare fosse cinta da mura.
Il passaggio delle fortificazioni lungo la costiera, già ipotizzabile sulla base del dovizioso resoconto diodoreo a proposito dell’assedio di Agatocle portato “da mare a mare” alla città accerchiata19,è oggi ulteriormente confermato dai rinvenimenti effettuati nella località c.d. “Cava Messina” e nell’area degli stabilimenti industriali 20.
Le mura erano per 10 più costruite con un doppio paramento di blocchi isodomi in calcarenite posti per fìlari orizzontali di testa e di taglio; all’interno vi era un emplecton di terra, pietre e tegole, a volte inframezzato
da muretti trasversali. La fortificazione subì nel tempo, fino al III sec. a.C., migliorie e restauri evidenziati dalle diverse tecniche costruttive adoperate, dal largo uso di materiali di reimpiego e dalle grappe metalliche a farfalla utilizzate in caso di frattura dei blocchi.
Le ipotesi del percorso
Fatti salvi alcuni tratti di mura noti, il percorso del circuito difensivo rimane ancora oggi in gran parte ipotetico. Una sintesi delle conoscenze archeologiche è nella Carta archeologica della provincia di Crotone (2010) di Salvatore Medaglia; in precedenza P.G. Guzzo esponeva le conoscenze archeologiche sull’argomento in questo studio del 1977: G. Guzzo, G.Iaculli – Archeologia a Crotone (1977).
Il circuito murario sfruttava efficacemente, ove possibile, lo sbarramento naturale offerto dal sistema collinare composto da alture di notevole valore strategico, poste a dominio della città da un lato e della campagna circostante dall’ altro. Non è improbabile che alcuni di questi vertici topografici abbiano ospitato delle vere e proprie piazzeforti militari come nel caso della collina di Santa Lucia. Qui, dopo la scoperta, segnalata da Claudio Sabbione (Atti Taranto 1975, p. 585), nel 1983 la Soprintendenza Archeologica della Calabria richiese al Prof. Henry Treziny di studiare questa zona, affidandogli nel contempo lo scavo (Atti Taranto 1983, pp. 593-598, Tav. XC). L’area di Santa Lucia è stata poi sottoposta a Dichiarazione di Interesse Archeologico con DDR n. 11 del 20-01-2012. Oltre ai resti della cinta muraria della metà del IV sec. a.C. sono stati rinvenuti altri elementi del sistema difensivo della collina. Dai resti in blocchi squadrati – a vista – di una torre circolare, il circuito difensivo discendeva verso il mare, in direzione Est, verso l’attuale Cimitero cittadino.
Dal crinale dell’altura posta immediatamente a nord dell’attuale Cimitero e proseguendo lungo la cresta di uno stretto altipiano con andamento nord-sud, la cinta giungeva in vetta al rilievo di Santa Lucia (m.130 s.lm.) 21; da qui, forse seguendo la dorsale occidentale, scollava sino a raggiungere un picco posto a quota 73 per poi incunearsi nella sella che separa il sistema collinare della Carrara22.
Superata la gola che oggi ospita il passaggio di via Falcone risaliva di quota e correva lungo le vette che formano il Cimone Rapignese (m. 66 e 56 s.l.m.); in questo punto, dove già negli anni Settanta erano stati intravisti i resti delle fortificazioni 23, le indagini geo-magnetiche avrebbero evidenziato tracce in negativo dell’asportazione di blocchi24.
La cinta proseguiva la sua corsa in località San Francesco dove nei pressi della sponda orientale dell’Esaro – luogo in cui il Byvanck aveva segnalato un tratto di mura25 – negli anni Settanta sono state individuate altre tracce, forse le medesime che l’Orsi attribuì alla “testata di un antico ponte“26.
Superato il fiume, che probabilmente era interessato da un sistema atto a garantirne la sicurezza (catene o grate), tratti delle mura sono stati intercettati durante i lavori di ampliamento della Stazione ferroviaria 27. Attraversato il torrente Papaniciaro, ulteriori evidenze della cinta sono venute alla luce in momenti diversi presso il settore orientale della collina di Vigna Nuova28 e poi nell’ area del Collettore29, a nord dell’Esaro, ove il tracciato ipotizzato nel 1914 da Byvanck è stato sostanzialmente confermato dai saggi effettuati nel 1975; a Vigna Nuova è stato messo in luce un tratto delle mura che punta in linea retta verso l’altra collina, in contrada Batteria; a Vigna Nuova le mura lasciano fuori dalla città un’area sacra suburbana30.
Il cammino delle mura doveva proseguire in direzione della collina della Batteria attraversandola longitudinalmente così come riscontrato dal Byvanck31.
Poco o nulla è dato sapere su torri e porte che si disponevano lungo il circuito difensivo. A queste fece più volte riferimento il Byvanck nella sua ricostruzione topografica32: tuttavia l’assenza di riscontri sul terreno non consente di stabilire con sufficiente sicurezza se torri e porte fossero effettivamente visibili o frutto delle ipotesi dello studioso 33.
Una struttura fortificata, forse una torre, è venuta alla luce nell’ area del Collettore 34 mentre i blocchi in opera quadrata individuati nell’area della Caserma Sopra Campana all’interno del Castello-fortezza di Carlo V potrebbero essere pertinenti alla fortificazione dell’arx menzionata dalle fonti35.
Nel muro di fortificazione che collega la torre Comandante con la torre Aiutante, affacciato sul fossato, è stata, infatti, messa in luce la cresta di un muro ad emplecton36 caratterizzato da una doppia cortina di blocchi, inglobato nella muratura cinquecentesca che attraversa trasversalmente.
Sappiamo che l’uso del muro ad emplecton con muretti trasversali si generalizza durante il IV secolo a.C. e ciò concorda con la notizia, riportata da Livio, che l’ arx, «situ tantum naturali quondam munita», fu cinta da mura («postea et muro cincta est qua per aversas rupes»).
Se lo studio comparato delle fonti storiche e delle testimonianze archeologiche definiscono la presenza di una cinta muraria intorno all’arx krotoniate, resta tuttavia incerta la definizione del possibile percorso di tali ipotetiche mura 37.
La Mappa di A.W.Byvanck (1914) e di C.Sabbione (1976) a confronto.
Elaborazione grafica a cura di Giuseppe Celsi
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La cinta muraria di età alto-medioevale
Nel 1994 un intervento del Comune di Crotone ha portato alla luce una poderosa murazione, costituita alla base da blocchi perfettamente squadrati e sovrapposti, tipica del periodo tardo antico. Questo dava sostanza a quanto riportava Procopio di Cesarea, nel De bello gothico, che non parla direttamente di mura, ma riferisce della resistenza opposta dalla città, il cui porto era divenuto strategico per l’Impero romano d’oriente nel corso della Guerra greco-gotica; nel 547 la città era priva di strutture di difesa; nel 552 si ritiene, invece, che la costruzione fosse già avvenuta dato che le truppe bizantine vi resistettero per vari mesi all’assedio dei Goti.
Ciò ha fatto supporre la presenza delle mura di cinta dell’acropoli greca, ubicata dagli studiosi appunto sul colle del Centro storico, i cui materiali probabilmente sono stati riutilizzati in periodo alto medievale e successivamente, durante il viceregno spagnolo, inglobati nelle costruzioni civili e militari.
La presenza di una cinta muraria di periodo medievale è stata evidenziata varie volte durante il corso degli interventi operati sul complesso monastico di Santa Chiara e negli edifici adiacenti. Le ricerche archeologiche, effettuate durante l’intervento, hanno messo in luce l’ampiezza del muro, datato dagli archeologi attorno al VI sec. a.C..
Non si aggiunge altro perchè l’argomento è sviluppato in uno specifico articolo “Le mura bizantine di Crotone“, al quale si rimanda per gli approfondimenti.

Sull’evoluzione successiva in età tardo-alto-medioevale e basso-medievale non si hanno molte informazioni e studi di carattere definitivo. Le indagini sono rese difficilità dal fatto che, come è ben noto, il castello e le mura medioevali furono profondamente modificati in età viceregnale, ed i disegni pervenuteci delineano le sole fortificazioni bastionate 38.
Le mura altomedioevali sono state inglobate nelle costruzioni di età moderna, e sono limitatissime le evidenze, o i materiali di costruzione sono stati spostati e riutilizzati in altri elementi di fabbrica di età successiva. Tuttavia secondo ricerche di Pino Rende, ed Andrea Pesavento, il modo in cui i fabbricati sarebbero stati costruiti a ridosso delle mura lascerebbero un’impronta tipica che riproduce modelli riconoscibili, poichè le cinte murarie di una città restano invalicabili per molti secoli, segnando le tappe del suo sviluppo urbano in epoche precise. Per Crotone sarebbe possibile evidenziare l’esistenza di una impronta ovale riconducibile all’esistenza di una cinta muraria medievale. A tale riguardo, l’indagine aerofotografica consente di far emergere che, in età medievale, la città di Crotone era dotata di un circuito murario posto a munire il suo promontorio, che si sviluppava lungo un perimetro ovale di circa 770 m, racchiudendo un’area di oltre quattro ettari e mezzo, strutturata in relazione alla sua viabilità principale. In questo spazio, la cattedrale e altre chiese, risultano orientate analogamente agli isolati che la ricerca archeologica ha evidenziato nel settore centrale dell’antica πόλις (+30°)39.
La cinta muraria di età moderna
Dopo la presa, la strage ed il saccheggio di Otranto (11 agosto 1480), non solo il castello, ma anche le fortificazioni a difesa della “regia citate de Cotrone” vengono rafforzate e ripristinate su ordine dei regnanti aragonesi 40.
Per le mappe e i riscontri che ricostruiscono questo circuito murario preregnale vedere in Pino Rende, “Urbanistica di Crotone tra il Basso Medioevo e gli inizi dell’Età Moderna (sec. XIII-XVI)“, in Archivio Storico Crotone.
Prima dell’inizio delle costruzioni di età moderna, il Libro della Marina del turco Piri Reis (databile tra il 1525-1526) presenta Crotone come una città completamente murata.

L’argomento è piuttosto sviluppato in diversi studi in “Archivio Storico Crotone”; per una visione di sintesi si consiglia la lettura del seguente: di Andrea PESAVENTO “Fortificazione della città e castello di Crotone in età moderna (1550-1780)“.
Cronologia principale (dal progetto HistAntArtSI)
- 1485-1486: si lavora ai fossati delle mura cittadine e del castello.
- 1489: visita alle fortificazioni del duca Alfonso con Antonio Marchesi.
- 1491: pagamenti per lavori al castello e alla cinta muraria.
- 1536: relazione di Juan Sarmientos sulle condizioni precarie della fortezza di Crotone con richiesta di finanziamento per interventi, secondo quanto già previsto da Alfonso e Ferrante I.
- 1541: tassa imposta da Carlo V per finanziamento delle mura di Crotone.
- 1541: Giangiacomo dell’Acaya delega nella direzione dei lavori il capomastro e disegnatore Jacopo Antonio D’Amato di Crotone.
- 1543: mille operai, perlopiù albanesi, lavorano alla costruzione della piazzaforte.
- 1543: lo scalpellino napoletano Salvatore Strozzo esegue lo stemma del viceré Toledo per il bastione Marchese.
- 1546: realizzazione dello stemma imperiale e vicereale sul baluardo ‘don Pedro’.
- 1553: Giacomo Malerba interviene alla definizione dello spuntone della Capperina (Bastione Don Pedro).
- 1577: ulteriori finanziamenti ottenuti da Ambrogio Attendolo per completare i lavori.
- 1638: terremoto e scava della trincea presso bastione Villa Franca.
Dopo l’acquisizione della città al regio Demanio (1541), valutando l’importanza strategica del sito, il Vicerè Don Pedro De Toledo, ordinò la sua fortificazione, sia con la ricostruzione del castello, sia con la ricostruzione delle mura medioevali ormai inadatte a resistere alle nuove armi da guerra. Nel 1542 insieme alla riedificazione e all’ampliamento del castello, Gian Giacomo d’Acaya, Ingegnere Generale del Regno, progettò anche le poderose mura di cinta. L’opera si protrasse circa un secolo ed essendo la città priva di cave di pietra, furono usati gli ancora grandiosi resti della città greca, delle vecchie mura, degli avanzi di case dirute.
La nuova cinta muraria, in forma poligonale fu costituita da cinque baluardi avanzati e risegati, e da due rivellini modellati ad orecchione, siti a proteggere i fianchi del castello. I baluardi, in onore del Vicerè , presero rispettivamente il nome di Don Pedro, Toledo, Marchese, Villafranca, e l’ultimo conservò il nome di Pedro Nigro, che venne poi mutato in Orsini dal nome della famiglia nobile che nei pressi aveva la sua residenza. Il Bastione Don Pedro fu detto anche delle Armi perché reca l’insegna di Carlo V e del Vicerè.
Sull’argomento dello Stemma Imperiale e Vicereale vi sono diversi articoli, pubblicazioni e video, per approfondire:
- Documenti di riferimento per l’istituzione del vincolo (2018);
- Tommaso Tedesco – In quello stemma tutta la potenza della corte di Spagna (2018), articolo divulgativo per “Il Crotonese” con identificazione dei simboli esposti sugli stemmi;
- Comunicato di stampa di Italia Nostra e Gak: “Crotone, finalmente vincolate le Armi imperiale e viceregnale di Carlo V e di don Pedro da Toledo” (2018)
- Andrea Pesavento, “La costruzione degli stemmi di Carlo V e di Don Pedro de Toledo” (in Archivio Storico Crotone)
- Cotrone, stemma reale e vicereale in GAK Video

Per altre foto che restituiscono l’aspetto storico della cinta muraria moderna di Crotone, accedere a questa Galleria in Archivio Storico Crotone.
I rivellini sono noti, uno come Bastione del Fosso, su cui è incisa la data 1550; l’altro più tardo, come la Conigliera che reca la scritta Miranda, dal nome del Vicerè, sotto il quale fu costruito (1595) per consiglio dell’architetto Ambrogio Attendolo.
Le porte erano tre: la “porta di terra” era la principale e si apriva verso la campagna, ed era posta tra il Baluardo Toledo e quella Villafranca; quella segreta della Pescheria era sita presso il Bastione Pedro Nigro; e quella di mare presso la Conigliera.
L’invenzione dei proiettili esplosivi e dei cannoni a lunga gittata resero inutili le fortificazioni, per cui nel periodo francese, parte delle mura furono abbassate per garantire la ventilazione dei quartieri bassi. Nel 1867 l’Amministrazione Comunale pervenne alla risoluzione di abbattere la porta di terra e parte delle mura per formare i portici e uno stradone panoramico verso il mare (l’attuale Viale Regina Margherita)41. Le restanti parti, pur se rimaneggiate sono ancora visibili ed emergenti.


Sulla destra la porta della città

Disegno di G. Cosentini G. in “Una notte ne’ dintorni di Cotrone”, in Poliorama pittoresco (1843) n. 51

Sulla sinistra la porta della città, sulla destra il bastione Don Pedro.
Sui resti del circuito murario di età moderna è stata effettuata una campagna di ricerca del Comune di Crotone, finanziata dal progetto Antica Kroton, condotta tra dicembre 2022 e la primavera successiva. Le indagini hanno portato alla luce la necessità di recuperare parti delle mura comunali. Durante i quattro mesi di attività, sono stati effettuati sopralluoghi nella fortezza, inclusi luoghi finora inaccessibili grazie alla collaborazione dei cittadini. Si sono aperti camminamenti, lamie, casematte e altri ambienti suggestivi, rivelando strutture murarie del Cinquecento ancora esistenti, seppur manomesse e sepolte. Attraverso prospezioni e georadar, sono stati scoperti ambienti ipogei a diverse profondità sotto le strade cittadine. L’obiettivo è di sensibilizzare la città sulla protezione e il recupero di questo patrimonio culturale, secondo solo all’antica polis achea di Kroton. L’utilizzo dei finanziamenti disponibili sarà mirato e si cercherà di regolamentare urbanisticamente la tutela, soprattutto della parte privata, di questa importante identità ritrovata.
Di questo si è parlato nelle lezione del Corso GAK di Archeologia e Storia 2024 con relatore l’Arch. Tommaso Tedesco dell’11 aprile 2024 dal titolo “Ricognizioni e prospezioni alla Cinta Muraria cinquecentesca” che è possibile seguere nella video-registrazione su Facebook:
Bibliografia, Note
- Giovanna Greco, Da Recinto Murario a struttura difensiva, VII Convegno di Storia dell’Ingegneria – Napoli, 2018[↩]
- Luigi Caliò, Dalla polis alla città murata, 2021[↩]
- Dinu Adamesteanu, Tipi di fortificazioni in Italia meridionale e Sicilia, 1983, pp. 957-962[↩]
- Roberto Spadea – Topografia, 1983, Atti 23° CSMG, p. 132[↩]
- Giovanna Greco, op cit., pp. 32-33, 2018.[↩]
- Per “elevato in terra cruda/mattoni crudi” riferito all’età arcaica si intende la costruzione di muri o strutture sopra una base (spesso in pietra) utilizzando mattoni non cotti al forno, fatti di una miscela di argilla, sabbia, acqua e materiale organico, modellati in stampi e lasciati asciugare al sole. [↩]
- Sconfienza R., “Architettura militare in Magna Grecia fra il IV secolo a.C. e l’età ellenistica“, 2003[↩][↩]
- L.E.Baumer, D.Marino, J.Beck – Storia e prospettive della ricerca a Vigna Nuova, 2012, p.126[↩][↩]
- Luigi Caliò, Dalla Polis alla Città Murata. L’immagine delle fortificazioni nella società ellenistica, in Archeologia Classica, vol. LXIII, 2012, p. 173[↩]
- Sconfienza R., “Architettura militare in Magna Grecia fra il IV secolo a.C. e l’età ellenistica“, 2003).
A Crotone un circuito murario continuo, capace di offrire un’adeguata protezione, sembra essere stato realizzato non prima del IV sec. a. C. per vie delle mutate condizioni delle strategie politiche e militari verificatisi in Magna Grecia in età ellenistica((Sconfienza R., “Fortificazioni tardo classiche e ellenistiche in Magna Grecia: I casi esemplari nell’Italia del Sud“, 2005, pp. 45-48; Sconfienza R., “Architettura militare in Magna Grecia fra il IV secolo a.C. e l’età ellenistica“, 2003[↩]
- Borrello1993, p, 50, Il tratto di mura rinvenuto nella metà degli anni ’70 in località Vigna Nuova dal Sabbione (1975, p, 586) “sicuramente è posteriore alla prima metà del V sec. a.C. poiché in un saggio la trincea di fondazione delle mura ha tagliato uno scarico di ceramica di tale epoca“[↩]
- Henri Tréziny – Crotone, Saggi sulle colline di S.Lucia, in Atti Taranto 1983, pp, 594-595[↩]
- Salvatore Medaglia, Carta Archeologica della Provincia di Crotone, 2010 pp. 347-350[↩]
- Livio, XXIV, 3, 8 – Sconfienza 2005, p.47; vedere anche l’art. L’Arx e la cinta muraria antica di Croto in Tito Livio[↩]
- Roberto Spadea – Crotone tra i Dionisi ed Agatocle, 2011, pp. 109-110. Si rinvia a questa pubblicazione per una descrizione più dettagliata del circuito murario[↩]
- Diodoro, XXI, 4:
Ἀγαθοκλῆς τὰς ναυτικὰς δυνάμεις ἀθροίσας διέπλευσεν εἰς Ἰταλίαν. Διανοούμενος ἐπὶ Κρότωνος στρατεύειν, θέλων αὐτὴν πολιορκῆσαι, πρὸς Μενέδημον τὸν Κροτωνιάτην τύραννον, ἑαυτοῦ φίλον ὄντα, ἔπεμψεν ἀγγελιαφόρον μὴ θορυβεῖσθαι αὐτὸν ψευδῶς, Λάνασσαν τὴν θυγατέρα λέγων πέμπειν πρὸς τὴν Ἤπειρον ἐπὶ τὸν γάμον, στόλῳ κεκοσμημένην βασιλικῷ, καὶ οὕτως ἀπατήσας εὗρεν ἀνετοίμους. Εἶτα πολιορκήσας ἀπὸ θαλάσσης εἰς θάλασσαν περιέβαλε τείχη, καὶ διὰ πετροβόλου καὶ διορυχῆς τὸν μέγιστον οἶκον καταρράξας, ὡς ἴδον οἱ Κροτωνιᾶται, φόβῳ τὰς πύλας ἀνοίξαντες ἐδέξαντο τὸν Ἀγαθοκλέα καὶ τὸ στράτευμα. Εἰσπεσόντες δὲ εἴσω τῆς πόλεως, τὰς μὲν οἰκίας διήρπαζον, τοὺς δὲ ἄνδρας κατέσφαξαν.
Agatocle, dopo aver approntato la flotta, navigò verso l’Italia. Egli aveva in mente di fare guerra a Crotone e, volendo assediarla, mandò con inganno un messaggero al tiranno di Crotone, Menedemo, che gli era amico, affinché non si turbasse, affermando che stava mandando sua figlia Lanassa a sposarsi in Epiro, “agghindata” con l’esercito regio. Con questo inganno egli colse impreparati i nemici. In seguito, per assediarli, circondò le mura per tutto il perimetro del mare e con una macchina lancia pietre e un fossato annientò la fortezza. Al che i Crotonesi, dopo aver aperto le porte, accolsero Agatocle e il suo esercito, il quale riversandosi nella città, poté saccheggiare le case e massacrare gli uomini.
[↩]
- Livio, XXIV; 3, 1[↩]
- A.W.Byvanck – Aus Bruttium,1914, p. 154[↩]
- Diodoro, XXI, 4. Per un commento al passo cifr. SPADEA 1993, p.30[↩]
- Spadea 1992a, p. 98.[↩]
- SABBIONE 1975, p. 585; TREZYNI 1983, pp. 593 e ss.[↩]
- SPADEA 1983, p. 159[↩]
- ARDOVINO 1978, p. 376.[↩]
- SPADEA 1994c, p. 333. SPADEA 1998c, p. 33[↩]
- BYVANCK 1914, figg. 2-3i FOTI 1974b, p. 302[↩]
- ACS, AABBM, div. 1, 1908-1924, B. 91, fasc. 2117. ORSI 1912a, p. 64. SPADEA 1983, p.160. SPADEA 1997 p.252-253. SPADEA 1998c, p. 33.[↩]
- SPADEA 1994c, p. 333[↩]
- SABBlONE 1975, pp. 586 e ss. SPADEA 1997, pp. 251-252.[↩]
- BORRELLO 1993, p. 50.[↩]
- Claudio Sabbione – Attività della Soprintendenza Archeologica della Calabria, 1976, p. 899[↩]
- BYVANNK 1914. QUILICI, 1977, p.21 nn. 27-28. SPADEA 1983, p. 160), poi forse piegava in direzione della costa al limitare della contrada Galluccio, seguendo sino al mare il percorso del fosso di San Silvestro che delimita verso sud contrada Vela ((QUILICI, 1977, pp. 20-22[↩]
- BYVANNK 1914[↩]
- SABBIONE 1976, p.911[↩]
- BORRELLO 1993, p. 50. SPADEA 1993, p. 31[↩]
- SPADEA 1998c, p.32[↩]
- Emplèkton, in greco antico ἔμπλεκτον, indica al contempo una tecnica edilizia e un materiale da costruzione impiegato nella realizzazione di una particolare tipologia di opere murarie dell’antica Grecia, attestata in epoca ellenistica. Si tratta di una aggregazione di due materiali eterogenei, terra e pietre irregolari, con cui veniva riempito lo spazio tra i due paramenti verticali di un muro.[↩]
- vedere a tal proposito la nota 12 alle pp. 135-136 in M.Mungari, op. cit. e la pubblicazione di Chiara Raimondo e Alfredo Ruga – Note su Crotone tra IV e VII secolo, 2010[↩]
- Francesca Martorano – L’architettura militare tra Quattroento e Cinquecento, 2002, p. 361[↩]
- Pino Rende, “Urbanistica di Crotone tra il Basso Medioevo e gli inizi dell’Età Moderna (sec. XIII-XVI)“, in Archivio Storico Crotone[↩]
- Andrea PESAVENTO, Fortificazione della città e castello di Crotone negli ultimi anni aragonesi, in Archivio Storico Crotone[↩]
- Pino Rende – La porta “nova” di Crotone detta “di Terra” (sec. XVII-XIX), in Archivio Storico Crotone[↩]