“L’universale ammirazione che ha destato e desta negli animi degli amatori delle arti belle il gruppo colossale operato dal chiariss. sig. prof. cav. Giuseppe de Fabris; rappresentante la morte di Milone Crotoniate, ha fatto nascere in me il desiderio di riprodurre colle stampe alcune scelte Poesie di valenti scrittori italiani in lode di un’opera, cui un voto unanime e concorde desidera di vedere, ad onore di Roma e delle Arti italiane, eseguita in marmo“.
L’editore
Giuseppe De Fabris nasce a Nove (prov. di Vicenza) il 19 agosto 1790 e muore a Roma il 22 agosto 1860. E’ stato uno scultore e pittore italiano.
Tra le opere di assoluto rilievo è il “Milone crotoniate“, di cui esiste una versione in gesso del 1820 presso i Musei vaticani a Roma, ed un’altra riproduzione in gesso a Palazzo di Tauride di San Pietroburgo.
De Fabris assiste poco dopo il suo arrivo a Roma (1815) all’assegnazione dei premi dell’Anonimo, istituito da Canova, per i lavori eseguiti nel semestre precedente dagli allievi dell’Accademia di Palazzo Venezia; qui rimane impressionato dal dipinto del vincitore per la pittura, Giuseppe Della Valle, che aveva come soggetto “Milone crotoniate con ambedue le mani incastrate nell’albero e da un leone investito” 1. Di questo tema ne farà oggetto alcuni anni dopo del suo colossale Milone crotoniate.
Nel 1821 modella in creta e “getta” in gesso la grandiosa scultura di Milone crotoniate, che espone in un padiglione di legno appositamente eretto nei pressi del suo studio al n. 130 di via Felice: la scultura, che verrà ammirata da un numeroso pubblico, anche per le dimensioni colossali fino allora insuperate, vi rimase per oltre trent’anni.
L’opera sancisce la fama dell’artista e contemporaneamente rappresenta la grande tragedia della sua vita. Fabris desidera trasferire in marmo il modello del Milone, alto quasi sette metri, dimensioni fino ad allora mai superate, per il quale occorsero più di settanta carrette d’argilla e centotrenta quintali di gesso.
Ma dopo aver perso le speranze di collocare la statua in piazza del Popolo, e dopo averla offerta, nel testamento del 3 agosto 1854, al Governo Pontificio, lo scultore si accontenta di donare il colosso allo zar di Russia.
Nel dicembre del 1845 è a Roma lo zar di Russia Nicola I, che durante questa permanenza ha occasione di conoscere lo scultore e alcune sue opere, tra le quali è particolarmente colpito dal Milone crotoniate.
Nel 1854 è di nuovo a Roma lo zar di Russia Nicola I, che visita lo studio dell’artista e mostra di gradire l’omaggio del “Milone crotoniate” che l’artista intende fargli.
Nel 1857 viene trasportato a San Pietroburgo il grande gesso del Milone, donato a S. M. l’Imperatore di Russia. L’artista, per seguire i lavori, parte a giugno e vi rimarrà sei mesi. L’opera viene collocata nel Palazzo di Tauride dell’Hermitage. Nel 1858 rientra a Roma all’inizio dell’anno, soddisfatto del buon esito del viaggio in Russia e della collocazione della sua opera prediletta.