Testo da Il Crotonese del 24-12-2022

La Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Crotone e Catanzaro,ha autorizzato la ripresa dei lavori di scavo nell’area individuata per la costruzione dell’edificio che dovrà ospitare il Liceo Gravina nel quartiere Acquabona. L’annuncio è stato dato dal vice presidente della Provincia di Crotone, Giuseppe Fiorino nel corso dei festeggiamenti organizzati per i sessanta anni della scuola.

Per il nuovo Gravina la Provincia di Crotone aveva ottenuto nel 2021 la somma di 2 milioni di euro con un finanziamento previsto dalla Rimodulazione dei due Piani di interventi di Edilizia Scolastica per le Province e Città Metropolitane del Ministero per la Pubblica Istruzione  a valere sul fondo di 855 milioni stanziati dalla Legge di bilancio 2020 (legge 160/2020 art. 1, commi 63 e 64) dal 2020 al 2024.

C’era però da sciogliere il nodo degli scavi archeologici in quanto la zona sorge in una zona in cui sono emersi importanti reperti. Anche per questo il progetto, come spesso accade in Italia e soprattutto al Sud quando si incrocia la Soprintendenza, era stato bloccato perché ‘edificio insisteva su un’area archeologica. 

La costruzione del nuovo ‘Gravina’ inizia nel 2004 quando venne finanziato un progetto di 2 milioni di euro con un Apq con la Regione Calabria. Vari problemi hanno poi bloccato la costruzione: prima la scelta di un sito in zona alluvionale (nei pressi proprio dell’attuale plesso San Francesco), poi il trasferimento nella zona di Acquabona risultata area archeologica che ha impedito la realizzazione come progettata. La nuova progettazione ha previsto un edificio ‘a palafitta’ in modo da rendere visibili le zone archeologiche. Ma nel frattempo nell’area la Soprintendenza aveva fermato gli scavi. Ora la svolta. 

Un risultato – ha spiegato Fiorino – che è il frutto del lavoro portato avanti in sinergia tra la Provincia di Crotone, la Regione e la Soprintendenza. Riparte così – ha sottolineato Fiorino – l’iter che è propedeutico alla posa della prima pietra per costruzione del nuovo edificio”.

(Testo estratto da Il Crotonese del 24-12-2022)

Delimitazione dell’area destinata all’edificio scolastico in costruzione, con cartello di Cantiere. Via Acquabona, Crotone. Foto da Google Street View, 2012

La vicenda infinita del nuovo edificio del Liceo Gravina

Come ricostruito in un articolo di Francesco Placco su CN24TV.it del 08-01-2019, la vicenda della costruzione del nuovo edificio del Liceo Gravina, è una “storia infinita”.

L’istituto è posto in diverse plessi della città di Crotone, anche piuttosto distanti tra loro: da tempo si attende la realizzazione di un plesso scolastico unico, che è stato annunciato a più riprese (dal 2000) ed anche finanziato.

A seguito di vivranti proteste degli studenti le amministrazioni interessate si erano mosse. A maggio 2009, il Consiglio Comunale autorizzò una variazione al PRG, destinando un terreno alla costruzione del nuovo plesso scolastico. L’area venne individuata nei pressi dell’ex saponificio di Fondo Gesù, nelle vicinanze dei licei nel quartiere Acquabona. Venne destinato un terreno di 14 mila metri quadrati, da sgomberare e bonificare. La notizia non venne presa positivamente, anche perché il progetto presentato dall’istituto prevedeva l’utilizzo di un’area di 32 mila metri quadrati, mentre quella individuata era molto più piccola. Ma la risposta fu categorica: “non c’è motivo di preoccuparsi, che dirigenti e tecnici conoscono il loro mestiere”. Addirittura Sergio Iritale, all’epoca presidente della Provincia, cercò di rassicurare tutti con una promessa: “la nuova scuola sarà ultimata solo entro un anno”.

Ma da allora di anni ne sono passati ben dieci. Nel frattempo, si cercò di rattoppare con due sedi alternative: quella dell’ex Via Cutro, oggi Via Giovanni Paolo II, al bivio del quartiere Gabelluccia e proprio a ridosso dell’Esaro (in piena zona alluvionale) e quella di Via Acquabona. Ma entrambe le strutture, fatiscenti ed in alcuni casi alla mercé della criminalità, non fecero altro che acuire il malcontento. Seguirono proteste e manifestazioni per tutto l’anno, e continuarono anche nel 2009, nel 2010 e nel 2011.

Proprio il 2011 doveva essere l’anno della svolta. Dopo numerosi tentativi, nella metà di maggio si riuscì a sgomberare l’area dagli abusivi e dalle baracche, e si transennò il terreno per permettere l’avvio dei lavori.

Lavori Gravina Via-Acquabona 2011-Vs-2021. Cliccare per ingrandire
Area interessata dai lavori di costruzione dell’edificio scolastico, prima (2011) e dopo l’abbattimento degli edifici abusivi – Via Acquabona, Crotone.

Questi iniziarono rapidamente e si fermarono con altrettanta velocità: nell’area emersero diversi reperti archeologici, alcuni risalenti all’antica Kroton, altri, più recenti, ad attività artigianali del XVIII secolo.

Seguirono diversi mesi di silenzio, finché non intervenne la Regione Calabria, che sul finire del 2011 confermò la costruzione del nuovo plesso del Gravina in località Acquabona, dove erano iniziati i lavori. Ma all’annuncio non seguì nulla, se non ulteriori proteste degli studenti. La questione divenne più complessa, e la Regione si apprestò a stanziare ulteriori fondi per l’ammodernamento della vecchia sede del Gravina: era ormai chiaro a tutti che sarebbe passato molto più tempo del previsto, tanto da prevedere una variazione al progetto.

L’attenzione sul “caso Gravina” andò diminuendo, finché nel 2016 non arrivò un ulteriore boccone amaro: i fondi garantiti dalla Regione vennero revocati, in quanto stanziati e mai spesi.

Oggi si sta cercando di salvare il salvabile, e se da una parte esiste un progetto già approvato (che prevede l’utilizzo di una struttura rialzata, che non danneggia i reperti) dalla Soprintendenza e dal Genio Civile, continuano a mancare i fondi per la realizzazione della struttura.

L’area archeologica e gli scavi del 2011

Le informazioni seguenti sono tratte dalla relazione al
PROGRAMMA VALORIZZAZIONE ANTICA KROTON
LINEA DI INTERVENTO 1.2: AREA ARCHEOLOGICA URBANA: Sotto intervento 1.2.1.2 Acquabona

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Nel 2011 un’ampia campagna di scavo di verifica preventiva dell’interesse archeologico afferente il progetto di realizzazione del nuovo Istituto scolastico Gravina, in via Giorgio La Pira – in località Acquabona, ha restituito tre unità abitative del quartiere centrale di Kroton, costeggianti due stenopoi, abbandonate nel IV sec.a.C.. L’area di progetto interessa i ritrovamenti rinvenuti e l’estensione dell’area di indagine. La proprietà del sito è in capo alla Provincia di Crotone.

Per la descrizione del sito archeologico, non essendo reperibile alcuna pubblicazione, si riporta di seguito quanto pubblicato dal Dott. Domenico Marino, in qualità di funzionario responsabile della Direzione Scientifica dello scavo per la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. Una descrizione dettagliata dello scavo in località Acquabona sarà già nella disponibilità della Soprintendenza ABAP di Catanzaro e Crotone.

Le indagini preventive per la realizzazione dell’Istituto G. V. Gravina, in loc. Acquabona di Crotone, sono state condotte nel 2011 (giugno-settembre). Mai in precedenza nel quartiere centrale di Kroton era stato possibile indagare in estensione una superficie tanto ampia, tale che vi corrono due stenopoi larghi ca. 5 m, accomunati da una divergenza rispetto all’orientamento astronomico misurata in + 30° E.
È possibile distinguere con certezza tre delle unità abitative a carattere residenziale che costeggiavano i suddetti stenopoi – gli Edifici A, B e C – ed assegnare loro quasi tutti i vani e gli spazi definiti dai setti murari. All’Ed. A spettano solo tre vani (alpha, beta e gamma), attigui al versante orientale dello stenopòs est. Pari a ca. 15 × 7 mq, la loro destinazione funzionale è incerta. All’Ed. B si attribuiscono, al momento, tutti gli ambienti noti a monte del versante occidentale della strada citata, per una lunghezza di poco inferiore ai 30 m, a ridosso del limite orientale dello stenopòs ovest. Spettano all’Ed. B i pochi spazi dei quali ipotizziamo l’uso. Così il cortile con pozzo (gamma), con il sistema di smaltimento verso la strada e la parte del settore di pertinenza femminile destinata, data l’abbondanza del vasellame da mensa e cucina raccolto nei vani delta e epsilon, alla preparazione dei cib
i.

Tutti i vani descritti sopra erano aperti sul porticato (pastàs), funzionale al disimpegno tra il cortile, dove si svolgeva molta vita familiare, e le stanze di rappresentanza. A N di gamma, gli ambienti theta, eta ecc., appartengono al settore maschile. Nel primo sono state trovate chiare tracce delle manifestazioni cultuali (eusèbeia) di ambito domestico. Spicca una grande arula fittile, con teorie di cavalieri che, incoerente con la datazione del contesto, rappresenta un pezzo di antiquariato. L’Ed. C fiancheggia il versante occidentale dello stenopòs ovest per ca. 20 m, nel tratto fin qui noto. In origine comunicava direttamente con la strada grazie ad un accesso poi murato. L’articolazione planimetrica interna ci è nota parzialmente, ma quanto basta per cogliere le modifiche spettanti a fasi edilizie diverse da quella d’impianto. Relativamente all’ultima frequentazione della casa, il corridoio lungo e stretto che per qualche tempo ha separato/raccordato al presunto andron vani di forma e dimensioni ripetitive, e soprattutto il porticato sito più a N, utili l’uno a condurre i visitatori estranei dalla strada verso le stanze di rappresentanza tenendoli lontani dal cortile e dall’oecus, l’altro a fungere da disimpegno tra l’andròn, appunto, e il cortile, suggeriscono una disposizione canonica degli spazi: femminili a N, con le aperture a S, per godere del soleggiamento, e maschili a S nella fascia più esterna dell’edificio.

Circa la datazione, in attesa di approfondimenti, solo l’Edificio C, specie i vani più occidentali, restituisce in gran numero reperti che scendono senz’altro fino al III sec. a.C. Negli Edifici A e B, invece, i manufatti rinvenuti non oltrepassano, di norma, il IV sec. a.C. ma quelli di fine IV/inizio III, comunque presenti, suggeriscono anche per dette abitazioni una data di abbandono più bassa”.

Fonte: Fasti Online – Scheda AIAC_2940

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A seguito di questi ritrovamenti del 2011 il progetto del nuovo istituto scolastico del Gravina è stato rimodulato e rivisto. La nuova proposta progettuale – rifinanziata di recente dal Ministero per la Pubblica Istruzione- è sostanzialmente articolata in una nuova sovrastruttura con pali di fondazione idonea a salvaguardare le presenze archeologiche.

Seguono a pag. 12-13 la descrizione degli scavi archeologici previsti dall’intervento nell’ambito del Progetto Antica Kroton, e a pag. 15 la Bibliografia.
Il documento può essere consultato nella Biblioteca del GAK.

Cosa prevede il progetto “Antica Kroton” per l’area del “Gravina” ?

La Deliberazione G.R. n. 360 della seduta del 11 agosto 2021, ad oggetto “Oggetto: Approvazione rimodulazione del programma “Valorizzazione dell’Antica Kroton e del sistema ambientale, turistico e culturale da Crotone a Capo Colonna”.

Riporta per l’intervento 1.2.1.4 Area G.V. Gravina un importo di € 1.200.000,00 in favore del Comune di Crotone e di 180.000,00 in favore del MIC, così descritto:

Sotto-intervento 1.2.1.4. “Area G.V. Gravina – Palazzo Foti” (€ 1.200.000,00), a rafforzamento dell’intervento pubblico di valorizzazione, si propone di stralciare gli interventi ricadenti su un’area di proprietà privata, quale “Palazzo Foti” – già oggetto di intervento da parte del MIC, nelle sue qualità di ente competente – facendo confluire le relative somme esclusivamente sull’area “G.V. Gravina”, per programmare l’intervento di messa in rete e valorizzazione dei siti già indagati con precedenti attività.
Lo scavo pluriennale eseguito dal MIC negli anni 1982-1986 e che ha interessato un’area di circa 600 mq, insieme allo scavo eseguito sulla proprietà Ciliberto, hanno restituito un lembo del quartiere centrale di Kroton con livelli di frequentazione che, senza soluzione di continuità, si distribuiscono dall’VIII al III secolo a.C., su preesistenze profonde di età pre-protostorica.
L’area per quanto vincolata, versa in totale stato di degrado ed abbandono, pur se nel cuore della città.
Il progetto prevede la rimessa in luce delle strutture archeologiche emerse negli scavi e, poiché si tratta di semplice rimozione dei rinterri, non sarà necessario di eseguire scavi, ma la Soprintendenza archeologica eseguirà la sola alta sorveglianza in corso d’opera.
Il Comune si occuperà dell’intero intervento di rimessa in luce, restauro e valorizzazione. In fase di progettazione saranno valutate soluzioni differenziate per la realizzazione di coperture e sistemi di protezione. Il sito dell’Area G.V. Gravina attraverso questo progetto, sarà inserito all’interno del circuito del Parco archeologico urbano a rete della città di Crotone.