Un libro che volge lo “sguardo al passato per abbracciare il presente con un testo fluido e scorrevole, ricco di informazioni e immagini, che rendono la lettura interessante e piacevole”

di Oscare Grisolia – Fonte: Il Cirotano

Se lo si incontra per le stanze del Palazzo di città o per strade, lo si scambierebbe per una pacifico, tranquillo signore che lascia trasparire semplicità, calma, serenità, con il suo incedere cadenzato. Parliamo di Giuseppe Marino, dirigente del Comune di Cirò Marina. Ma, approfondendo la conoscenza si scopre un uomo appassionato di storia Magno Greca, della nostra storia.

Suo l’ultimo lavoro letterario dal titolo “Gli Achei d’occidente e la Megálē Hellás”, con la prefazione di Roberto Spadea, che appunto lo descrive come un uomo “garbato e schivo”.

Un libro che volge lo “ sguardo al passato per abbracciare il presente con un testo fluido e scorrevole, ricco di informazioni e immagini, che rendono la lettura interessante e piacevole”. In questo libro “Storia, mitologia e archeologia s’intessono per restituire la realtà di un tempo lontano. Siamo nella Magna Grecia, punto d’incontro tra Oriente e Occidente, tra culture e civiltà, una culla di progresso e innovazione, in cui l’intrecciarsi di culture e popolazioni diverse ha fatto la differenza. Alle vicende degli antichi popoli degli Enotri, degli Itali e dei Chones, seguono quelle degli Achei di epoca storica, con il richiamo alla tradizione e ai culti degli Achei dell’età eroica, tramandati prima oralmente e poi negli scritti epici, fino all’emergere degli Italici, con i Lucani e i Brettii. Su questo tema si svolge una puntuale e minuziosa analisi di un’epoca e di un luogo, il “territorio di Filottete”, in relazione alle poleis achee di Kroton e Sybaris.”

Da anni impegnato nella ricerca tecnico scientifica e studi storici, offre con il suo libro uno spaccato sulla storia dei luoghi, dei nostri luoghi. Un lavoro che come ha detto il prof. Spadea nella sua prefazione è stato frutto di un fitto scambio di mail che hanno messo meglio a fuoco i luoghi di Filottete, oggetto di varie disamine anche recenti.

Un incontro tra Marino e Spadea favorito dall’incontro con due altri appassionati, Salvatore Murano e come lo ha definito Spadea, Elio Malena, vero mentore dell’opera. Un libro sicuramente da leggere, per conoscere, comprendere la storia del nostro territorio e non solo.

Domenico Marino

Prefazione al libro di Roberto Spadea

È difficile per chi ha militato nelle file di quella che potremmo chiamare “archeologia ufficiale” scrivere una prefazione all’opera di Giuseppe Marino. Con timore ho accolto la richiesta fattami dall’ingegnere nel suo modo semplice, schivo e garbato, e confesso ancora di avere avuto non poche esitazioni prima di decidere. Pensavo, infatti, che nell’opera potessero esservi incroci tra la storia raccolta dalle fonti e ipotesi più vicine al “si dice che”, con il rischio non piccolo di creare confusione, tanto più se si considera che il territorio oggetto dell’analisi è difficile ad essere definito e su di esso le sia pur frammentarie fonti classiche danno indizi di pochi, ma non piccoli avvenimenti, che sono parte importante della storia di quest’area della Magna Grecia.

Pensavo alle regole della ricerca dell’antico, contrassegnate dallo studio rigoroso delle fonti storiche, che a loro volta possono essere oggetto di approfondimenti filologici e confronti con altri fatti, eventi e avvenimenti che formano l’ipotesi. Altra ferrea regola di questo comparto: aborrire il c.d. “metodo combinatorio” (fonti + dati archeologici), e guai perciò a fondere “tout court” fonti storiche e documenti archeologici; le sovrapposizioni non solo devono essere storicamente possibili ma anche inequivocabili. Eppure alla fine ho accettato in modo convinto di stendere queste poche righe ed ho apprezzato la pazienza di Giuseppe Marino che le ha attese.

Giuseppe Marino ha iniziato con me uno scambio fitto di e-mail rivedendo, ripensando, elaborando nuove idee, ascoltando consigli e suggerimenti, ma mai desistendo dal-le sue opinioni e ipotesi, accettando tuttavia suggerimenti volti a migliorare il grande affresco che ha come soggetto i cosiddetti “luoghi di Filottete”, oggetto di varie disamine e discussioni anche di recente.

A favorire il nostro incontro sono stati Salvatore Murano ed Elio Malena, quest’ultimo vero e proprio mentore dell’opera. Stima e amicizia da parte mia nei loro riguardi risalgono a data antica, almeno all’inizio degli anni Ottanta del secolo passato. Eravamo tutti più giovani e in pieno vigore, desiderosi di conoscere meglio la zona dell’antica Krimisa, detta “sacra” prima del Capo Lacinio in uno dei responsi dell’oracolo di Delfi a Myskellos di Rhype, ecista dell’achea Kroton. In quei tempi era ancora il tempio di Apollo Aleo punto principale di riferimento, ma era difficile ritrovarlo tra le erbacce e ogni tipo di rifiuti nel terreno brullo e sabbioso di Punta Alice, dominato dalla mole della “Montedison” (oggi Syndial). L’area era destinata al pascolo e ricordo ancora una vecchia vasca da bagno utilizzata per abbeveratoio.

Erano gli anni in cui la Soprintendenza di Reggio Calabria, guidata da Elena Lattanzi, persona di straordinaria cultura e grandi aperture, aveva acconsentito con grande entusiasmo ad invitare Juliette de La Genière, archeologa di rango, con particolare predilezione per lo studio delle comunità indigene dell’Età del Ferro in Magna Grecia. E Madame, come l’avremmo sempre rispettosamente chiamata, aveva chiaro il suo programma d’indagine: Cirò, Strongoli con le Murgie (qui avrebbe trovato un collega ideale in Claudio Sabbione) e i territori che circondavano gli insediamenti più importanti, territori dai contorni smarginati, dove alla vicenda dei Chones, seguono i colonizzatori greci e gli italici, con i Lucani e i Brettii. E Madame, con il suo sapere unito a un fascino semplice e discreto, aveva saputo attirare e stimolare, oltre a Gigino Mazza e Salvatore Murano, Elio Malena cui Madame riconosceva particolare intuito e sensibilità. E questi amici ricordano con grande nostalgia quelle giornate del tardo autunno tra il 1982 e 1984 quando furono aperte piccole campagne di scavo, intervallate da escursioni e discussioni con la grande studiosa, curiosa di ogni minimo particolare che aiutasse a ricostruire quel variegato e complesso “puzzle” che, allora come ora, doveva tenere conto di grandi trasformazioni, cui seguivano gli interventi non meno devastanti dei clandestini. Quegli incontri sono stati fondamentali per la mia formazione e per amare la terra di Cirò.

Felice conclusione di quelle ricerche fu il seminario che Juliette de La Genière organizzò nel 1987 a Lille, in cui si discusse a tutto campo sui luoghi di Filottete. Di questo evento ricordo il viaggio tra Parigi e Lille durante una notte d’inverno su un veloce TGV. Ero seduto di fronte a Domenico Musti, uno dei maggiori stori-ci del tempo. Passò le due ore del viaggio a raccontarmi di Filottete e di tutte le vicende connesse a questo personaggio, in particolare della localizzazione della sua sepoltura: il territorio di Sibari o quello della sua rivale Kroton. Compresi con fatica il suo ragionamento, ma ebbi la percezione delle difficoltà proprie di quel problema.

Ma torniamo al lavoro di Giuseppe Marino. Come dicevo prima, i temi e i territori del suo racconto storico sono esaminati con cura. Dirò con sincerità che ammiro il coraggio con cui Giuseppe Marino ha voluto affrontare problematiche storiche e archeologiche che dall’Età del Bronzo giungono all’età ellenistica avanzata e che principalmente, come si è detto, interessano il territorio tra il Neto e il Fiumenicà, con Cirò e Strongoli al centro e accanto a questi i territori che anticamente erano le chorai di Crotone e Sibari.

È una storia che parte dal mondo del mito e si concretizza nei “perspectors”, nome nel quale si sono volute comprendere le esplorazioni, le prexeis o emporie che interessano questi territori prima della colonizzazione storica. E Giuseppe Marino nel ricostruire il quadro di movimenti/avvenimenti è convinto che i primi scambi e contatti siano assai precoci, come più di uno studioso ha pensato e r-costruito, e che non possono che coinvolgere anche il mondo miceneo. I materiali archeologici, che sono la documentazione preziosa di questi periodi, sono pochi ma assai significativi. Per tutto basterebbe richiamare i ripostigli di asce lingotto da Cirò Superiore per attestare la presenza e l’importanza di contatti e commerci.

È questo uno dei tanti aspetti che Giuseppe Marino tratta in quello che definisce saggio, ma che piuttosto è vicino ad una monografia, la quale come si è già detto abbraccia più campi nello scorrere del tempo: dai momenti più antichi (Età del Bronzo), che vedono comunità indigene insediarsi nella catena delle alture rivolte a guardare la costa bassa e articolata bagnata dal mare Jonio, grande via privilegiata di transito, contatti e commerci, a quelli dell’età della colonizzazione, con l’idea che alla marina possano esservi, ora come allora, fondaci aperti ai nuovi traffici dalla madrepatria greca, dall’Oriente e dai principali scali del Mediterraneo.

I passaggi più importanti di questo libro privilegiano il dato storico, e per questo dirò subito che ho apprezzato gli sforzi di Giuseppe Marino nell’accostarsi alla lettura delle principali fonti antiche, non sottraendosi al confronto con la documentazione archeologica. Non si colgono tuttavia nell’opera segni del “metodo combinatorio”, cui accennavo all’inizio. Ho già detto che l’arco cronologico preso in esame è ampio e questo ha richiesto una selezione di fatti ed eventi, dal periodo pre-protostorico, come l’etnogenesi d-gli Enotri, dei Chones e degli Italoi, al passaggio obbligato con Filottete e i nostoi della tradizione eroica, nella cornice dell’emporia, vero e proprio leit motiv della ricerca. Di contatti e commerci i segni si raccolgono soprattutto nella documentazione ceramica, dove la quantità della produzione locale, che riproduce in originali rielaborazioni forme emotivi decorativi delle più note classi ceramiche arcaiche, supera il manufatto importato.

Le fabbriche insulari edell’Asia Minore stanno accanto alle ceramiche della madrepatria greca (Corinto). Durante l’allestimento dell’ antiquarium di Cirò Superiore (2008), mi colpì la forma di alcuni vasi (olle e scodelle), sicuri rifacimenti di forme locali più antiche e conferma della vitalità dei centri indigeni dislocati sulle prime alture. In questi insediamenti in età più recente perdura l’attività degli atelier  che foggiano nell’argilla figulina tipi che segnano una continuità con la tradizione precedente. Segue la colonizzazione storica con Kroton, fra il Lacinio e la “sacra Krimisa”.

Nell’analisi degli avvenimenti che si susseguono tra VII e V secolo a.C. sono bene individuati quelli più pregnanti: le vicende di Siris, Sybaris, Lokroi, la battaglia della Sagra, l’avvento di Pitagora fino alla caduta dei pitagorici e la fondazione di Thourioi. Ed ancora ampia è la disamina del periodo tra IV e III secolo a.C. con l’egemonia dei Dionisii, la lega achea, quella italiota, l’emergere dei Lucani, dei quali Petelia è metropolis, poi dei Brettii, con approfondimenti nel territorio. Ma non è il caso di proseguire in questa rassegna, rinviando il lettore all’accurato indice che riassume il libro. Sulle interpretazioni è ovvio che tra me e Giuseppe Marino possano esservi divergenze. Ho spiegato all’inizio le diverse formazioni e provenienze, ma ho apprezzato il suo impegno e la sua profonda onestà intellettuale, doti così rare oggi. Lo sforzo è a tutto campo ed è sottolineato dai titoli della bibliografia finale, dove spiccano opere ed articoli degli studiosi, archeologi e storici, più accreditati e qualificati.

Nel momento in cui la cultura viene relegata e messa da parte da un frenetico movimento di immagini, dietro le quali si celano nel nome della comunicazione semplificata ignoranze sempre più profonde e grossolane, ben venga questo tentativo di Giuseppe Marino che crede nella verità delle fonti e di tutti gli altri documenti che costruiscono il palinsesto storico. Ed altro non piccolo merito è quello di rivolgersi alla storia più antica del suo territorio, alla ricerca della sua identità originaria attraverso la quale giunge a noi la comunità cui egli appartiene. 

Roberto Spadea

Indice del libro

Gli Achei d’Occidente e la Megálē  Hellás

Prefazione …………………………………………………………………..7
Presentazione …………………………………………………………….13
Introduzione ……………………………………………………………..15
Syssítia ed Emporía, gli Itali-Enotri ………………………….25 
La migrazione degli Arcadi ………………………………………25 
Il sistema insediativo degli Enotri …………………………….26 
L’assetto socio-economico degli Itali-Enotri …………… 27 
I syssítia, riserve alimentari collettive ……………………..28 
L’emporía, contatti e scambi micenei ………………………29 
Il promontorio di Krímisa ………………………………………… 31
Gli Achei dell’età eroica e iChōnes-Enotri …………………33 
Il crollo della civiltà micenea …………………………………….33 
Il nóstos ……………………………………………………………………….33 
La regione dei Chōnes ……………………………………………….34 
Il modello insediativo dei Chōnes …………………………….36
Filottete eroe della sofferenza umana ……………………..41 
Eroe paradigma dell’antieroe ……………………………………41 
La tradizione occidentale di Filottete ………………………. 43 
Le ipotesi sull’origine della leggenda filottetea ………. 48 
Apollo Alaios divinità della medicina ………………………..51
Colonizzazione achea della regione deiChōnes ……….. 53 
L’occupazione del territorio da parte dei coloni ………. 53 
La fondazione di Króton e la “sacra Kr ί misa”  ………..54
Greci e Indigeni nelle Terre di Filottete …………………….58 
I santuari di Hera e di Apollo nella fase arcaica ……….60  
Le città achee e il possesso della Siritide ……………………65
Siris enclave ionia in territorio acheo ………………………… 65 
La preminenza di Sýbaris …………………………………………… 66 
La distruzione di Siris ………………………………………………… 67 
L’eccidio dei supplici nel tempio di Athena Iliás ………67 
La sconfitta acheo krotoniate a Lokròi …………………….. 71 
La distruzione di Sýbaris …………………………………………. 71
Dominio acheo krotoniate nella Megálē  Hellás ………..74
Estensione e sviluppo urbanistico di Króton …………….74
L’idea di Megálē  Hellás…………………………………………….. 75
Rivolta anti pitagorica e svolta democratica …………….76
Caduta di Clinia e ritorno dei pitagorici …………………….77
Sollevazioni e nuova rivolta anti pitagorica………………77
Rifondazione di Sýbaris e nuova distruzione ……………78
La fondazione della colonia panellenica di Thoúrioi ..79
La donazione di Phìlon alla moglie Zaotỳcha …………….81 
La lamina di Cozzo Leone ………………………………………… 81 
Il damiourgos ………………………………………………………… 81 
Atto di donazione a una figura femminile ………………….. 82 
Donazione a causa di morte o testamentaria ………………. 83
La Lega Achea d’Occidente e l’interesse ateniese ………….. 84
La mediazione degli Achei di Grecia ………………………….. 84 
La costituzione della Lega tra le città achee ………………… 85 
I culti achei e i grandi santuari extramurani ………………. 85 
Il santuario di Hera Lakinia nella fase classica …………… 87
 Il santuario di Apollo Alaios nella fase classica …………… 89 
L’interesse di Atene verso la Megálē  Hellás ………………….. 91 
L’insuccesso delle spedizioni ateniesi …………………………. 92 
L’esercito ateniese bloccato al fiume Hylias …………………93
La Megálē  Hellás tra Lucani e Siracusani …………………….. 95 
L’emergere dell’éthnos dei Lucani ……………………………… 95
Costituzione della Lega italiota …………………………………. 96
Gli attacchi siracusani e lucani ………………………………… 97 
La coalizione italiota-cartaginese ………………………………. 99 
L’espansione lucana …………………………………………………99 
La conquista italica di Petelia …………………………………. 100
Il dominio diTáras e l’ éthnos dei Brettii …………………….. 103 
Il rilancio della Lega italiota a guida tarantina ………….. 103 
Archita e Platone in difesa della cultura ellenica ………… 103 
Instabilità a Siracusa e rafforzamento dei Brettii……….. 104
Costituzione della Confederazione dei Brettii …………….. 106 
La fierezza brettia nelle emissioni monetali……………….. 108
Il territorio acheo krotoniate occupato dai Brettii ………. 110
Il sistema di fortificazioni brettio …………………………….. 110
Petelia e Murgie ……………………………………………………..112
Cozzo Leone, Sant’Elia e Serra Sanguigna ………………… 113
Pruìja di Terravecchia …………………………………………….114
Cozzo Cerasello e Muraglie di Pietrapaola …………………. 115
Castiglione di Paludi ……………………………………………… 117 
Divinità venatorie, cavalli e cavalieri ……………………….. 119
Valorizzazione dei culti di Demèter e Kore ………………… 121 
Il tempio di Apollo Alaios riedificato dai Brettii …………. 123 
Lo hiereús del tempio di Apollo ……………………………….. 125
Gli interventi della madrepatria nella Megálē  Hellás ……. 127 
La richiesta di aiuto delle città greche ………………………. 127
Timoleonte liberatore dalla tirannide ……………………….. 128 
Alessandro il Molosso e vittoria dei Brettii ………………… 129
 Alleanza dei Brettii con i popolari krotoniati …………….. 130
Gli interventi degli spartani Acròtato e Cleònimo ………. 132
Le spedizioni di Agàtocle contro i Brettii …………………… 132
Alleanza antiromana Brettii-Tarentum-Pirro ……………… 135 
Il trattato del Capo Lakinion …………………………………… 135
Violazione del trattato e guerra Tarentum-Roma ……….. 136
Sbarco del re d’Epiro Pirro e sconfitta romana ………….. 137
 Incrinatura del fronte antiromano …………………………… 138 
Le città magnogreche si alleano con Roma ……………….. 139  
Bibliografia …………………………………………………………….. 141
Referenze iconografiche …………………………………………… 157