Rischio di danni per l’importante sito archeologico, dove gli scavi sono fermi dal 2018
di Patrizia Siciliani
L’area archeologica rimane ancora non fruibile al pubblico e non videosorvegliata.
La presenza di animali selvatici (e non) in quest’area non è una novità.
Verso la metà dell’Ottocento così il Pugliese1 descriveva il luogo: La “Misula di S. Pietro e Paolo (…) è un isoletta in mezzo al bosco detto ora di Ardetto, cinta d’inverno dal lago detto Vurghe, o Vulghe, quasi gorghi, o bolgie, perché in alcuni siti l’acqua è profonda tanto che si dicono puzzilli. Si distende questo lago per 200 moggia antiche circa e tagliando il capo Lice si accosta colle due estremità alle due opposte sponde del mare, cioè a sinistra verso borea, ed a destra verso oriente, talché in tempi di alta marea le onde salse si confondono colle dolci (…). Sito fatto dalla natura per un sicuro e comodo porto, ed al quale concorrono tutte le comodità per costruirvelo, come si disegnava ai tempi del glorioso Carlo III, le cui sollecitudini vennero attraversate da’ segreti maneggi del feudatario, il quale non voleva perdere la delizia delle cacce tanto sul lago, ove in tempo d’inverno si radunano anitre, mellardi, oche, follache, ed altri uccelli acquatici, quanto nei boschi che accolgono e nutrono volpi, caprii, lepri e cinghiali“.
In tempi più recenti, l’area recintata del tempio viene occupata abusivamente da cavalli e mucche.
Note
- Pugliese G. F., Descrizione ed istorica narrazione dell’origine e vicende politico-economiche di Cirò, vol. I, pp.19-21.[↩]