Sommario
In questo articolo cercheremo di riportare le informazioni disponibili sulla città di provenienza di Miscello, ecista di Kroton, e della regione greca in cui è inserita. Sulla figura di Miscello si è già parlato in altro articolo, come anche della fondazione di Crotone.
Ripe, le citazioni
Che la città di provenienza di Miscello fosse Ripe (Ἐκ Ῥυπῶν) nell’Achāia viene detto solo in Hippys di Reggio, uno storico greco antico (V sec. a.C.) cui è stata attribuita l’opera Ktísis Italías (“Fondazioni d’Italia”) 1, e poi menzionata da Diodoro Siculo (I° sec. a.C.) in Biblioteca Storica, VIII.17.1 e):
HIPPYS RHEGINI FRAGMENTA – p. 14 – Zenob. III, 42:
Δῶρον δ ̓ ὅ τι δῷ τις ἐπαίνει: αὕτη κόμμα ἐστὶ χρησμοῦ τοῦ δοθέντος Μυσκέλλῳ τῷ Ῥυπὶ, καθ ̓ ὃν δὴ χρόνον Κρότωνα οὐκ ἐβούλετο οἰκίζειν, (ἀλλὰ) Σύβαριν, ὥς φησιν Ἵππυς (codd. Ἱππεύς) ἐν τῷ Περὶ χρόνων. Φησὶ δὲ σὕτως ἔχειν τὸν χρησμόν· Μύσκελλε βραχύνωτε, παρὲκ θεὸν ἄλλα ματεύων πλαύματα θηρεύσεις· δῶρον δ ̓ ὅτι δῷ (ὅ διδῷ?) τις ἐπαίνει
Dono, quod datur, esto contentus: Particula oraculi Myscello dati Rhypes oriundo, quo tempora non Crotona (Κρότωνα) voluit condere sed Sybarin, ut Hippys tradit in Chronicis. Is oraculum ita habere dicit: Myscelle gibbose, conira dei voluntatem alia petens, ejulatus quaeris; donum quod datur, ratum habe
DIODORO SICULO – Biblioteca Storica, Libro VIII, 17
Ὅτι Μύσκελλός τις Ἀχαιὸς ὢν τὸ γένος ἐκ Ῥύπης κατήντησεν εἰς Δελφοὺς καὶ τὸν θεὸν ἐπηρώτησε περὶ τέκνων γενέσεως· ἡ δὲ Πυθία ἀνεῖλεν οὕτως·…..
Altrove è genericamente detto Miscello proveniente dall’Achaia. Questa provenienza da un territorio generico riferito ad un’area vasta è frequente per tutte le diverse colonie occidentali; la città di provenienza degli ecisti è invece definita dalle fonti solo in pochi casi: Miscello da Ripe, Is (ecista di Sybaris) da Helike, Tiphon da Aigion (discusso ecista di Kaulon, in contrapposizione ad una fondazione da parte dei krotoniati); in generale la maggior parte delle fonti indica che genericamente gli ecisti come Achaioi 2.
Gli Achei
“Acheo” è un vocabolo polisemico, cioè con diversi significati.
Achei (gr. ᾿Αχαιοί) designa l’etnonimo “collettivo” dei Greci dell’epopea omerica da riferire all’età protostorica (riferimenti: Il., I, 254; VII, 124; Od., XI, 166, 481; XIII, 249; XXII, 68), e designa tutto il popolo greco, senza specificare una precisa etnia, e dunque per indicare le popolazioni l’intera Grecia3. La valenza etnica complessiva dei rappresentanti della civiltà greca viene indicata nei poemi omerici anche con gli etnonimi di Danaoi e di Argeioi, ma Achaioi viene utilizzato in misura assolutamente preponderante per designare i rappresentanti della civiltà greca descritta nell’epos4. Αχαιοί sono gli abitanti della regione sud-orientale della Tessaglia, l’Achaia Ftiotide, che era la patria dell’eroe Achille; quando gli eserciti di quella che più ampiamente prese poi il nome di Hellàs/Grecia si riunirono attorno ad Achille nella guerra contro Troia, essi ebbero nel loro complesso il nome di Panellenes e di Achaiòi.
Dopo la guerra di Troia gli Achei erano gli abitanti di quella che oggi chiamiamo la Grecia “Micenea”5, dal nome del regno reso celebre da Omero e, alla fine dell’Ottocento, dagli scavi di Schliemann.
L’equivalenza in questa fase tra Elleni e Achei “denunciava la coscienza, se non di un’origine etnica comune, quanto meno di una fase culturale unificante, genealogizzata nella figura del capostipite mitico di Elleno (in greco antico: Ἕλλην, Héllēn, re di Ftia, città della Tessaglia ed eponimo degli Elleni), una unità di sangue e di cultura che verrà infranta dall’arrivo dei Dori“6. Figli di Elleno sono infatti Doro, Eolo e Suto da cui si formarono le quattro tribù della Grecia continentale (gli Elleni) di cui la loro patria è l’Ellade. Suto generò Acheo e Ione. Acheo (in greco antico: Ἄχαιός, -oῦ, Achaiòs, in latino Ăchaeus, -i), dunque nipote di Elleno era il capostipite degli Achei. Pausania (VII 1 ss.) e Apollodoro (I 7, 3), propongono una genealogia della protostoria delle singole regioni della Grecia dalla quale emerge la grande quantità di varianti accumulatesi nel tempo. Pausania fra queste varianti sceglie quelle localmente più accreditate senza però tacere, in molti casi, le alternative. In estrema sintesi Acheo e poi i suoi figli, combattendo e spostandosi tra le diverse regioni, prima dell’arrivo dei Dori, sono divenuti così potenti nel Peloponneso, nella gran parte della Grecia continentale e nelle isole, da costituire il popolo degli Achei, cioè i Micenei, che pur se suddivisi in diversi Regni riescono a “tutti insieme” a conquistare Troia.
L’antica terra degli Ἀχαιοί, una zona della Tessaglia sud-orientale, viene denominata Achaia Ftiotide (Herodot., VII, 173), ed è considerata la patria originale degli Achei in età micenea (per orientarsi vedere questa mappa da Wikipedia).
Questi Achei “micenei” subirono un grave colpo in seguito alla cosiddetta “invasione dei Dori”, verso la fine del XII secolo a.C., così che a partire dal sud del Peloponneso – dove si trovava appunto Micene – si spostarono verso il nord del Peloponneso, nella fascia lungo il golfo di Corinto, dove occuparono o fondarono le loro poleis cacciando i vecchi abitanti. Questa regione era detta in antico Ἀιγιαλεια, nome che si conserva anche successivamente (Α. Ἀιγιαλός: Strab., VIII, 383; Paus., VII, I, I, ma v. II, 5, 6), e per distinguerla dalla terra di provenienza degli Ἀχαιοί, viene indicata con Achaia Egialea (Herodot., VII, 173) .
Per l’Ἀιγιαλεια la tradizione conserva il ricordo di varie fasi insediative, scandite da nette cesure e rinnovate organizzazioni del popolamento; dapprima abitata dai Pelasgi Egialei (Il., II, 575; Strab., VIII, 7, 1; Paus., VII, 1, 1), popolazioni autoctone preesistenti nella all’immigrazione in Grecia delle genti elleniche, vi si stabilirono in età micenea gli Ioni, organizzati in dodecapoli con un culto comune di Poseidone Eliconio (noto già in Il., VIII, 200-4 e XX, 403-5; inoltre in Diod. Sic., XV, 49, 1-3); in seguito alle invasioni doriche, vi si spostarono gli Achei7. Perciò gli autori indicano questa regione con il coronimo “Achaia Egialea” che avrebbe preso il nome di Acaia dai nuovi invasori e da Egialea che significa regione litoranea, denominazione che ben si addice all’Acaia peloponnesiaca settentrionale; tale denominazione è anche utile per distinguerla dall’Acaia Ftiotide, la Regione della Tessaglia di cui è parlato all’inizio. La trattazione della transizione dall’achaia omerica alla dodici città della dodecapoli di età arcaica, è piuttosto complessa, e si rinvia ad testo di approfondimento come “Magna Grecia. Colonie achee e Pitagorismo” (2007) di Alfonso Mele.
Alcuni recenti studi sembrano indicare che al tempo in cui l’Iliade prese forma, tra l’VIII ed il VII sec. a.C., l’etnonimo Achaioi avesse una rilevanza contemporanea anche nell’Argolide; tra gli elementi interessanti: la creazione del mito del ritorno degli Eraclidi, originario dell’Argolide, la dedica di santuari ad Hera in aree di attività dell’Età del Bronzo; il fatto che nell’Iliade Hera sia associata con gli Achei più di ogni altra divinità, che il nome di Eracle, progenitore degli Eraclidi, tradisca una originaria associazione con Hera, che i re Eraclidi di Sparta più tardi si definiranno Achei e che la città di Argo sia detta in tre occasioni “acaica” (Il. IX 141, 283; XIX 115). Altri ricercatori ipotizzano un’origine postmicenea per l’etnico Achaioi che indicherebbe i Micenei superstiti dell’Argolide in opposizione agli invasori Dori, un’ipotesi poco condivisa 8.
La fortuna dell’eponimo Achaios, particolarmente nella tradizione delle colonie occidentali, non è nel rappresentare le popolazioni stanziate in età storica nell’Achaia Egialea, ma è da identificare nel fatto che rappresenta il “macrolivello di stirpe”, come proiezione degli Achei “omerici”. IL termine Achaios incarna in sé ed esprime in maniera pregnante quello che doveva essere il significato stesso della categoria dell’acaicità in epoca arcaica: “ritenersi Achei” significava ritenersi “discendenti” degli illustri omonimi dell’epopea omerica e quindi tutt’uno con essi 9.
L’Achaia Egialea, la dodecapoli «ionica», la lega Achea
Il processo di autonoma crescita delle città dell’Achaia storica, costituito da una confederazione di dodici città, la dodecapoli «ionica», si realizza durante i secoli bui del Medioevo ellenico, a partire dal XII secolo e trova il suo compimento nell’VIII secolo.
Nell’VIII secolo l’Achaia della dodecapoli ionica appare abitata per villaggi, retta da una aristocrazia, militarmente attiva a livello di singoli centri, ma operante collegialmente quando di tratta di decidere ed operare le fondazioni coloniali. La formazione di veri e propri centri cittadini, riportata dalle fonti come conseguenza di fenomeni di sinecismo (Strab., VIII, 373), dovette avvenire probabilmente in tempi diversi, ma certamente in un periodo non anteriore al VI sec. a.C. Prima di questa data è forse più opportuno parlare di «distretti» (non a caso ancora in Herodot., I, 145, è usato il termine μέρεα), con più abitati (i demi ricordati da Strabone), senza tutti і caratteri propri delle pòleis.
I nomi di alcune città dell’Achāia arcaica sono riportati dalla tradizione all’età micenea: il «Catalogo delle navi» (Omero, Iliade, II, 573-575), di controversa datazione, menziona Aigion, Helike, Hyperesia (Egira), Pellene e Gonoessa, come pertinenti a quella che sarà l’Acaia orientale “storica” all’interno del coronimo di Aigialos, indicato come parte, assieme alla Corinzia e all’Argolide orientale, del regno di Agamennone, ma considera parte dell’Achāia occidentale come territorio degli Epei.
L’Achaia Egialea è una regione prevalentemente montuosa, solcata da torrenti brevi e precipitosi, asciutti nell’estate; Erodoto rileva che soltanto il Crati (Κρᾶϑις) aveva un corso perenne; tale scarsità d’acque dipende soprattutto dalla brevità del corso di questi fiumi (che traggono origine dai vicini monti dell’Arcadia) e dalla natura calcarea del suolo. Le città che la compongono sono, da occidente a oriente: Dime, Oleno, più a nord-est Patre (Patrasso), Ripe, Egio, Elice, Ege, Egira, tutte città costiere, di cui Oleno ed Elice nel quarto secolo a. C. furono sommerse in seguito a un maremoto: un po’ più all’interno vi erano Fare, Tritea, Bura, Pellene 10.
Rhypes appare più tardi, solo al V sec. in Erodoto (1, 145; VII, 94; VIII, 73)11 che indica un elenco di dodici nomi che includono anche la zona occidentale: Pellene, Egira, Ege, Bura, Elice, Aigion, Ripe, Patrasso, Pharai, Olenos, Dyme e Tritaia («i dodici distretti sono ora degli Achei ed erano allora degli Ioni»).
E quelli che avevan l’Arcadia, ai piedi dell’alto Cillene, presso la tomba d’Epíto, dove gli uomini lottano corpo a corpo, quelli che abitavano Fèneo e Orcòmeno ricca di pecore, e Ripe e Stratíe ed Enispe ventosa, e avevano Tegea e l’amabile Mantinea, ed avevano Stínfalo e abitavano Parrasia, di questi guidava il figlio d’Anceo, il potente Agapènore, sessanta navi; e in ogni nave molti eroi arcadi eran saliti, abili in guerra.
Δυώδεκα δέ μοι δοκέουσι πόλιας ποιήσασθαι οί “Ιωνες και ουκ έθελήσαι πλέονας έσδέξασθαι
τοϋδε εϊνεκα, οτι και οτε εν Πελοποννήσω οϊκεον δυώδεκα ήν αυτών μέρεα, κατά περ νϋν ‘Αχαιών
των έξελασάντων “Ιωνας δυώδεκα έστι μέρεα, Πελλήνη μέν γε πρώτη προς Σικυώνος, μετά δέ
Αΐγειρα και Αίγαί, εν τη Κραθις ποταμός αίείναός έστι, άπ’ οτεο ό εν Ίταλίη ποταμός το ουνομα
έσχε, και Βοϋρα καΐ Ελίκη, ές την κατέφυγον “Ιωνες υπό ‘Αχαιών μάχη έσσωθέντες, και Αιγιον και
Pύπες και Πατρέες και Φαρέες και “Ωλενος, έν τφ Πείρος ποταμός μέγας εστί, και Δύμη και
Τριταιέες, οι μοϋνοι τούτων μεσόγαιοι οικέουσι. Ταύτα δυώδεκα μέρεα νΰν ‘Αχαιών έστι και τότε
γε ‘Ιώνων ήΥ 12(traduzione in francese) Ce qui fait, à mon avis, que les Ioniens ont formé douze villes et η ‘ont pas voulu en admettre davantage, c’est que, à l’époque déjà où ils vivaient dans le Péloponnèse, il y avait chez eux douze cantons, comme il y a en a douze aujourd’hui chez les Achéens qui les ont expulsés : Pellène d’abord, en partant de Sikyone; puis Aigeira et Aigai, où se trouve le Crathis, rivière qui ne tarit pas, de laquelle a tiré son nom la rivière d’Italie; Borna et Hélikè, ou se réfugièrent les Ioniens vaincus par les Achéens; Aigion, Rhypes, Patrai, Phara, Olénos où se trouve le Peiros, rivière considérable; Dymé et Tritaia, la seule de ces villes qui soit dans l’intérieur des terres. Tels sont aujourd’hui les douze cantons des Achéens, qui étaient autrefois cantons des Ioniens.
Erodoto, 1,145
Significativo risulta il ruolo svolto dalla Achaia Egialea nella colonizzazione verso occidente: oltre alla fondazione di Zante (Thuc., II, 66, 1), di cronologia discussa, entro l’ultimo quarto dell’VIII sec. a.C. sorsero Sibari, Crotone e Caulonia, seguite da Metaponto. Anche se i singoli centri dell’Achaia storica sono rinvenibili nelle fonti, ed in parte ne sono noti i resti archeologici, in realtà la colonizzazione di VIII e VII secolo in Italia meridionale si presenta nella tradizione come associata all’intero popolo degli Achei: anche se per Kroton è ricordato un ecista ed una città di provenienza, le tradizioni di fondazione non ricordano poleis alle spalle delle apoikiai, ma l’intera realtà regionale, segno evidente dell’esistenza di “distretti” non ancora saldamente strutturati e sinecizzati 13.
La Lega Achea e la Lega Italica, il culto a Zeus Homarios
Le città dell’Achaia fin dal V secolo a.C. costituirono una confederazione nota come Lega Achea (in greco antico: κοινὸν τῶν Ἀχαιῶν, koinòn tòn Achaiòn). Conclusasi la spinta colonizzatrice, la regione rimase appartata e non prese parte alle guerre persiane e alla Lega peloponnesiaca. Rivendicata da Atene negli anni 453, 446, 429 e 419 a.C., l’Acaia passò sotto l’influenza spartana nel 417 a.C., subendo un cambiamento costituzionale della democrazia in oligarchia. Nella terza e quarta guerra focese si schierò contro la Macedonia, così come nella guerra di Agide di Sparta.
Elemento unificante dell’dentità achea è il culto federale acheo a Zeus Homarios (Pol., V, 93, 10)14, il cui temenos, situato originariamente nel territorio di Elice, passò nella chora di Aigion (Strab., VIII, 7, 10) dopo la catastrofe del 373 a.C15. Il dominio di Zeus Homarios a livello regionale non fu né automatico né privo di ostacoli, né senza ostacoli. Infatti, le genealogie mitiche suggeriscono un’opposizione tra Aigialae-Ioni e Achei-Eoli. e gli Achei-Eolici, che potrebbe essere diventato nello sviluppo dell’identità collettiva achea, un’opposizione aperta tra tra Poseidone e Zeus e, successivamente, tra le due città di Heliké e Aigion16).
Già nel 324 a.C. (Hyp., I, 18) il koinòn della Lega Achea sarebbe stato disciolto, mentre guarnigioni e tiranni vennero imposti dal re della Macedonia Demetrio il Poliorcete in varie città. Nel 281/80 a.C., Patrasso, Dyme e Triteia ridettero vita alla Lega, alla quale nel 275 a.C. aderirono Aigion, Boura e Keryneia e, poco dopo, Leontion, Egira e Pellene17. Ben presto la lega Achea si estese a diverse altre poleis, anche fuori dai confini della regione, fino a comprendere gran parte del Peloponneso, ed era contrapposta alla rivale Lega Etolica. Decisiva fu l’attività di Arato, il quale, liberata Sicione nel 251 a.C., l’unì alla Lega, dando inizio all’espansione che portò gran parte del Peloponneso nel koinòn. 18
La Lega Achea venne sciolta con la guerra acaica del 146 a.C. – che oppose la Repubblica romana alla Lega achea, e vide la distruzione di Corinto e l’egemonia romana su un territorio, quello della Grecia, che ormai godeva di una libertà solamente formale, sottoposta allo Stato romano nella persona del governatore della Provincia della Macedonia. Nel 27 a.C. l’imperatore Augusto staccherà l’Acaia dalla Macedonia, rendendola una provincia senatoria; Patrasso, colonia romana dal 14 a.C., si sviluppò a scapito degli altri centri, molti dei quali furono inglobati nel suo territorio. Nel 67 d.C. Nerone concederà l’indipendenza all’Acaia, provvedimento abolito da Vespasiano qualche anno dopo.
Di Zeus Homarios non c’è traccia nel mondo coloniale occidentale arcaico; lo sviluppo del suo culto in Magna Grecia sembra il frutto di un momento di particolare vicinanza politica con la madrepatria achea nella seconda metà del V secolo19, quando – come riporta Polibio (Pol., II, 39, 1-7) – le colonie achee italiche di Crotone, Caulonia e Sibari (intesa come Thurii) crearono anch’esse una lega detta italica, mutuando politeia ed il culto di Zeus Homarios dalla madrepatria; designano poi come luogo dove deliberare in comune il santuario di Zeus Homarios:
“Quando in quelle zone d’Italia allora chiamate Magna Grecia vennero incendiati i sinedri dei pitagorici, e dopo ciò si verificò un radicale sconvolgimento dei sistemi di governo, conseguenza naturale dal momento che i primi cittadini di ogni città erano stati eliminati in modo così irrazionale, accadde che le città greche di quelle regioni erano afflitte da stragi, sedizioni e sconvolgimenti di ogni tipo.
(Pol., II, 39, 1-7 – Traduzione dal greco di J. Piccinini)
In questa situazione esse, poiché dalla maggioranza delle regioni della Grecia arrivavano ambasciatori per risolvere tali conflitti, si rivolsero agli Achei ed alla loro protezione per porre fine ai mali presenti.
E non soltanto accolsero in quell’occasione la proposta degli Achei, ma anche in seguito fecero ogni sforzo per imitarne la costituzione.
Infatti gli abitanti di Crotone, Sibari e Caulonia, dopo essersi spronati reciprocamente alla concordia, dichiararono innanzi tutto il santuario di Zeus Amario come luogo sacro e comune di assemblee e consigli, e poi, adottando i costumi e le leggi degli Achei, si impegnarono ad osservarli e, in base ad essi, ad amministrare lo stato. E tuttavia, a causa della potenza di Dionisio di Siracusa e della superiorità delle popolazioni barbare circostanti, li abbandonarono, e non per loro volontà ma per necessità”.
L’interpretazione storica di questo passaggio non è semplice. Giangiulio 20, riporta che dopo il grande moto anti-pitagorico di metà V secolo e certamente dopo la fondazione di Thuri, cui partecipa un contingente acheo (Dron., 12, 11, 3), ambasciatori provenienti da diverse parti della Grecia ed in particolare dall’Acaia favoriscono una generale riconciliazione ed in quest’epoca (Pol., 2, 39, 3-4) a Crotone viene adottato l’orientamento politico della madrepatria achea, verosimilmente di stampo democratico ‘moderato’ (cf. Thuc., 5, 82, 1; Xenoph., Hell., 7, 1, 43). Tralasciando per semplicità le ulteriori analisi, Giangiulio conclude che tra il 430 ed il 420 ca. 21, gli Achei delle colonie adottarono un’organizzazione federale, che interessava Crotone Caulonia e Thurii (o Sibari sul Traente) ispirata al modello metropolitano della madrepatria. La mediazione degli ambasciatori ha probabilmente avuto successo “per il vincolo etnico che legava le città italiote in questione e Crotone soprattutto alla madrepatria degli achei, con tutto il comune patrimonio culturale e religioso che esso implicava: non a caso, del resto, in seguito a tale mediazione si registra in Crotone un vistoso rilancio di culti di derivazione achea, come quello di Eracle, di cui si esalta nella leggenda di monete che per la prima volta lo raffìgurarano in funzione di ‘ecista’, come quello di Hera Lacinia, poco più tardi anch’essa prescelta a tipo monetale, e come quello di Zeus Homarios adottato come nume tutelare con la creazione della lega achea“.
Non è nemmeno un caso, osserva M.Lombardo, che questa prima esperienza “federale” in Magna grecia sia riferita alle tre sole poleis per le quali la tradizione conserva la memoria di un ecista proveniente da un preciso centro dell’Acaia nord-peloponnesiaca: Is di Elice, fondatore di Sibari, Miscello di Ripe, ecista di Crotone, e da Tifone di Aegion ecista di Caulonia, tradizioni che sembrano costituirsi proprio durante gli stretti rapporti venutisi a sviluppare nella seconda metà del V sec. a.C. tra queste colonie «achee» dell’Italia meridionale e gli Achei nord-peloponnesiaci 22.
Quanto al santuario di Zeus Homarios in Magna Grecia, l’ubicazione non è attestata: situato evidentemente nella regione compresa tra Thurii e Caulonia, e forse nel territorio di Crotone, centro preminente della Lega 23; ne è stata ipotizzata la connessione con il Santuario di Hera Lacinia, relativo alla città più importante dell’epoca, ovvero Crotone. Ad oggi il luogo di questo Santuario non è stato ancora identificato con certezza.
L’argomento della localizzazione è sviluppato da Alfonso Mele; nell’Achaia “il luogo di riunione delle synodoi era l’alsos del dio; il culto in quanto comune era sotto la diretta giurisdizione del koinon ricadeva territorialmente nella chora del centro più antico ed importante, prima Helike, poi Aigion“. “Trasferendo questo modello alla Magna Grecia, le conclusioni sono ovvie: il tempio deve essere extracittadino ed attribuito alla città più antica ed autorevole del koinon che nel nostro caso è indiscutibilmente Crotone“. “Che lo spazio cultuale in questione sia da ricercare nell’area del santuario di Hera Lacinia è stato di recente sostenuto: ma l’ipotesi, pur non in contraddizione con le osservazioni finora proposte, urta contro la realtà del modello che pone accanto a Zeus Homarios una Athena Homaria, eventualmente una Demetra Panachaiia, ma mai Hera“. “In queste condizioni il problema della esatta localizzazione del culto comune deve restare aperto e, data la breve durata del suo ruolo, limitato alla sola fase achea dell’alleanza, e la natura come si è detto molto semplice delle sue strutture, è molto probabile che tale resterà anche per il futuro della ricerca archeologica” 24.
Il tempio dedicato a Zeus Homarios, o meglio un connesso spazio limitrofo, avrebbe ospitaro a cadenze regolari l’assemblea generale (synodoi) e il consiglio federale (diaboulia), ricalcando così l’esempio metropolitano. In seguito avrebbero adottato leggi e costumi degli Achei, decidendo di amministrare il Koinon secondo questo modello. Altamente probabili anche per la Magna Grecia sono sia il collegio di demiurghi, in quanto disponiamo di attestazioni epigrafiche con riferimenti alla demiurgia eponima pervenuteci da città minori ma sicuramente interne alla Lega 25, che il collegio di strateghi, necessario per gestire competenze di ordine militare26
Ripe, storia, posizione e scavi archeologici
Ripe (Rhypes, o Rhypae o Rhypai in greco antico Ῥύπες, Ῥύπαι) era una polis dell’antica Achāia, posta 60 stadi (10,6 km) a ovest di Aegium (Aigio, o Aegion, Aigion, Vostitsa; in greco: Αίγιο) esistente già in età micenea.
Fu importante soprattutto in epoca più antica (Herodot., I,145), poichè Rhypes era una delle dodici città della lega achea; la lega che aveva il suo centro nel tempio di Poseidone ad Helike. Da est a ovest le dodici città erano: Pellene, Aigeira, Aigai, Bura, Helike, Rhypes, Aigion, Pharai, Patrai, Olenos, Dyme e Tritaia: Olenos, Rhypes e Aigai vennero abbandonate e il territorio fu diviso fra le poleis esistenti; al loro posto vennero incluse Leontion e Keryneia27.
Il fatto che l’ecista Myskellos di Ripe avesse fondato Crotone alla fine dell’VIII sec. a.C., ne indica l’esistenza anche all’epoca delle fondazioni coloniali. Ripe però non è più elencata come membro della Lega Achea al tempo di Polibio (206 – 118 a.C.).
Nel territorio di Rhypes c’era un sobborgo chiamato Leuctrum (Λεῦκτρον) (Strabone, Geographica. 8.7.5), e anche un porto marittimo chiamato Erineum (Ἐρινεόν o Ἐρινεὸς λιμήν) che è menzionato da Tucidide (Tucidide, Le guerre del Peloponneso, 7.34), e che è descritto da Pausania posta a 60 stadi da Aegium28. Tale descrizione apparentemente precisa di Pausania è discutibile, poichè egli – vissuto nel II sec. d.C., non ha visitato Rhypes, che era abbandonata da molto tempo; gli viene indicato il sito da lontano, dalla barca che lo porta da Patrasso ad Aigion, e lui si accontenta di questa descrizione. Il Periegete, avaro di dettagli, dice solo che le rovine, ancora visibili, della città erano un po’ più in alto della strada carrozzabile tra Patrasso e Aigion, il famoso léophoros, precisamente ad a distanza di trenta stadi da Aigion, ma anche questa informazione non è corretta29.
Di recente, il sito di Ripe è stato identificato tra і fiumi Meiganitas e Selinous a sud-ovest di Aigion, su un altopiano naturale sovrastante l’abitato moderno di Trapezà (una frazione di Diakopto nella regione dell’Acaia-Grecia posta 4 km a sud-est di Diakopto, e a circa 20 km a sud-est dalla cittadina di Aigion (Αίγιο in greco, o Eghion, romanizzato in Éyio, in latino Aegium), ad un’altezza di 451 m sul livello del mare, poco lontano dalla costa del Golfo di Corinto (circa 1 km).
(Nota bene: la mappa evidenzia l’altopiano; per la planimetria dell’area archeologica si rinvia a pubblicazioni specialistiche. Per ingrandire la mappa a pieno schermo, cliccare qui: Antica Trapeza).
I resti antichi sulla Trapezà furono individuati per la prima volta dai viaggiatori Albert Lebègue e Friedrich v. Duhn, alla fine del XIX secolo. Nel 1920 Alexandros G. Alexandropoulos identificò i resti con l’antica Rhypes e nel 1939 lo storico tedesco Ernst Meyer pubblicò una prima pianta con i resti di un tempio sulla Trapezà.
Resti di una fortificazione a grandi blocchi poligonali sono conservati per una lunghezza di c.a 24 m, con parti di torre sul tratto orientale. Altri resti sono rappresentati da un pavimento a mosaico, da due capitelli dorici e da altri esemplari simili visti da F. von Duhn nel 1877.
Resti di antiche mura sono visibili su tutta l’area della Trapezà di Aigion e massicce pareti protettive possono essere viste in alcuni punti lungo la ripida discesa. L’area urbana è di circa 272.000 m2. Nel 1996 vengono identificati i resti di un tempio; iI sito è sotto protezione del Ministero della Cultura greco dal 2000 30.
Il primo scavo sulla Trapezà fu condotto da Ioannis Papastopoulou nel 1972, che pubblicò una prima pianta e la foto di una colonna. Nel 1996, il Ministero della Cultura della Repubblica Greca decise di dichiarare zona archeologica Trapezà. Andreas Vordos nel 1996 avviò la ricerca a Trapezà e nell’anno 2004 avviò le necessarie pratiche amministrative, riuscendo a far espropriare circa 2 ettari di terreno, che andarono a costituire la prima parte della zona archeologica. Per approvare l’avvio dello scavo, il Ministero pose come condizione la realizzazione di una copertura a protezione del tempio 31.
A settembre 2021 è stata annunciato il rinvenimento di tre spade, di fogge caratteristiche delle produzioni micenee palaziali, databili nell’ambito del XIV secolo a.C., ovvero nel periodo di pieno fulgore dei palazzi micenei di Micene, Tirinto e Pilo. I manufatti sono stati messi in luce dagli archeologi dell’Università di Udine, coordinati da Elisabetta Borgna, nello scorso mese di agosto, durante la decima campagna annuale di scavo della necropoli della Trapezà di Eghion in Achāia, nel Peloponneso occidentale, dove il gruppo udinese collabora dal 2010 a un più ampio progetto del Ministero greco della Cultura. Rinvenute durante l’indagine di una delle tombe apparentemente più semplici e modeste, le spade molto probabilmente erano appartenute ad altrettanti guerrieri residenti in una comunità situata sulle propaggini montane dell’Achāia orientale, da cui si controllavano il centro di Eghion, la pianura costiera e il mar di Corinto. La ricerca archeologia confermerebbe dunque l’esistenza di Ripe in età micenea.
Per approfondire questa notizia:
- Necropoli della Trapezà di Eghion: sulle tracce del Regno di Agamennone (Udine Oggi News del 22-09-2021)
- First Excavation Season Of Mycenaean Settlement/Necropolis On Trapeza Plateau Completed (The Archaeology News Network del 11-02-2021)
L’Achāia e i rapporti con le colonie magno-greche
Le fonti indicano gli ecisti e la loro città di origine o generalmente la regione, ma non forniscono dettagli sulla composizione dei gruppi di coloni; se si analizzano le dimensioni delle città achee è però difficile credere, vista loro piccola importanza demografica e politica, che l’immigrazione fosse causata dalla sola carenza di spazi e di risorse, come viene generalmente riportato.
In realtà, per la cosiddetta “seconda colonizzazione greca” si trattava una conseguenza dello sviluppo socio-economico, che non per ricerca di nuovi spazi a causa di ristrettezze economiche. In tal senso, le motivazioni della colonizzazione sono più il desiderio di un maggiore arricchimento con i commerci e l’occupazione di nuove terre, la ricerca di risorse di cui la Grecia era scarsa (sia naturali come fiumi, campi coltivabili, ma anche di materie prime, come il grano o di metalli quali il ferro, il rame, l’oro e l’argento), la ricerca di nuovi mercati sui quali collocare quei prodotti che in Grecia erano ottenuti con abbondanza come l’olio, le armi, i vasi.. Si trattava cioè di un modello di sviluppo che proseguiva la prima colonizzazione greca, che dal XII sec. a.C., dopo la caduta della civiltà micenea e dell’invasione dei Dori, vide lo spostamento di alcune popolazioni verso le coste dell’Asia Minore.
A questi motivi, comuni anche alla prima colonizzazione, se ne aggiunsero altri tipici solamente della seconda colonizzazione, ovvero: le trasformazioni della società greca e la conseguente crisi sociale che aveva impoverito i piccoli proprietari terrieri con lo sviluppo del latifondo, con la formazione di una grossa classe di nullatenenti che abbandonavano la patria alla ricerca di terra e di lavoro. Inoltre, nelle città c’erano spesso guerre interne tra fazioni diverse, così che molti venivano esiliati o fuggivano alla ricerca di una nuova vita.
Il dettaglio delle motivazioni e la composizione dei coloni in realtà rimane poco chiaro, e bisognerebbe avere maggiori conoscenze della vita di queste città achee durante i periodi geometrico e arcaico. Sicuramente la limitata dimensione delle città che emerge dagli scavi in Achaia non spiega uno sviluppo così rapido di colonie ricche e popolose nel sud Italia.
Si potrebbe pensare piuttosto che le città eciste dell’Achāia fossero usate come centri di raduno per le popolazioni di diverse città della Grecia in viaggio verso l’Italia. Il fatto che la comunità achee abbiano fondato città coloniali così estese come Kroton, non costituisce una prova di unità politica dell’Achaia32.
I rapporti delle colonie con la madrepatria sono ben diversi da quelli che del sistema coloniale moderno. Nelle moderne forme le coloniali sono costituite per fornire un beneficio alla madrepatria, con rapporti costanti e di dominazione, generalmente di sfruttamento. Per contro, le colonie greche sono in genere comunità autonome e del tutto autosufficienti – apoikiai ossia insediamento lontani dalla madrepatria – delle quali le poleis d’origine si prese cura delle colonie solo in una fase iniziale per poi intrattenere con esse un rapporto non troppo vincolante. Dotate di tutti gli ingredienti atti a garantire un autonomo sviluppo quali culti, leggi, idee d’organizzazione, le colonie greche sin dal principio si tramutarono in partner paritetici delle città greche d’origine; anzi le colonie d’Occidente divennere ben più importanti delle città greche d’origine33.
Anche se le città dell’ Achāia avessero mantenuto contatti e rapporti economici e di amicizia con le città della Magna Grecia, come lascerebbe intendere un passo di Polibio 34, questi buoni rapporti non sembrano avere aiutato le città dell’Acaia a svilupparsi ed acquisire importanza, tant’è che esse e la loro storia, in epoca arcaica (VIl° et VI° sec.), rimane oscura e marginale; anzi alcune di esse scompaiono del tutto.
Particolare è il destino di Helike, fondata nell’età del bronzo e città principale dell’Acaia; aveva fondato diverse colonie tra cui Priene in Asia Minore e Sybaris; in età ellenistica guidava la Lega Achea; è un importante centro culturale e religioso per la presenza dell’importante santuario di Poseidone. Ma fu sommersa da uno tsunami nell’inverno del 373 a.C. – forse avvenuto in conseguenza di un terremoto. A seguito di questa catastrofe, Helike venne completamente distrutta; i suoi resti erano ancora visibili in età antica, ma non è stato identificato in maniera definitiva il luogo esatto ove si trovava.
Un elemento interessante è la profonda differenza nella fisionomia religiosa tra le aree di colonizzazione e l’Acaia. Mentre in madrepatria sembrano spiccare le figure di Dioniso, Artemis, Poseidon e Zeus Homarios, le colonie italiote si connotano per i loro culti di Hera, Apollo e Artemis. I culti di Artemis e Apollo trovano spazio in particolar modo a Metaponto. Quanto ad Hera, presente a Sibari, Crotone e Posidonia, il suo culto è sì presente in Achaia, ma non sembra mai aver avuto la stessa importanza che ebbe nelle colonie. D’altra parte non si trovano tracce del culto di Dioniso in terra coloniale, se non nel contesto dei culti bacchici di età classica. Poseidon, per quanto ne sappiamo, è presente solo a Posidonia. Per quanto riguarda Zeus Homarios, non si hanno riscontri archeologici nè storico-letterari nelle aree coloniali, salvo quanto riporta Polibio (II, 39, 1-7).
Nel contesto coloniale il grande culto di Hera, la cui massima espressione si manifesta al Lacinio, emergono tratti specifici che orientano verso gli ambiti metropolitani nord-arcadico e argolico (tanto a Tirinto quanto a Micene, invece, il culto principale sembra essere stato fin da età protogeometrica quello di Hera).35. Infatti si nota come l’aspetto guerresco di Hera Lacinia, evidente nell’epiclesi di Hoplosmia, il carattere curotrofico, la presenza del bosco-pascolo sacro nelle sue vicinanze, richiama in modo imprescindibile le caratteristiche cultuali dell’Heraion argivo, dove tra l’altro ricompare l’epiclesi di Hoplosmia; Si dovrà dire poi che l’aspetto guerresco della dea sembra una caratteristica di tutti gli Heraia del Peloponneso nord-orientale35.
Note
- Sulle citazioni nota n. 7 in N. Hellner – F. Gennatou, “Il tempio arcaico sulla Trapeza di Eghion. Ricerca e ricostruzione“: Antioch. Hist. (FGrHist 555) fr.10; Hippys (FGrHist 554F1 Jacoby); Scymn. 325; D.S. VIII 17; D.H. II 59, 3; Strabo VI 1, 12, VIII 7, 5; Solin. II 10; Zen. 3-42; ma Paus. III 3, 1 nomina Sparta come metropoli. V. Bernstein 2004, 125 con ampia bibliografia[↩]
- Rampado Sileno, Fra colonie e madrepatria: il caso acheo, in Patavium 2004, Fasc. 23, pp. 53 – 84[↩]
- ACAIA in “Enciclopedia dell’ Arte Antica” (Treccani.it); per un approfondimento vedere in Rampado Sileno, Fra colonie e madrepatria: il caso acheo in Patavium 2004 [↩]
- Emiliano Arena, “Per una storia dell’Acaicità: per una definizione identitaria degli Achei del Peloponneso“, in Annali dell’Istituto Orientale di Napoli, sez. Archeologia e Storia n.s. 13-14, 2006[↩]
- La civiltà micenea (o i Micenei) è una civiltà di origine indoeuropea, fiorita nella Grecia continentale durante la tarda età del bronzo (1600 a.C. – c. 1100 a.C.), contraddistinta dalla lingua micenea, la più antica varietà di lingua greca attestata. L’espressione prende origine dalla città di Micene e fu coniata da Heinrich Schliemann nel suo libro Mycenae, del 1878 e, successivamente, utilizzata dai principali studiosi dell’Egeo del Bronzo, ha guadagnato subito importanza. https://it.wikipedia.org/wiki/Civilt%C3%A0_micenea[↩]
- Gianfranco Maddoli – Megale Hellas fra rivendicazione identitaria e censura (2018), p. 6-7[↩]
- Massimo Osanna “La genesi e lo sviluppo della civilta greca. Acaia” in Treccani, 2004[↩]
- Emiliano Arena, op. cit., p. 17-18, riporta Hall 2002, pp. 53-55[↩]
- Emiliano Arena, op. cit., p. 17-18, riporta Hall 2002, pp. 46[↩]
- Vincenzo Costanzi in Achei, in Enciclopedia Italiana Treccani, 1929[↩]
- Athanasios Rizakis, Achaie I: sources textuelles et histoire regionale, 1995, p. 23[↩]
- Per il testo corretto Athanasios Rizakis, Op. cit., 1995, p. 23[↩]
- Massimo Osanna, 2004, op. cit.[↩]
- Zeus Amarios (Ancient Greek: Ἀμάριος) o Homarios (Ὁμάριος) o Homagyrios (Ὁμαγύριος) (latinizzato come Homarius e Homagyrius); il significato esatto di questo epiteto è incerto, ma probabilmente si riferisce al “Dio dell’assemblea, colui che unisce”.[↩]
- Lemma homarium in Wikipedia versione inglese[↩]
- Athanasios Rizakis, États fédéraux et sanctuaires: Zeus Homarios et la construction de l’identité achéenne, p. 21-22[↩]
- Riferimenti ed approfondimenti in Aldo Ferrabino, Lega Achea, in Enciclopedia Italiana Treccani, 1929[↩]
- Per una descrizioni più dettagliate delle vicende della Lega Achea vedere di Aldo Ferrabino, La Lega Achea in Enciclopedia Italiana Treccani, 1929[↩]
- Maurizio Giangiulio – Ricerche su Kroton arcaica, 1989, p. 176-177[↩]
- Op. cit[↩]
- Sicuramente anteriormente al 417, quando la lega achea greca tornata sotto il controllo spartano dovette adottare un regime oligarchico (Thuc. v 82, 1; Xen. tìell. vii 1, 43); rif. G. De Sensi Sestito, La Calabria in età arcaica e classica, 1984, p. 90-91[↩]
- Mario Lombardo, “Le fondazioni achee in Italia meridionale. Fonti e problemi storici”, 2011, pp. 39-40[↩]
- Thurii o Sibari sul Traente erano di fondazione recente, e Caulonia era colonia essa stessa di Crotone[↩]
- Alfonso Mele, ” “Magna Grecia. Colonie achee e Pitagorismo”, 2007, pp. 132-135[↩]
- Gallo L., Le istituzioni politiche delle città achee d’occidente, in Greco E. (a cura di) Gli Achei e l’identità etnica degli Achei d’Occidente, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Paestum 23-25 febbraio 2001), Scuola Archeologica Italiana di Atene, Paestum-Atene, Pandemos, 2002, p. 134[↩]
- G. De Sensi Sestito, Il santuario del Lacinio nella lega achea ed italiota, in Miscellanea di studi storici II, Università della Calabria, Dipart. di Storia, Cosenza, 1982, pp. 21[↩]
- N. Hellner – F. Gennatou, “Il tempio arcaico sulla Trapeza di Eghion. Ricerca e ricostruzione“, ASAtene XCIII, serie III, 15, 2015, 115-133[↩]
- Dictionary of Greek and Roman Geography (1854) LLD, Ed.[↩]
- Athanassios D. Rizakis, L’Achaie péloponnésienne: structure spatiale et géographie historique, 2002, p. 56[↩]
- Per i riferimenti su queste informazioni: https://de.zxc.wiki/wiki/Rhypes[↩]
- N. Hellner – F. Gennatou, op. cit.[↩]
- Athanasios Rizakis, op. cit., 1995, pp. 23-24[↩]
- Dieter Mertens, Città e monumenti dei greci d’occidente: dalla colonizzazione alla crisi di fine V secolo a.C., 2006, p. 14[↩]
- In Pol. II. 39, 1-6=429), le città di Kroton, Sybaris e Caulonia adottano usanze e legislazione achea[↩]
- Sileno Rampado, op. cit[↩][↩]