Sommario
Racconta Plinio che i cittadini di Crotone – per arricchire il tempio di Giunone – fanno venire Zeusi, affinchè dipinga la dea con le fattezze della più bella fra le donne. L’artista chiede quindi come modelle le fanciulle più avvenenti della città, ne sceglie 5 e di ognuna dipinge la parte più pregevole: creando così nella sua mente l’immagine della bellezza perfetta trasposta poi nel suo dipinto. Questa idea di come deve operare un artista diviene nel Rinascimento un motivo ricorrente nella trattatistica sulle arti: il corpo femminile come oggetto di una visione idealizzata, secondo un modello ideale e universale che in qualche modo “correggesse” la natura.
Biografia di Zeusi
Zeusi (gr. Ζεῦξις, lat. Zeuxis, forse abbreviazione di Ζεύξιππος ) è stato un pittore greco antico vissuto nella seconda metà del V secolo a.C., tra i più famosi della Grecia del periodo classico che ispirò anche gli artisti del Rinascimento.
Fonti lo dicono nato ad Herakleia, senza fornire indicazioni utili a stabilire quale fosse delle numerose città con questo toponimo esistenti a quell’epoca (possiamo escluderne l’Eraclea lucana, fondata quando Zeusi era già emigrato in Grecia).
Zeusi operò in molte aree del mondo antico, soffermandosi ad Atene dove divenne noto per avervi sviluppato la cosiddetta “pittura da cavalletto”, ossia la pittura su tavola. Plinio indica l’acmé del pittore al 397 a.C., riferendo al contempo che le sue fonti riportavano una data di molto anteriore (424-421 a-C.). Probabilmente Zeusi doveva essere già attivo e noto ad Atene intorno al 434-429 a.C., benché ancora giovane, se venne nominato come Zeusippo nel Protagora di Platone ambientato in quegli anni. L’unica datazione certa rimane tuttavia il periodo trascorso al servizio di Archelao I di Macedonia, tra il 413 e il 399 a.C., durante il quale attese alla decorazione del palazzo reale.
Molte delle notizie più attendibili relative a Zeusi provengono dallo scrittore Plinio che soccorre, in particolar modo, per la ricostruzione dei vari luoghi di attività di Zeusi: dalla Magna Grecia fino ad Efeso, alla Macedonia, a Samo ed ad Atene, dove si localizza il suo maggior numero di opere. Alla produzione iniziale si assegnano l’”Eros” del tempio di Afrodite e la “Penelope”.
Ebbe fama notevole e fu citato tra gli altri da Senofonte e Aristotele. Le fonti di epoca ellenistica ne tramandarono la fama anche attraverso aneddoti come quello dell’ uva, dipinta in gara con il pittore Parrasio , raffigurata in maniera così dettagliata, talmente fedele alla realtà, che traeva i passerotti in inganno.
Accumulò anche così grandi ricchezze che, per ostentazione, andava mostrando a Olimpia il suo nome intessuto con lettere d’oro in placche applicate ai suoi mantelli. In seguito cominciò a regalare le sue opere poiché diceva che non potevano essere pagate con nessun prezzo abbastanza degno, e così regalò l’Alcmena agli Agrigentini e il Pan ad Archelao. Fece anche una Penelope nella quale sembra aver dipinto le qualità interiori e un Atleta di cui si compiacque a tal punto da scriverci sotto un verso famoso da allora e cioè «lo si potrà più facilmente invidiare che imitare». Magnifico è anche il suo Giove in trono circondato dagli dei in piedi e l’Ercole infante che strozza due serpenti alla presenza della madre Alcmena impaurita e di Anfitrione.
Cicerone attribuì a Zeusi, molti altri quadri nei vari Heraion della Magnagrecia. Sono state, altresì, riconosciute altre testimonianze particolari di un legame artistico con Kroton in alcune monete. Ad Agrigento Zeusi avrebbe donato l’ “Alcmena” 1.
Secondo alcuni Zeusi dipinse figure di dimensioni leggermente maggiori rispetto alla natura, e che il tratto distintivo era l’uso del colore e che il suo disegno non era impeccabile. Dopo la perdita di indipendenza da parte della Grecia, le migliori opere di Zeusi arrivarono a Roma, e da lì furono successivamente trasportate a Costantinopoli, ove se ne persero le tracce.
L’Elena di Zeusi nel Tempio di Hera a Kroton
A Crotone Zeusi dipinse molti dipinti per l’Heraion del Lacinio, come precisa Cicerone, secondo cui portò a compimento molti altri dipinti, una parte dei quali si è conservata fino ai giorni nostri (Cicerone visse tra il 106 e il 43 a.C.), per la grande venerazione che era legata a quel tempio (“conplures tabulas pinxit, quarum nonnulla pars usque ad nostram memoriam propter fani religionem remansit“).
Ma infine per esprimere l’ideale perfetto della bellezza femminile, affermò che era sua intenzione dipingere la figura di Elena. Per fare questo Zeusi decise di ritrarre ciò che di più affascinante avessero le cinque più belle vergini di Kroton, con l’interno di raffigurare la bellezza ideale della “perfettissima Elena dei Crotoniati”. L’episodio è riportato da Cicerone (De Inventione Libro II, 1 a 3), il quale aggiunge che il nome delle modelle fu celebrato da molti poeti.
Liber II, Opera philosophica
Testo originale in latino con traduzione in italiano a fronte
Secondo alcuni studiosi la scelta di rappresentare Elena nel tempio di Hera Lacinia, non derivava dalla volontà di rappresentare un personaggio notissimo dell’epopea omerica, quanto piuttosto per motivi politici. Elena infatti è moglie di Menelao, re di Sparta. Licofrone nell’Alessandra, seguendo le tracce dello storico Timeo, fa viaggiare Menelao lungo la costa orientale dell’Italia meridionale e lo fa giungere nella città di Sirìs e sul Capo Lacinio, e cioè a Crotone. Crotone era di orìgine achea (Strab. VI. 262; Diod. VIII, 17), ma gl’interessi politici più volte l’hanno spinta ad assecondare le tradizioni spartane. Sono noti così i buoni rapporti corsi tra Crotone e Sparta nel VI secolo al tempo di Pitagora, quando verso il 510 a.C. gli Spartani che accompagnarono Dorieo alla volta della Sicilia aiutarono i Crotoniati contro i Sibarìti; tre anni prime l’esule Filippo Crotoniate s’era aggiunto ai coloni che Dorieo conduceva nella Libia (Herodot. V. 44-47)). E Pausania (IH. 3 1) riporta una tradizione secondo cui Crotone sarebbe stata fondata dagli spartani del re Polidoro, anzichè da Miscello2. In questo senso, portano anche l’astensionismo di Crotone durante le guerre del Peloponneso ed i mancati aiuti militari dati ad Atene. E’ in conseguenza di tali rapporti, che trae origine il mito dell’accoglienza in Crotone dell’eroe spartano Menelao, e del supposto culto di Elena a Crotone.
Alla presenza di Zeusi a Kroton si fa risalire il vivace cromatismo della ceramica italiota fin dai primi decenni del IV sec., che potrebbe essere infatti un’eco dell’opera di Zeusi; ed è stato notato che la monetazione delle città della Magna Grecia, sul finire del V sec., si modifica nel senso di un più libero stile pittorico particolarmente apprezzabile negli stateri di Crotone 3.
Secondo Plinio il Vecchio l’Elena di Kroton fu portata in Ambracia in Epiro, ove regnava Pirro (318-272 a.C) 4. Da qui, nel 189 a. C., sarebbe stata portata a Roma, dove la vide nel Portico di Filippo 5, ad opera di Fulvio Nobiliore durante il saccheggio della Acarnania (Polyb., xxi, 30; Liv., xxxviii, 9, 13). La notizia tarda che l’Elena era in un portico dell’agorà di Atene, si riferisce forse ad una copia (Eusth., ad Il., xi, 630; The Athenian Agora, iii, 1957, p. 194, n. 634).
Per l’analisi delle diverse ipotesi su chi avrebbe potuto saccheggiare il dipinto e spostarlo verso altri luoghi vedere Bruno Poulle – De Crotone à Rome, l’Hélène de Zeuxis (2007).
Nonostante la celebrità dell’opera, la ricostruzione dell’Elena è impossibile: la nudità della figura e la severa composizione potrebbero far prendere in considerazione lo specchio etrusco con Elena tra i Dioscuri e Zeus 6.
In realtà non sappiamo molto altro di questo dipinto dell’Elena di Kroton, nè i dettagli di cosa fosse rappresentato, la dimensione, la tecnica, il supporto, ecc. Tuttavia, il fatto che le informazioni sul dipinto fossero arrivate a Marco Tullio Cicerone (106 a.C. – 43 a.C.), a distanza di secoli e dopo che il tempio era decaduto (come dimostra l’episodio del trasporto dei marmi dal tetto del Tempio di Hera a Roma, nel 174 a.C. su ordine del console Quinto Fulvio Flacco), la dice lunga della notorietà di questo dipinto di Zeusi nell’antichità.
In un articolo del sito GreeceHighDefinition.com dal titolo Arte Greca antica: Pittura nell’antica Grecia, nell’elencare alcuni dei dipinti più importanti dell’era classica, pone guarda caso al primo posto i seguenti dipinti di Zeusi:
– “Zeus seduto in trono”, “Elena di Kroton”, “Alcmena”, Zeus.
Opere ispirate a Zeusi ed alle modelle di Crotone
Il tema di Zeusi che dipinge l’ideale artistico di donna, ispirandosi a modelle reali di Crotone è stato di ispirazioni per molti artisti. In alcuni casi è rappresentato Zeusi nell’atto di dipingere, in altri Zeusi nell’atto di scegliere le modelle a cui ispirarsi.
Giorgio Vasari (Arezzo, 30 luglio 1511 – Firenze, 27 giugno 1574) è stato un pittore, architetto e storico dell’arte italiano.
Sulla parete di fronte al caminetto della sua casa, spicca la storia di Zeusi, il migliore pittore della sua epoca. Sul muro di casa, Vasari immortala a destra l’arrivo delle ragazze accompagnate dalla nutrice; a sinistra, in mezzo alle modelle che si spogliano e rivestono, dipinge se stesso come Zeusi al lavoro. Il messaggio è chiaro: in natura il meglio non esiste, solo l’Arte può plasmarlo.
Collezione completa di dipinti e citazioni a tema Zeusi e le modelle di Crotone
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Poesia e Letteratura
Giovanni Boccaccio – Rime XXI
D’Omer non poté lo celeste ingegno
A pien monstrar d’Helena ’l vago riso,
Né Zeusi, dopo, l’alto et bel diviso,
Quantunque avesse di molte il disegno:
Correlazioni
Note
- Rif. (Plin., Nat. hist., xxxv, 62). Non si sa se si deve identificare l’ “Alcmena” con “Eracle bambino in atto di strozzare i serpenti alla presenza di Alcmena impaurita e di Anfitrione” (Plin., Nat. hist., xxxv, 63; Philostr. Min., Im., v, 1). Citazione da Zeusi in Enciclopedia Treccani [↩]
- Per il testo di Pausania vedere in Crotone è di fondazione achea, ma il suo legame con Sparta val al di là della periegesi di Pausania[↩]
- Rif. Zeusi in Enciclopedia Treccani. Per esempi di queste monete vedere l’articolo “Crotone. La museruola di bronzo di Vigna Nuova“[↩]
- Plinio non dice se il dipinto fu preso da Pirro durante una delle fasi delle Guerre_pirriche (280-275 a.C.). Ma è più probabile che gli fosse pervenuto qualche anno prima da Agatocle, Tiranno di Siracusa. Costui, infatti, mentre stava accompagnando la figlia Lanassa in Epiro per contrarre il matrimonio con Pirro, a seguito della presa di Kroton del 295 a.C., la città stessa fu saccheggiata dai Siracusani che uccisero anche gli abitanti maschi.[↩]
- Plinio Naturalis historia, XXXV, 66: “fertur et postea Zeuxis pinxisse puerum uvas ferentem, ad quas cum advolassent aves, eadem ingenuitate processit iratus operi et dixit: uvas melius pinxi quam puerum, nam si et hoc consumassem, aves timere debuerant. Fecit et figlina opera, quae sola in Ambracia relicta sunt, cum inde Musas Fulvius Nobilior Romam transferret. Zeuxidis manu Romae Helena est in Philippi porticibus, et in Concordiae delubro Marsyas religatus.”[↩]
- P. Moreno, Zeusi in Enciclopedia dell’ Arte Antica (1966), Treccani[↩]
- disegno tratto da Elisabetta Mangani, Le fabbriche di specchi nell’Etruria settentrionale, 1985[↩]