Il fiume Aisaros (Esaro)

(Nell’immagine di copertina una testina di terracotta proveniente dall’area del santuario arcaico di S.Anna, e raffigurante la divinità fluviale Aisaros).

L’Esaro di Crotone è un fiume a regime torrentizio lungo quasi 20 km, dotato di un bacino imbrifero ampio all’incirca 100 km², interamente contenuto nella provincia di Crotone. Nasce dalle colline del comune di Cutro (KR), esattamente in località Manche della Vozza, presso Sant’Anna, dove negli anni Settanta dello scorso secolo è stato scoperto un santuario extra-urbano risalente al VI secolo a.C.
A fronte di una scarsissima portata (0,6 m³/s), è alimentato da diversi corsi d’acqua minori (Vallone Sant’Anna, Acqua della Quercia, Trafinello, Tufolo, Esposito, Falcosa e San Giorgio). E’ ben noto nelle cronache dello scorso secolo a causa delle devastanti alluvioni del 1959 e, ancor di più, del 14 ottobre 1996 che travolse uomini e cose, lasciando morte e distruzione in quella parte della città lambita dal torrente impazzito ed imbrigliato da costruzioni abusive al di fuori d’ogni controllo.

L’idronimo

Il termine Aisaros, forse derivato dal vocabolo etrusco Aisar, equivalente al latino Deus, certamente era indigeno e preesisteva alla fondazione greca di Crotone. Infatti, la Pizia di Delfi aveva impartito l’ordine perentorio a Miscello di Ripe, ecista crotoniate, di fondare la città tra la sacra Krimisa (attuale Cirò Marina), il fiume Esaro e Capo Lacinio1. Nella versione di Ovidio della fondazione di Crotone, l’Esaro è il fiume fatale (voluto dal fato) dal letto pietroso2

“L’idronimo (Esaro) può ritenersi pressoché un unicum nel mondo antico. Esso, infatti, dalle fonti letterarie viene riferito soltanto al fiume che attraversa Crotone e ad un presunto omonimo in Sicilia”. Invece per l’omonimo affluente del Coscile – principale subaffluente del Crati – che sgorga dalla lunga dorsale che separa la Sibaritide dalla costa del mar Tirreno – non viene fatta menzione negli autori antichi; se ne deduce un’origine più recente dell’idronimo, forse in conseguenza della conquista dei territori sibariti dopo il 510 a.C.3. D’altra parte, la scelta di mantenere un idronimo indigeno a Crotone è in controcorrente rispetto alla vicina Sibari la quale, per i due corsi che la delimitavano a nord e a sud (Sybaris e Krathis) assunse a memoria di altri fiumi in madrepatria ovvero dei nomi achei((Gregorio Aversa, Riflessioni sulla fondazione di Crotone, 2011, p. 40-41))

Il Mito. Le fonti letterarie

Narra un’antica leggenda, riportata da Eustazio di Tessalonica((Commentarium in Dyonisium Periegetam sez. 369, frammento 542, Schneider, II, 683.))), che “Aisaros” era un giovanetto il quale, trovandosi a caccia, vide una cerbiatta che pascolava tranquilla sulle rive del fiume presso Crotone. Alla vista del giovane la cerbiatta si diede alla fuga. Aisaros la inseguì, ma trovò la morte nei pressi del fiume.

Aisaros in Commentarium in Dyonisium Periegetam
Traduzione: Il fiume Esaro, nei pressi di Crotone, fu così chiamato dal nome del cacciatore Esaro, il quale inseguendo una cerva, morendo proprio in questi luoghi, diede il nome al fiume.

Come riportato da Tito Livio(( Tito Livio, Ab Urbe Condita, lib. XXIV 3, 3-7), l’Esaro divideva in due la città di Kroton prima dell’avventura di Pirro in Italia((Pirrò sbarco in Italia nel 280 a.C.)):

Testo originale
Urbs Croto murum in circuitu patentem duodecim milia passuum habuit ante Pyrrhi in Italiam adventum; post vastitatem eo bello factam vix pars dimidia habitabatur, flumen, quod medio oppido fluxerat, extra frequentia tectis loca praeterfluebat, erat et arx procul eis quae habitabantur.

Traduzione
La città di Crotone aveva prima dell’arrivo di Pirro in Italia, una cerchia di mura lunga 12.000 passi;
dopo essere stata devastata in quella guerra, a stento solo una metà di essa era abitata: il fiume che un tempo passava nel mezzo della città, scorreva in una zona fuori dei luoghi abitati ed anche la rocca (arx) si trovava lontana da quelli.

Il culto del fiume – come in altre città della Megàle Hellàs e della madre patria – era molto sentito dai krotoniati, come un nume tutelare, in quanto dalla presenza del prezioso liquido, dipendeva in grandissima parte la vita stessa della colonia e dei suoi occupanti.

Il poeta Teocrito di Siracusa (310-250 circa a.C.), autore ellenistico della poesia bucolica, ambienta il quarto idillio proprio sulle rive dell’Esaro, facendo dialogare i pastori Batto e Coridone4

Traduzione: Il fiume Esaro che scorre presso Crotone; ve n’è anche un altro, fiume della Sicilia. Riguardo all’Esaro: il fiume Esaro scorre nel mezzo della città dei Crotoniati e si dirige verso il mare.

Il testo integrale dell’idillio in greco, con traduzione in italiano, con una articolata riflessione sui toponimi indicati, e le caratteristiche del territorio descritto da Teocrito, si trova in Giuseppe Squillace – Le fonti di Teocrito per la Crotoniatide antica (2008).

BATTO: Davvero! Guarda questa vitella: le son rimasti solo gli ossi. Campa di rugiada, come la cicala?

CORIDONE: Ma no, perdìo! La faccio pascolare in riva all’Esaro, e le do un bel mazzo di erbe tenere; e alle volte si diverte a correre sull’ombrosa collina del Latimno.

Il IV Idillio di Teocrito, è ambientato a Crotone, come si evince dalle fitte indicazioni topografiche ivi contenute. I due protagonisti Batto e Coridone sembrano semplicemente scambiare due chiacchiere sul ciglio della strada. L’idillio ha un tono decisamente mite, ironico solo nei confronti di Egone, il personaggio assente, e del vecchio padre, i due ‘padroni’ di Coridone.

Il primo è partito col suo allenatore Milone per Pisa((Le Pizie o Pitiche, gr. Πύϑια, la traduzione non è soddisfacente. Sono una festa religiosa nazionale dell’antica Grecia, seconda per importanza solo alle Olimpie, celebrate in onore di Apollo Pizio; si svolgevano nello stadio e nel teatro di Delfi, ogni quattro anni; rif. https://www.treccani.it/enciclopedia/pitiche/)) per partecipare alle gare atletiche, il gregge soffre per la sua mancanza nonostante le cure di Coridone, che si professa musico provetto, con la zampogna lasciatagli dal padrone, ma non pronuncia alcun canto. Nel mentre Batto ricorda la compianta Amarillide, alcune pecore si mettono a brucare i germogli d’olivo, e quello nel tentativo di fermarle si fa male ad un piede e si fa aiutare dall’amico che lo libera da una spina e lo rimprovera perché va in giro senza scarpe. Riprendono poi la loro conversazione, facendo battute sul vecchio padrone che se la spassa con la sua amante((Claudia Corfiati, Il fantasma di Teocrito. Osservazioni sulla ricezione della bucolica greca nel Quattrocento, par. 18.)).


Una passaggio del noto archeologo François Lenormant richiama altre ipotesi e informazioni((François Lenormant, La Grande-Grèce: paysages et histoire, 1881, Tome II Cap. IX, p. 2)):

Testo originale
Vers l’extrémité méridionale de cette plaine, un joli cours d’eau descend des montagnes voisines de Cutro et vient se jeter dans la mer après avoir décrit quelques courbes peu accentuées.
C’est l’Esaro, qui conserve encore aujourd’hui sans altération son antique appellation grecque d’Aisaros, en latin AEsarus.
Le duc de Luynes, par un rapprochement peut-être bien hardi, a comparé ce nom au mot Aisar, qui signifiait « dieu » dans l’idiome des Étrusques.
Quoiqu’il en soit, la tradition locale prétendait que le fleuve Aisaros devait son nom à un chasseur des x temps mythologiques qui s’y était noyé en poursuivant une biche. Ce qui donne à cette légende un certain intérêt, c’est qu’on en racontait une toute semblable dans le Pélo- ponnèse, d’où provenaient les colons grecs qui s’établirent à Crotone. Saron, roi de Trézène, s’était noyé en poursui- vant jusque dans la mer une biche consacrée à Artémis, et de là était venu le nom du golfe Saronique.
La tête juvénile et laurée du héros Aisaros, accompagnée de son nom, décore le droit d’une monnaie d’argent de Crotone. Sur une autre, de cuivre, nous voyons la tète du dieu du fleuve, imberbe, diadémée et le front muni de deux petites cornes

Traduzione
Verso l’estremità meridionale di questa pianura, un grazioso ruscello scende dai monti vicini di Cutro e sfocia in mare dopo aver descritto alcune curve leggermente accentuate.
È l’Esaro, che conserva ancora oggi senza alterazioni il suo antico nome greco di Aisaros, in latino AEsarus. Il duca di Luynes((Si trattava dell’archeologo francese Honoré Théodoric d’Albert di Luynes )), forse con un audace paragone, paragonò questo nome alla parola Aisar, che significava “dio” nel linguaggio etrusco.
Tuttavia, la tradizione locale affermava che il fiume Aisaros doveva il suo nome a un cacciatore di epoca mitologica che vi annegò mentre inseguiva una cerva. Ciò che conferisce un certo interesse a questa leggenda è che una molto simile fu raccontata nel Peloponneso, da dove provenivano i coloni greci che si stabilirono a Crotone.
Sarone, mitologico re di Trezene((Trezene era un’antica città greca dell’Argolide orientale. Fu il punto di transito tra le popolazioni doriche e quelle attiche.)), annegò nel mare mentre inseguiva una cerva dedicata ad Artemide, e da lì venne il nome di Golfo Saronico.
La testa giovanile e laureata dell’eroe Aisaros, accompagnata dal suo nome, decora il diritto di una moneta d’argento di Crotone. Su un’altra, di rame, vediamo la testa del dio del fiume, senza barba, diadema e la fronte provvista di due piccole corna

Monetazione

La monetazione riflette l’elemento culturale – comune alla madrepatria Grecia ed all’era coloniale – di considerare il fiume come una divinità, una condizione che è al primo posto tra le personificazioni delle forze della natura e tra gli dèi locali; sebbene legato alla località, il loro culto aveva grande importanza e alcune singole divinità fluviali, quali l’Acheloo e l’Alfeo, venivano onorate in tutta la Grecia. Il culto di Acheloo veniva prescritto dall’oracolo di Dodona. Dal nome di alcuni fiumi si deduce che il culto delle divinità fluviali risale, in alcuni luoghi, ad età pregreca. Gli stessi Greci facevano discendere i fiumi da Oceano, oppure li immaginarono caduti dal cielo((Divinità Fuviali, in Enciclopedia dell’ Arte Antica , Treccani, 1960)). Acheloo era il primo deitremila corsi d’acqua generati da Oceano e Teti secondo una tradizione e per-sonificava il fiume omonimo (odierno Aspropotamo) che, segnando il confine antico tra l’Etolia e l’Acarnania in Grecia, sfociava nel mar Ionio, all’inizio del golfo di Patrasso. Nella ricostruzione di Ovidio, Acheloo viveva in una grotta scura, e dal suo amore per una Musa nascono le sirene; a lui viene attribuita la paternità delle ninfe e di molte delle fonti più famose. Come altre divinità dell’acqua, era in grado di mutare aspetto as-sumendo tramite rotazione tre diverse sembianze: di toro, di uomo con attributi taurini e di serpente5.

L’estremizzazione della personificazione dei fiumi è nel fatto che i fiumi potevano avere figli da donne mortali, e quindi assumevano una parte importante anche nelle genealogie mitologiche. La personificazione non è esattamente una divinizzazione: raramente venivano loro dedicati templi, ma semplici altari; ma si ha anche testimonianza di sacerdoti, di sacrifici di tori e di cavalli, sacrifici di chioma allo Spercheio, di armi, di bianchi giovenchi. La rappresentazione iconografica più comune è una figura tra umana e taurina; il corpo taurino con viso umano è particolarmente diffuso sulle monete dell’Italia meridionale o della Sicilia; è anche la rappresentazione prediletta per l’Acheloo((Divinità Fuviali, in Enciclopedia dell’ Arte Antica , Treccani, 1960)).

La presenza della divinità fluviale nella monetazione di Crotone assume rilevanza almeno a partire dal IV secolo a.C., epoca in cui appaiono le coniazioni bronzee con il profilo della testa di Aisaros. “La personificazione del fiume, accompagnata sul rovescio da immagini consuete per la monetazione crotoniate, risulta ben riconoscibile su tali coniazioni per la legenda che ne qualifica inequivocabilmente il nome, ma anche per la presenza, in alcuni esemplari, di piccole corna tipiche delle divinità fluviali. Aisaros viene spesso raffigurato come un giovane imberbe con capelli corti, cinti da apex, in un aspetto perfettamente sovrapponibile a quello di Eracle, mitico fondatore della polis, ove l’unico elemento iconografico che lo possa distinguere dall’eroe peloponnesiaco rimangono evidentemente le corna6

L’idronimo Aisaros e la sua personificazione si rinvengono nel tipo “testa giovanile” su oboli d’argento di Crotone del IV secolo a.C del tipo NAC AG, 1/3/1994, 173.

Estratto da A Catalogue Of The Greek Coins In The British Museum Italy (1873), p. 356. Vedere anche in Alfred Watson Hands “Coins of Magna Graecia. The coinage of the Greek colonies of southern Italy” p. 154-179

Lo stesso tipo di rappresentazione ricorre su alcuni esemplari (del tipo SNG Cop., 1809) privo di leggenda e abbinato al R/ ad un civetta. La personificazione dell’Esaro accompagnato dalla leggenda BRETTION sulle emissioni monetali dei Brettii (del tipo SNG ANS, 19 ss.)

Moneta in argento con profilo del dio Esaro; civetta con una spiga tra gli artigli e legenda Kro (Fonte: Fame di Sud)

Moneta_Aisaros-Pegaso-Kro
Triobolo. D/ Testa fanciullesca laureata volta a d., davanti a d., in caratteri molto piccoli, legenda AISAROS. R/ Pegaso volante verso d., nel campo vicino la zampa legenda KRO (Fonte: Panorama Numismatico; MoneteRomane.info; ForumAncientCoins.com

L’intera serie di monete che i krotoniati hanno dedicato a Aisaros è reperibile in Pasquale Attianese – L’Esaro degli antichi (2012), alla quale aggiungiamo la seguente, da riferirsi all’occupazione dei Brettii al tempo di Annibale (tra 216-214 a.C.)((Per questa evento storico vedere gli articoli La colonia romana di Croto e la statio di Lacenium e L’Arx e la cinta muraria antica di Croto in Tito Livio))

Dracma. D/ Busto diademato di Nike /R/ Legenda Brettion. Il Dio del fiume Aisaros in piedi mentre accosta la mano destra al capo, tiene una lancia a terra con la mano sinistra; a destra i simboli della città: tripode, trampoliere, serpente. HN.Italia. 1961. VF. (Fonte: Aigora Auctions; anche con varianti in Numismatica dello Stato; ArtemideAste; ForumAncientCoins)
Di questa moneta sono noti 1077 esemplari, prodotti con 48 conii di
Diritto e 58 di Rovescio (rif. Ermanno A. ARSLAN 2006).

Interessanti informazioni su questo tipo di “Dio fluviale nell’atto dell’aposkopein”, sono presenti uno studio di Maria Caltabiano((Maria Caltabiano – La moneta dei Brettii e l’identità di Nika, 2011, in “Enotri e Brettii in Magna Grecia. Modi e forme di interazione culturale”, Rubbettino Ed.)). Si tratta di un tipo icografico utilizzato in diverse zecche, e quindi attribuibile a diversi fiumi, ove differiscono pochi particolari rappresentati. Nella moneta l’identificazione proposta con l’Aisaros deriva dalla presenza dei simboli di Kroton: tripode, trampoliere, serpente. Qui il giovane dio “non tiene nulla in mano” (anche se qui la lancia è presente ed appoggiata a terra) “e accosta la mano destra al capo, in un gesto che è possibile confrontare con quello tipico dell’aposkopein, del «guardare lontano»”, un atteggiamento che in ambito frequente in Magna Grecia e in Sicilia “indica l’atto di rivolgere lo sguardo da un oggetto all’altro, è il gesto tipico della sentinella, della «vedetta che sta in custodia di un luogo» come evidenziano i deverbativi skopòs (vedetta, osservatore, guardia), scopé e skopià (posto di vedetta)“. “Le piccole corna che connotano l’iconografia del personaggio brettio, tipiche delle divinità fluviali, insieme all’attributo della lancia che tiene in mano, dall’indubbio significato militare“, rappresentazioni che fanno pensare che “il giovane dio rappresenti un fiume anche nella sua funzione di «vedetta», con un ruolo di definizione, tutela e difesa del confine, un fiume che connota il territorio a tal punto da poterne esprimere anche l’identità e rappresentarlo nella sua componente più vitale, la gioventù guerriera“.

L’archeologia

L’attestazione di Tito Livio sulla ripartizione della polis di Kroton in due aree da parte dell’Esaro è attestata dai ritrovamenti archeologici, che si sviluppano a nord (il quartiere settentrionale) e sud del fiume (il quartiere centrale ed il quartiere meridionale).

A tal proposito per i dettagli vedere l’articolo di Vincenzo Fabiani “Esaro, lungo le antiche sponde” (1994) Sulla topografia di Crotone antica e dei tre quartieri, vedere anche il video: Tommaso Tedesco – Vincenzo Fabiani – La Carta Archeologica di Crotone antica: Parte I

La maschera della divinità fluviale

Nel corso degli anni settanta, nel contesto del Santuario arcaico di Sant’Anna di Cutro (Manche della Vozza), lungo una delle sorgenti del fiume Esaro, il Gruppo Archeologico Krotoniate ha recuperato una maschera fittile che rappresenta la divinità fluviale “Aisaros” fanciullo.

In questo santuario extra-urbano la dea – la cui identità in età classica volge verso una celebre coppia divina: Demetra, signora delle messi, e la figlia Kore-Persefone, regina degli inferi – sembra avere ricevuto anche offerte che, essendo destinate al mondo sotterraneo, furono affidate direttamente alla corrente delle acque da cui ha origine l’Esaro, divinizzato anch’esso. Infatti, in prossimità della briglia, fu trovata questa mascheretta in terracotta di Esaro bambino, riconoscibile dai corni sulla fronte tipici delle divinità fluviali, ed imberbe come su certe monete d’argento di Kroton7.

L’uso di teste giovanili con piccole corna di idronimi è comune in ben 10 zecche su 26 dell’Italia coloniale greca, per lo più in Sicilia; meno frequente l’uso – 4 su 57 – di tori androprosopi; ne deriva un’interpretazione generalizzata come fiumi divinizzati della chora delle poleis emittenti. L’uso di giovani teste cornute imberbi, anzichè di tori androprosopi barbuti, o di figure umane intere, riflette alcuni caratteri simbolici e rituali, come la potenza sessuale maschile in associazione all’elemento acquatico, le capacità rigeneranti o l’espressione della forza vitale della natura, ovvero in associazione con riti di passaggio alla vita adulta e sponsale((Benedetto Carroccio, Il dio fluviale giovane in Magna Grecia e Sicilia, in “Polis,Urbs, Civitas: Moneta e identità”, Roma 2013, pp. 65-75)).

Il reperto si trova nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Crotone, e non è stato ancora esposto al pubblico. Una esposizione speciale, come reperto del mese è da poco realizzata nel mese di febbraio 2024.


Correlazioni

  1. οὕτω σ’ οὐκ ἄν φημι Λακινίου ἄκρου ἁμαρτεῖν οὐδ’ ἱερᾶς Κριμίσης οὐδ’ Αἰσάρου ποταμοῖο, (Trad.) “In tal modo, ti dico, che non puoi sbagliare e non trovare il Capo Lacinio (Λακινίου άκρου), né la sacra Krimisa (ιεράς Κριμίσης) o il fiume Esaro (Αίσάρου ποταμοίο).  Diodoro Siculo, Biblioteca, VIII, 18, Rif. G.Celsi, Miscello da Ripe (Rhypes), 2021 []
  2. Ovidio, Metamorfosi, XV, 12, 59): Dormiva un giorno il giovin Miscello e nel sonno Eracle sì gli impose “Trova dell’Esaro il letto pietroso, parti e la Patria tosto abbandona(…). Avea già visto le coste del mare, la fatal foce dell’Esaro vide e da presso di Crotone la tomba. Ivi, come Eracle prescritto gli avea, di una nuova città fondò le mura, nomandola come il vecchio sepolto(…). []
  3. P. Zancani Montuoro, I due Esaro, « pp », 29, 1974, pp. 70-80 []
  4. Teocrito, IV Idillio, versi 1-63. []
  5. Helga Di Giuseppe, Acheloo e le acque deviate, in “I riti del costruire nelle acque violate”, Atti del convegno internazionale, Roma, pp. 69-90 []
  6. Gregorio Aversa, op. cit., 2011, p. 40 []
  7. Margherita Corrado – S. Anna di Cutro: alterata l’area in cui sorgeva un santuario extraurbano dell’antica Kroton, 2016 []