Recupero di un sarcofago di età imperiale in Loc. Seleno a Isola Capo Rizzuto

A Isola Capo Rizzuto di fronte alla località Sèleno, nell’estate del 1999 è stata ripescata, a circa 200 metri dalla spiaggia e 5/6 di profondità, parte di un ulteriore carico di marmi di età imperiale. Un subacqueo
imbattutosi per caso in alcuni frammenti di sarcofago figurato lo aveva segnalato l’anno precedente1).

Foto del sarcofago prima del recupero

Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Soprintendenza Archeologica della Calabria
Direzione dell’ Ufficio Scavi e del Museo Archeologico di Crotone


Primo comunicato stampa: 10-07-1999

Luigi Cantafora

Nella giornata del 9 luglio 1999 il Dott. Claudio Mocchegiani Carpano del servizio tecnico di archeologia subacquea del Ministero per i Beni e le attività culturali ha condotto l’operazione di recupero di un grande frammento di sarcofago di marmo nello specchio di mare intorno al Capo Rizzuto.

Le operazioni di recupero molto complesse sono state condotte con il fondamentale apporto del Nucleo dei Carabinieri sommozzatori di Messina cui è stato aggregato il Sig. Luigi Cantafora appassionato cultore di archeologia subacquea.

Il coordinamento generale è stato condotto dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria con il responsabile di zona Dott. Roberto Spadea che si è avvalso della collaborazione dei magazzinieri Gianfranco Screnci e Franco Sestito.

Il frammento di sarcofago è stato depositato nella tarda serata di ieri 9 luglio nel cortile del Palazzo Morelli di Crotone dove sono state immediatamente avviate le operazioni di lavaggio al fine di solubilizzare i sali che il lungo tempo di giacitura nel fondale marino ha accumulato nell’interno della pietra.

Ad una prima analisi il frammento che misura cm 90 x 105 x alt. 118 sembra essere di marmo proconnesio (tanto rivelano le venature che è possibile osservare nei punti lasciati liberi dalle incrostazioni marine). Le cave del Proconneso sono localizzate in Asia Minore nei pressi del Mar di Marmara. L’Asia minore dove fu probabilmente scolpito il sarcofago fu tra i principali produttori di sarcofagi di marmo nell’età romano imperiale e particolarmente tra il II ed il III secolo d.C. epoca cui può essere datato il reperto.

La scena del lato principale parzialmente conservata rappresenta una figura femminile (Menade) in atteggiamento di danza. In questa, che potrebbe essere la scena principale del sarcofago, si intravede anche parte di una figura maschile da interpretare probabilmente come un Satiro, protagonista con la Menade del corteggio che seguiva il dio Dioniso((Menadi (Μαινάδες da μαίνομαι “entro in furore”, Maenădes). – Sono le donne che insieme con i Satiri e i Sileni costituiscono il corteggio (ϑίασος) di Dioniso e partecipano del furore sacro indotto dal culto orgiastico proprio di questo dio. Sono chiamate anche βάκχαι “baccanti” in quanto assimilate a Bacco, ϑυιάδες “invasate”, ληναί dal torchio vinario, Naiadi, Ninfe e in Macedonia μιμαλλώνες, forse da μαιμάω “salto” e κλώδωνες da κλώζω “grido”. Fonte: Enciclopedia Treccani/)).

Nel lato corto è scolpito un festone da cui pendono una pigna e dei nastri, sormontato da una maschera probabilmente di Satiro.

La scoperta è di interesse particolarmente importante, soprattutto se si considera la povertà di marmi figurati finora ritrovati in Calabria. Le condizioni di conservazione sono delicate. Occorrerà infatti un lungo e paziente lavoro di recupero e restauro poiché la superficie danneggiata in più punti dal mare e dai suoi organismi è attaccata dalla flora marina.

Il presente comunicato è stato diffuso dall’Ufficio Scavi presso palazzo Morelli di Crotone in data 10 luglio 1999.

N.B. Luigi Cantafora, scopritore e segnalatore di vari siti archeologici sommersi e di navi e carichi di navi antiche affondate lungo tutto l’arco costiero ionico da Punta Alice a Le Castella, è anche socio e responsabile del settore di archeologia subacquea del Gruppo Archeologico Krotoniate.

Sarcofago dal relitto Sèleno (Isola Capo Rizzuto) con scena relativa al corteggio di Dioniso

Secondo comunicato stampa: 24-07-1999

Venerdì 23 luglio 1999 si è concluso il recupero delle altre parti del sarcofago affondato nelle acque di Capo Rizzuto. L’operazione di recupero è stata effettuata, come la volta scorsa, sotto la direzione del dott. Claudio Mocchegiani Carpano, dai Carabinieri sommozzatori di Messina, coadiuvati dall’archeosub Luigi Cantafora. Essa è stata condotta in due tempi nel corso della stessa giornata.

Al mattino è stato recuperato un altro grande frammento del sarcofago, comprendente il lato corto dello stesso, opposto a quello già recuperato, una consistente parte della base e brevi tratti dei lati lunghi in corrispondenza degli attacchi col lato corto e con la base (sul lato lungo posteriore).

Il lato corto porta scolpito lo stesso motivo decorativo (maschera, festone e pigna con nastri) del precedente. Esso risulta però molto corroso e meno leggibile rispetto al primo.

Nel pomeriggio è stato recuperato l’ultimo grande frammento marmoreo, molto rovinato, pertinente al coperchio del sarcofago.

Mancano pertanto alla fine del recupero, quasi completamente, i lati lunghi del sarcofago: quello che sembra il principale con scena di Menadi e Satiri; quello posteriore, i cui brevi tratti molto corrosi non permettono di intravedere l’esistenza di figure. Come pure non risulta leggibile la corrispondente figura di Menade sul lato lungo principale, all’attacco con il lato corto del secondo frammento marmoreo. Meglio conservata nel secondo frammento la base del sarcofago (quasi un metro e mezzo) pertinente al letto di deposizione del defunto.

Nel contesto sono stati pure recuperati alcune tavolette di marmo, frammenti di embrici (tegole) di terracotta, una zavorra di pietra levigata e due frammenti lignei pertinenti al fasciame della nave affondata.

Al rientro del gommone dei Carabinieri sommozzatori di Messina, scortato dalla motovedetta dei Carabinieri di Crotone, nel porto de Le Castella, avvenuto nel pomeriggio, era presente la dott.ssa Elena Lattanzi, Soprintendente archeologo della Calabria.

I due frammenti marmorei sono stati issati a mezzo di una gru, armata su un camion, a bordo dello stesso. Quindi sono stati trasferiti presso l’ufficio scavi di Palazzo Morelli a Crotone, dove sistemati nel cortile, insieme all’altro frammento precedentemente recuperato, hanno avuto inizio le operazioni di lavaggio.


Osservazioni tecniche

Fonte: “Margherita Corrado – Appunti di archeologia subacquea sulla costa ionica calabrese tra Crotone e Le Castella (2016)

(in relazione ai sarcofagi rinvenuti non lontano da capo Rizzuto) Il marmo, bianco del Proconneso, è lo stesso in tutti i casi noti, e le parti meglio conservate del sarcofago più integro, evidentemente a lungo protette dalla sabbia, lo rivelano scolpito in sottosquadro su almeno uno dei lati lunghi. Ad un’estremità si riconoscono, affrontate, una figura maschile armata incedente verso destra ed una femminile protesa in direzione opposta che rinviano ad una rappresentazione del ratto delle Leucippidi altrove meglio conservata, mentre su entrambi quelli brevi campeggiano una testa di satiro e più sotto un festone compatto, con tenie fluttuanti, da cui pende centralmente un grappolo d’uva.

La datazione dei pezzi, per forza di cose generica, riporta al II-III sec. d.C., mentre la distanza che li separava suggerisce una dispersione del carico su un areale piuttosto ampio. Si tratta, comunque, di manufatti rifiniti prima della partenza, e dunque di gran pregio non solo per la prestigiosa materia
prima impiegata ma anche per la qualità della decorazione.

Richiesti da una committenza di altissimo livello, il trasporto di simili oggetti interessava di solito singoli esemplari, tant’è che se nulla può dirsi circa il grado di rifinitura e l’iconografia dei due sarcofagi in pessimo stato di conservazione, il fatto stesso di superare l’unità rende del tutto eccezionale il carico in esame.

  1. Margherita Corrado – Appunti di archeologia subacquea sulla costa ionica calabrese tra Crotone e Le Castella (2016 []