Il processo era scaturito da un’indagine svolta a Crotone che ha messo in luce un’organizzazione dedita allo smercio di reperti archeologici scavati illegalmente e che avrebbe avuto come epicentro il sito di Capo Colonna.
Sommario
L’inchiesta
Le indagini dell’Operazione “Tempio di Hera”, erano iniziate nell’ottobre 2014 a seguito dei numerosi scavi clandestini rilevati in alcuni siti del crotonese e in particolare nell’area archeologica di Capo Colonna, si sono concluse nell’ottobre 2015, consentendo l’identificazione dei componenti di una ramificata e ben strutturata associazione per delinquere che gestiva tutte le fasi del traffico, dallo scavo alla vendita ai collezionisti. Le fasi degli illeciti sono state accertate e documentate grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, riprese video e pedinamenti, arresti in flagranza di reato e sequestri che hanno permesso di individuare una fitta e collaudata rete di contatti, capace di gestire i reperti archeologici trafugati immettendoli senza difficoltà sul mercato clandestino e reperendo così cospicui guadagni.
Sono cinquantadue le persone indagate che hanno avuto un proprio ruolo all’interno dell’associazione criminale e per i quali il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Crotone, Michele Ciociola, aveva emesso i seguenti provvedimenti: dodici misure cautelari, di cui due custodie cautelari in carcere, un arresto domiciliare, quattro divieti di dimora nelle province di Crotone e Catanzaro e cinque obblighi di presentazione alla Polizia Giudiziaria; quarantasette decreti di perquisizione locale e personale a carico di altrettanti indagati, con contestuale avviso di garanzia 1.
Il processo
A gennaio 2020, 32 persone erano state rinviate a giudizio: il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Crotone, Romina Rizzo. Contestualmente, il gup ha condannato ad un anno di reclusione Michele Bisceglie (67 anni), l’unico imputato che aveva scelto di essere giudicato col rito abbreviato 2.
Ad ottobre 2024 erano arrivate le richieste del PM Matteo Staccini: 14 condanne, 4 assoluzioni e 7 proscioglimenti per prescrizione dei reati. Tra le richieste di condanna anche quella per il vicepresidente della Giunta regionale della Calabria Filippo Maria Pietropaolo, esponente di Fdi. Pietropaolo all’epoca dei fatti non era né consigliere regionale né assessore.
Le richieste di condanna del pm: per Francesco Arena sollecitati 4 anni e 10 mesi di carcere; Vincenzo Godano, 5 anni e 6 mesi; Pasquale Antonio Fabiano, 3 anni e 4 mesi; Francesco Salvatore Filoramo, 3 anni e 6 mesi; Luca Filoramo, 4 anni e 6 mesi; Salvatore Rocca, 4 anni e 2 mesi; Raffaele Monticelli, 3 anni e 8 mesi; Carmine Francesco Verterame, 3 anni e 8 mesi; Vittoria Villirillo, 2 anni e 4 mesi; Pasquale De Tursi, 2 anni e 2 mesi; Maria Yvonne Gallo, 1 anno e 2 mesi; Filippo Maria Pietropaolo, 2 anni; Luigi Lacroce, 2 anni; e Michele Bisceglie, 2 anni e 1 mese. Sollecitato il proscioglimento per prescrizione dei reati di: Domenico Viola; Mario Raso; Ferdinando Marchio; Domenico Viola; Edoardo Morrone; Giuseppe Morrone; e Vittorio Raso. Assoluzione proposta per Leonardo Lecce, Annibale Chiaravalloti, Domenico Godano e Mario Mascaro. Estinzione del reato per morte del reo per: Pasquale Attianese; Giovanni Luigi Lettieri; Ernesto Palopoli; Raffaele Malena; e Carmelo Marino.
Per l’accusa, l’ipotesi associativa è contestata a Francesco Arena, Pasquale Fabiano, Francesco Filoramo, Luca Filoramo, Vincenzo Godano, Raffaele Monticelli, Salvatore Rocca, Carmine Francesco Verterame i quali, «mediante ricerche archeologiche in assenza di concessione, danneggiamento al patrimonio archeologico dello Stato, impossessamento e ricettazione di beni culturali» avrebbero fatto parte di un «sodalizio strutturato… allo scopo di conseguire illeciti profitti». Il professore ormai deceduto, in virtù di «competenze nel campo archeologico», avrebbe indicato i luoghi in cui eseguire le ricerche illecite. Sarebbe stato «il punto di riferimento tra tutti gli associati per la vendita e l’intermediazione dei reperti illecitamente trafugati». Rocca e Godano sarebbero stati «coordinatori» delle attività dell’associazione a delinquere per le «competenze acquisite nel tempo grazie alle assidue ricerche clandestine». Arena sarebbe stato un finanziatore e si sarebbe interessato dei rapporti con le case d’asta. Fabiano, Francesco e Luca Filoramo e Verterame avrebbero materialmente eseguito scavi clandestini col ruolo di “tombaroli”. Monticelli si sarebbe occupato della vendita dei reperti di maggiore pregio anche all’estero 3.
La sentenza
La sentenza letta dal presidente del collegio penale del Tribunale di Crotone, Edoardo D’Ambrosio, stabilisce che il vicepresidente della giunta regionale della Calabria, Filippo Pietropaolo è stato assolto dall’accusa di ricettazione di cui doveva rispondere nel processo scaturito dall’operazione Tempio di Hera del 2017. All’epoca dei fatti, Pietropaolo ricopriva l’incarico di consigliere d’amministrazione di una società privata ed avrebbe ricevuto una moneta antica – successivamente individuata come un esemplare dei Brettii – da uno degli indagati, il professor Attianese, in relazione all’assunzione del figlio dello stesso all’interno dell’azienda. Il valore stimato della moneta: 50 euro. La corte riconosce che si sia trattata di una donazione, non riconducibile ad alcuno scambio illecito 4.
La sentenza ha invece inflitto condanne ai tombaroli per il reato di associazione a delinquere finalizzata allo scavo illecito di reperti archeologici. Il Tribunale di Crotone ha condannato a 5 anni di reclusione Vincenzo Godano; tre anni per Francesco Salvatore Filoramo, Luca Filoramo, Vittoria Villirillo e Carmine Francesco Verterame; due anni sono stati inflitti a Francesco Arena per il possesso illecito di un manufatto in bronzo con manico d’Idria e testa di serpente.
Assolti per non aver commesso il fatto Pasquale Antonio Fabiano, Salvatore Rocca, Carmelo Marino, Pasquale De Tursi; assolti perché il fatto non sussiste: Yvonne Maria Gallo , Luigi Lacroce, Leonardo lecce, Michele Bisceglie, Mario Raso, Annibale Chiaravaloti.
Il dispositivo, letto in udienza pubblica, ha dichiarato la non punibilità per diversi imputati, sia per intervenuta prescrizione sia per il decesso degli indagati. Nessun risarcimento è stato riconosciuto alla parte civile. Il Tribunale ha inoltre disposto la confisca dei reperti archeologici rinvenuti, eccettuando alcuni beni per i quali è stata accertata la provenienza lecita o che erano oggetto di perizie regolarmente documentate.
Video di Telemia
Note
- Testo estratto da questo articolo su Archeomafie 2019: Myriam Zangari – Operazione “Tempio di Hera”: scavi clandestini e traffici illeciti nel Parco Archeologico di Capo Colonna e in altri siti del crotonese[↩]
- La Gazzetta del Sud del 16-01-2020: https://catanzaro.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2020/01/16/trafficavano-reperti-archeologici-nel-crotonese-rinviate-a-giudizio-32-persone-f969f429-8fc8-4843-9506-c7ef6335e332/[↩]
- Il Quotidiano del Sud del 03-10-2024: https://www.quotidianodelsud.it/calabria/crotone/cronache/giudiziaria/2024/10/03/operazione-tempio-di-hera-traffico-di-reperti-archeologici-a-crotone-chieste-14-condanne[↩]
- Calabria7News del 25-03-2025: https://calabria7.news/giudiziaria/a-processo-per-il-regalo-di-unantica-monetina-il-vicepresidente-della-regione-assolto-il-fatto-non-costituisce-reato/[↩]