Uno degli stereotipi più frequenti in gran parte della ricerca storica ed archeologica è stato il fatto che la Calabria (Bruttium) durante l’età romana avrebbe inesorabilmente subito una profonda crisi, in particolare dopo la drammatica e devastatrice guerra annibalica.
Tutto questo ha fatto sì che anche nella letteratura scientifica più avveduta e aggiornata si perpetuasse un’immagine distorta della Calabria romana, il cui paesaggio sarebbe stato dominato da un sistema di sfruttamento agricolo esclusivamente estensivo: latifondo a grano per le zone pianeggianti e basso-collinari ed economia silvo-pastorale invece per il resto del territorio. Ci sarebbe stato dunque il passaggio da un sistema di piccole proprietà proprio dell’età greca direttamente a uno di tipo latifondistico durante l’età romana, che si sarebbe manifestato sul territorio attraverso i vuoti di insediamento.
In realtà la quantità di insediamenti rurali censiti nei Bruttii, a cui vanno aggiunti numerosi impianti produttivi (figline, peschiere, fornaci ecc. noti da altri studi), sembra dimostrare l’infondatezza di questa ricostruzione.