(Gazzetta del Sud)

Il prefetto Giuliano Lalli è stato molto chiaro. Ha aggiunto: «Il recupero dell’antica Kroton deve avere un carattere di priorità da parte di tutte le istituzioni, per realizzare un turismo di qualità con una ricaduta positiva per tutto il territorio.Tutte le componenti interessate devono sedersi intorno a un tavolo per realizzare quest’opera di civiltà e progresso». Il prefetto Lalli ha ben sintetizzato nel suo intervento i temi del convegno “Verso la riscoperta e la fruizione del quartiere settentrionale dell’antica Kroton” organizzato dall’assessorato provinciale alla Cultura. 

L’incontro, svoltosi l’altro giorno presso la Sala Azzurra del palazzo della Provincia, ha rappresentato l’occasione per presentare al pubblico la tesi di laurea del giovane architetto di Belvedere Spinello Francesco Cuverà. La tesi consiste in un progetto per la realizzazione di un museo e di un parco archeologico nella zona di novanta ettari in prossimità degli insediamenti industriali, dove secondo le rilevazioni della Fondazione Lerici è ubicata una parte importante della città antica. 

Dopo un breve saluto dell’assessore comunale al Turismo Marcello Praticò, l’assessore provinciale alla Cultura Silvano Cavarretta ha introdotto i lavori. «L’archeologia – ha osservato – è una importante materia prima per lo sviluppo. La cultura può consentire la realizzazione di un turismo non basato solo sul sole e sul mare». 
«Il recupero dell’antica Kroton – ha continuato Cavarretta – della città dell’VIII secolo a.C. consentirebbe la fruizione di un patrimonio archeologico straordinario, quantificabile in mille volte Pompei. Avrebbe un’enorme importanza culturale e una grande ricaduta economica».

L’architetto Francesco Cuverà, valendosi di un supporto multimediale, ha presentato il suo progetto di museo archeologico denominato “Sulle orme degli Achei”, finalizzato al recupero della città antica. «Grazie agli studi della Fondazione Lerici – ha osservato Cuverà – conosciamo la maglia del tessuto urbano dell’antica Kroton. La città, completamente esposta al mare che ne rappresentava l’elemento fondamentale, era basata su tre direttrici convergenti verso al costa: una a nord-est presso l’Acropoli, oggi corrispondente all’area del Castello; le altre due orientate a trenta e sessanta gradi rispetto alla prima». Il giovane architetto ha esposto la sua concezione di museo. «Auspico un museo come qualcosa di vivo – ha osservato – di fruibile, un polo di diffusione della cultura, un elemento della memoria collettiva. Turismo e archeologia non devono rappresentare un fatto romantico ma un patrimonio collettivo».

Nel dibattito seguito alla presentazione del progetto, Maria Camilla Marchionni di Italia Nostra ha insistito sulla necessità di valorizzare il patrimonio archeologico della città. «C’è un tesoro che si nasconde – ha spiegato – e attende di essere recuperato. Credo che sia ora che ritorni alla luce. Si tratta di un patrimonio incustodito, quasi che i crotonesi stessi lo rifiutino. Occorre creare una scuola di restauro per una riqualificazione del territorio». 

Vincenzo Fabiani, direttore del Gak (Gruppo archeologico krotoniate), ha tracciato una puntuale ricognizione dei problemi della ricerca archeologica. «In passato – ha osservato – sono stati distrutti molti resti del passato. Oggi c’è una sensibilità diversa. Ho delle perplessità sul recupero del quartiere settentrionale, in quanto il sito archeologico potrebbe riguardare un’area molto più vasta dei novanta ettari di fronte l’ex Montesison. I tempi saranno molto lunghi a meno che non ci sia la volontà politica». 

Salvatore Russo, delegato di zona del Lion’s Club , ha sostenuto l’opportunità di ripensare la politica dei beni culturali. «Grazie alla Gazzetta del Sud – ha osservato Russo – è stata pubblicata integralmente per la prima volta, e così resa nota a tutti, la relazione della Fondazione Lerici. Ho fatto presente mesi fa al ministro Giovanna Melandri che esiste una città che attende di ritornare alla luce. Non si può continuare col distruggere le testimonianze antiche, come è stato fatto con i lavori allo stadio. Sarebbe meglio costruire uno stadio nuovo. Occorre fare dei progetti e cercare di ottenere i finanziamenti previsti dai fondi strutturali europei».

(g. g.)