Testa femminile dalla decorazione frontonale del tempio di Hera Lacinia

Desta qualche perplessità nel visitatore del Museo di Archeologico di Capocolonna, la vista di questa testa marmorea femminile. Ha un aspetto che sembra inquietante a primo impatto, ma è una conseguenza del forte deterioramento.

La descrizione breve esposta indica “Testa femminile con occhi lavorati a parte e racchiusi entro palpebre di bronzo. Marmo egeo-insulare. Secondo venticinquennio del V sec. a.C.

Informazioni tecniche, ma facilmente comprensibili anche ad un non esperto, sono reperibili nella pubblicazione di R.Belli Pasqua “Le sculture frontonali del tempio di Hera Lacinia, disponibile nella Biblioteca Digitale del GAK, e che di seguito sintetizziamo.

Si tratta di elemento della decorazione frontonale del Tempio di Hera Lacinia, pervenuto dagli scavi del 1972, aldisotto della colonna curato da Roberto e Giuseppina Spadea, allora collaboratori esterni della Soprintendenza. La testa presumibilmente proviene dal crollo del frontone del Tempio, ed è sfuggita alla raccolta e utilizzo dei marmi dei cavatori che ne facevano calce per le mura del Castello e della Città fortezza, al tempo di Carlo V.

Il frontone di un tempio greco è “lo spazio triangolare situato al di sopra dell’architrave dei lati brevi del tempio greco, etrusco e romano, decorato all’interno con rilievi o statue a tuttotondo. I primi frontoni noti in Grecia, sono quelli del tempio di Corfù e dell’acropoli di Atene (VI sec.)”((Definizione da Enciclopedia Treccani)).

G. TREU - R. GRÜTTNER - R. DIEZ, Ricostruzione della policromia
del frontone orientale del Tempio di Zeus a Olympia (1886)
G. TREU – R. GRÜTTNER – R. DIEZ, Ricostruzione della policromia
del frontone orientale del Tempio di Zeus a Olympia (1886)

(Immagine da “Il Colore nella scultura ed architettura antiche – Da Alipes)

Del ricco arredo scultoreo che l’Heraion di Capo Lacinio doveva avere è rimasta traccia nei riferimenti riscontrabili nelle fonti e nell’esiguo numero di frammenti di sculture di marmo messi in luce in occasione delle ricerche compiute nel sito. Le testimonianze letterarie conservano il ricordo di statue di atleti crotoniati vincitori nei giochi panellenici erette nel santuario (come quella di Astylos), oltre che dei doni votivi offerti alla dea, questi ultimi ulteriormente documentati dai preziosi anathemata rinvenuti nell’Edificio B2.

La testa è pervenuta in cattive condizioni di conservazione; il marmo, che appare di origine egeo insulare, con probabilità pario, non sembra di un’ottima qualità, poiché le superfici, soggette a forte corrosione, appaiono poco coese, con frequenti sfaldamenti. Rispetto ad altri elementi della decorazione frontonale la testa tutto sommato si è mantenuta più integra.

Rappresenta una figura femminile con il capo lievemente inclinato e rivolto a sinistra. Le superfici appaiono corrose, quasi sfaldate, così che il volto appare praticamente privo di notazioni anatomiche: lo stato di degrado, peraltro, fa ipotizzare che la testa sia stata sottoposta alla costante e violenta azione degli agenti atmosferici.

Si rileva la particolare tecnica con cui sono realizzati gli occhi, resi tramite un bulbo di marmo incastonato nelle cavità orbitali e racchiuso da una lamina di bronzo che fungeva da supporto per le ciglia, anch’esse realizzate col bronzo. Tale soluzione sembra essere stata frequentemente utilizzata in ambiente magno greco; a titolo esemplificativo si ricordano la testa femminile di marmo da Metaponto, bulbi oculari lavorati separatamente erano previsti anche nell’acrolito da Cirò, ecc.

Nella testa in esame gli occhi sono piccoli, allungati e con indicazione della ghiandola lacrimale; si nota una lieve asimmetria nella loro posizione, essendo l’occhio di destra lievemente più alto del sinistro: anche questo particolare, insieme all’inclinazione laterale, favorisce l’ipotesi di una realizzazione che tenga conto di un punto di vista obbligato, probabilmente dal basso verso l’alto.

Nella fisionomia generale, la testa appare essere quella di una giovane, ancora una fanciulla: in via ipotetica si potrebbe supporre una divinità giovanile, forse Artemide o Ebe, ad esempio, figlia di Hera.

La datazione della testa è stata proposta con ragione da Giuseppina Spadea in un periodo compreso fra il 470 e il 460 a.C.

Sulla base delle dimensioni, si può ipotizzare un’altezza pari a 1.70 m circa per la statua a cui essa doveva appartenere.

Esempi di ricostruzione della fronte dei templi greci, che danno un’idea di come la scultura dovesse apparire sono presenti nella pubblicazione citata di R.Belli Pasqua (Fig. 6, 7, 8, 9, 10, 12, 13).

Una delle versioni delle ricostruzioni 3D del tempio di Hera Lacinia dal Canale Youtube di FlippedProf, con in evidenza il frontone