L’esame speciale e sostanzialmente mai spinto in profondità relativo alla ceramica più pregiata del mondo antico, quella attica; in particolare la descrizione della circolazione di quelle ceramiche che raggiunsero i santuari della Grecia, della Ionia e dell’Italia e l’analisi delle implicazioni commerciali, ideologiche e storico-artistiche che da quei flussi sono derivate. A questa fondamentale opera, che si sviluppa attraverso quarantuno contributi distribuiti in circa ottocento pagine, concorrono archeologi di tutta Europa.
Riguardo i luoghi di culto della crotoniatide, dall’Heraion di Capo Colonna al santuario di Apollo Aleo a Cirò Marina, “le informazioni si limitano ad un numero esiguo di esemplari. Sporadiche o generiche notizie si hanno, infine, per gli altri contesti, quali le aree sacre di Vigna Nuova, di S. Anna di Cutro e di Zinga di Casabona“. La relazione elenca i reperti di questi siti.
Tra i temi figurati, nell’area vasta e nelle epoche esaminate, gneralmente i soggetti riprodotti sono “estremamente vari e generici, con una prevalenza di decorazioni fitomorfe rispetto alle scene figurate. Decisamente scarse sono le raffigurazioni a carattere mitologico, tra le quali dobbiamo innanzitutto menzionare lo skyphos a figure nere da Capo Colonna con la lotta di Eracle e Nereo. Il rapporto che lega la figura di Eracle al santuario – noto a tutti è il mito di fondazione dell’uccisione di Lacinio e del figlio Crotone da parte di Eracle – ha fatto ipotizzare in passato che il vaso potesse costituire un’offerta particolare, scelta in maniera intenzionale proprio per l’immagine che vi è riprodotta, in quanto richiamo alle tradizioni del luogo di culto“.