Floro Veraldi e il suo sogno per Crotone: l’identità culturale come ancora di salvezza

Al giovane attivista si deve l’iniziativa di una raccolta fondi per far riparare l’impianto di videosorveglianza in avaria da mesi nel sito archeologico di Capo Colonna. Le T-Shirt con la scritta ϘΡO 710 Means Identity

Articolo edito da Fame di Sud

L’eccellenza delle opere, delle imprese, del genio, delle vincenti condizioni socio-economiche di un luogo in un certo momento storico, non è un’immutabile ipoteca sull’avvenire, ma il frutto di scelte, fatte o subite, di congiunture più o meno imperscrutabili, di cui si compongono l’affascinante puzzle della Storia e il fragile equilibrio delle cose umane.

E così tre delle più potenti e rinomate città dell’antica Magna Grecia – Taranto, Sibari e Crotone – via via alleate o acerrime nemiche, ma pur sempre espressioni di una civiltà alla cui fonte si è abbeverata per secoli l’intera cultura occidentale, si ritrovano oggi a essere, per molti versi, emblemi di un degrado e di un oblio che sembrano avere lo stigma dell’inesorabilità e dell’irreversibilitàEppure c’è chi è convinto del contrario, del fatto cioè che nel recupero della conoscenza di quelle radici plurimillenarie si celi la chiave per invertire il corso degli eventi, per ritrovare l’intima e vitale essenza dei luoghi, in poche parole la loro reale vocazione e, prima ancora, la loro identità; quest’ultima naturalmente intesa come consapevolezza di sè e non come chiusura verso il resto del mondo.

A seguire questa intuizione è, a Crotone, il giovane Floro Veraldi, classe 1991, che nell’amore incondizionato per la sua città ha trovato la molla per un radicale cambiamento impresso alla propria vita indirizzandola su un binario che in questo momento ha assunto una direzione ben precisa: cercare il modo per stimolare i suoi concittadini a riappropriarsi della loro identità, quella legata a un luogo con 2800 anni di storia sulle spalle ma oggi noto, dentro e fuori i confini regionali, soprattutto per condizioni socio-economiche e ambientali che lo pongono agli ultimi posti delle classifiche sulla qualità della vita, oltre che emblema di una criminalità organizzata che soffoca con protervia il tessuto sociale impedendone ogni anelito di sviluppo. E tutto ciò a latere di uno straordinario patrimonio culturale, rappresentato dal sito archeologico extraurbano di Capo Colonna, con il suo Museo, e dal Museo Archeologico Nazionale con sede presso uno dei bastioni della cinta muraria cinquecentesca.

L’iniziativa di Floro è partita sulla scia del guasto all’impianto di videosorveglianza verificatosi la scorsa estate nel prezioso sito archeologico di Capo Colonna, cui ha fatto seguito un’incontrollata presenza di turisti anche negli spazi abitualmente inaccessibili per ragioni di tutela, con tutto ciò che ne è conseguito in termini di rischi per l’integrità del luogo. Una situazione denunciata sui media già ad agosto scorso dalla senatrice e archeologa crotonese Margherita Corrado, denuncia che, a quanto pare, non ha ad oggi sortito alcun effetto, nel senso che l’impianto persiste in uno stato di disfunzione quasi totale. Da qui la proposta, provocatoria e al tempo stesso operativa di Floro, di racimolare i tremila euro necessari a riparare l’impianto attraverso la vendita di alcune speciali magliette da lui ideate, obiettivo che sta cercando di perseguire coinvolgendo anche i ragazzi delle scuole (per acquistare le magliette e supportare l’iniziativa potete contattare i profili social su Facebook e Instagram). In contemporanea, Floro si è anche attivato – richiedendo le necessarie autorizzazioni – per ripulire dai vergognosi cumuli di spazzatura l’area esterna al sito di Capo Colonna, per cui a breve segnalerà sui social la data in cui chiunque potrà collaborare a questa apprezzabile operazione di cittadinanza attiva. Ma cos’hanno di speciale le sue magliette?

Esse rispecchiano l’interesse sfrenato che Floro – nato a Genova da genitori calabresi – coltiva fin da piccolo per la storia di Crotone, la colonia d’oltremare fondata dagli Achei guidati da Miscello di Ripe e approdati sulla costa jonica della Calabria seguendo le indicazioni del celebre Oracolo di Delfi o – secondo una variante leggendaria della tradizione – dello stesso eroe e semidio Eracle. Un’affascinante mito di fondazione che già nell’immaginario antico ha una data ben precisa: 710 a.C. Data che da alcune settimane campeggia appunto su centinaia di magliette nere e bianche, accompagnata dall’abbreviazione ϘΡOcombinazione di lettere greche arcaiche che stanno per “KRO”,  legenda visibile sulla monetazione dell’antica e fiorente città di Kroton, nota nei secoli per i suoi formidabili atleti olimpionici, il suo vino, i suoi artisti ma, soprattutto, per essere stata la patria elettiva del grande filosofo e matematico Pitagora che qui ebbe la sua rinomata Scuola. A quella data e a quell’abbreviazione Floro ha voluto aggiungere in inglese “Means identity” per esplicitare il senso di quel richiamo all’identità krotoniate: “un krotoniate – spiega il giovane attivista – è una persona che si riconosce nella storia della città, ama il suo territorio e lo difende. Il crotonese è solo uno che è nato a Crotone”.

E lo spirito krotoniate di Floro ha cominciato a forgiarsi fin dalla prima estate della sua vita, quando da Genova venne portato in vacanza dai nonni calabresi per tre mesi. E così ogni estate e nelle feste principali dell’anno, fino alla residenza per due anni nel borgo catanzarese di Botricello, dove i suoi si trasferirono per lavoro. Sono seguiti gli studi biennali all’Istituto Nautico di Crotone, poi completati a Genova dopo il rientro al nord dell’intera famiglia, che include anche un fratello e una sorella. Conseguito il diploma, ha cominciato a imbarcarsi come allievo su navi portacontainer e da crociera, acquisendo il titolo di Terzo Ufficiale di Macchina. E mentre la sua carriera sembra ormai segnata e in ascesa, Crotone è onnipresente: nelle immagini di Capo Colonna appese sulle pareti della sua stanza, sui piccoli monili che indossa con orgoglio di appartenenza, e nei suoi sogni di un futuro a Crotone da costruire con i proventi del proprio lavoro.

Ma accade qualcosa nella sua vita privata, un improvviso switch nei suoi intenti che accelererà il suo trasferimento a Crotone dopo l’abbandono della vita marinara. “Oggi – racconta senza rimpianti – lavoro in un call center, guadagnando molto meno di quello che mi dava il mio lavoro in mare, ma sono felice perché sono a Crotone, e sento di voler fare qualcosa per la mia città, a cominciare dal promuovere la riscoperta della sua grande storia e di quella del suo territorio soprattutto da parte dei più giovani, convinto come sono che un albero lo si coltivi con successo solo partendo dalla cura delle sue radici”.